Capitolo 29|| "cosa c'è nella tua testa?"

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Alice

Mercoledì non tardò  ad arrivare e di Martina nessuna ombra.
In questi giorni a scuola mi ignorò, non mi rivolse nemmeno uno sguardo, so solo che facendo così aumentò la mia voglia di vendetta.
Oggi sarebbe stato il giorno in cui mi sarei vista con la supplente di chimica, la Marinelli.
Ci incrociammo in corridoio, mi salutò cordialmente e si avvicinò per parlarmi.

"Non te lo sei scordata vero?" sorrise.

"No professoressa, non mi dimentico niente" le risposi mordendomi il labbro.

Decisi che lei sarebbe stata la mia vendetta verso Martina, coincidenza vuole che la De Angelis passò proprio in quel momento.

"Oh prof, la ringrazio molto!" esclamai per abbracciarla e schioccandole delicatamente un bacio sulla guancia.

Notai Martina bruciare di invidia, girò i tacchi nervosamente e la Marinelli mi guardò un po' stranita.

"Credo proprio che tu debba raccontarmi tantissime cose" rise.

"Credo proprio si, scusi per l'abbraccio" risi scusandomi.

"Non mi è dispiaciuto tranquilla, ci vediamo dopo cara" disse per poi accarezzarmi il braccio, le sorrisi.

Stava andando tutto secondo i miei piani, l'unico obbiettivo di questo pomeriggio sarebbe stato baciarla e chissà, magari portarmela a letto, mi sembra molto propensa.
Andai in bagno prima del suono dell'ultima campanella, segnava la fine delle lezioni e il mio incontro con la supplente di chimica.
Cercai di sistemarmi, mi truccai, spruzzai un po' di profumo e passai la spazzola tra i capelli.
Misi anche un gloss lip pumper, giusto per accentuare le mie labbra carnose, sbavai un po' con l'eye-liner e cercai di aggiustare la situazione.
Uscii dal bagno e incrociai la De Angelis, diretta verso il bagno.

"Alice, ma che ti prende?!" gracchió la biondina.

"Niente professoressa, fino a prova contraria è lei che mi sta ignorando." risposi fredda, dandole del lei.

"Ora mi dai pure del lei?! Scherzi?!" si incazzó.

"Sarebbe scortese darle del tu, a scuola. Beh, ora vado. Arrivederci!" le sorrisi a presa per il culo.

"Stai andando con la Marinelli vero?" domandó lei appena mi girai per andarmene.

"Si." le sorrisi ironicamente per andarmene.

Martina non si mosse di un centimetro, abbassó lo sguardo e probabilmente pianse, ma non mi interessa. Se lo merita.

Martina

Dovevo parlare con Alice, ma la scena di lei che si avvicina alla supplente mi travolse da capo a piede. Non mi aspettavo che lei mi sostituisse così in fretta, se soltanto sapesse a cosa sto andando in contro in questo momento.
Mi aveva promesso che sarebbe rimasta, a quanto pare, si sta comportando come gli altri.
Mi ritrovo sempre da sola, so che è arrabbiata perché la sto ignorando, non giustifica comunque il suo comportamento poco maturo.
In questi giorni venni convocata in vicepresidenza, mi fece un cazziatone.
Scoprirono che, fuori scuola, parlavo con Alice, fortunatamente non sapeva che lei veniva a casa mia. Da quanto riportato, ci hanno visto diverse volte parlare a scuola, nonostante io sia stata attenta a non farci vedere, e ci hanno viste andare insieme alla fermata, come ci era solito fare prima di questo impedimento.
Non capisco tutta questa censura, non c'è nulla di male ai loro occhi, ringrazio solo che il vicepreside non sia venuto a sapere dei nostri incontri quotidiani.
Quindi, a scuola, ho dovuto ignorarla, ero tenuta a farlo, sia per tutelare lei che tutelare me. Non vorrei rimetterci il lavoro, soprattutto ora che ho anche Edoardo.
Non so proprio come comportarmi, io tengo ad Alice, ma tengo anche alla mia figura di insegnante e il fatto che lei non lo capisca mi manda su tutte le furie, eppure Alice non è stupida e mi stupisco che lei non abbia capito il vero motivo. Suonò la campanella, uscii da scuola e mi ritrovai Alice a fumare con la supplente, ci stava palesemente provando con lei, si vedeva lontano un miglio. Bruciai di gelosia, ma lasciai perdere... Alla fine chi ero io per controllare la vita di Alice? Posso solo dire che a lei tengo veramente, certe volte bisogna lasciare andare le persone sia per il bene di me stessa sia per il suo. Forse non siamo fatte l'una per l'altra, riconosco di non essere abbastanza.

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