22. Parigi

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Il tempo era passato inesorabile. Lasciamo i due amanti totalmente ignari dello scorrere del tempo.

Dopo che si furono lavati e Lucius venne medicato si stesero a letto, Snape era esausto. Era da giorni che dormiva poco e male a causa di quei due che erano entrati nella sua vita. Pensò per un attimo che era lui quello ad essere usato da loro come una sorta di toy. Tra i loro incessanti bisogni di attenzioni, crisi emotive e provocazioni. Sorrise di ciò, lo trovo particolarmente divertente e stupido, perché era ovvio non fosse quella la loro intenzione. Ma si schernì comunque.

Il pozionista sopraffatto dalla stanchezza di addormentò.

19:58

Hermione era fuori dallo studio. Busso un paio di volte senza ricevere risposta.

"È la seconda volta che è in ritardo. Poi non era a cena. Che diavolo è successo?"

Entrò così come aveva fatto la sera precendente.

Rimase stupita di trovare solo Malfoy, seduto su una poltrona davanti al fuoco. Era di spalle rispetto a lei, i lunghi capelli biondi erano sciolti e gli ricadevano con eleganza sulle spalle. Indice e pollice poggiati sulla tempia a sorreggere la testa.
Era così immerso nei suoi pensieri da non aver notato la ragazza che era entrata.

Lei lo osservò confusa. Era talmente fermo che sembrava stesse dormendo davanti a quello scoppiettio incessante del fuoco. Si avvicinò piano.

Con un po' di incertezza nella voce lo chiamo "Signor Malfoy..."

Lui non si era girato. Si avvicinò cautamente, infondo era pur sempre uno dei maghi più temuti, non sapeva come poteva reagire.

"Signore, sono Hermione."

Continuò ad ignorarla.

Lei a quel punto, presa da un motto di coraggio e anche dalla smisurata curiosità di capire se la stesse ignorando deliberatamente o meno, arrivò davanti a lui.

L'uomo aveva il viso rigato di lacrime, la fronte corrucciata e un espressione di puro dolore sul viso completata dagli occhi ancora chiusi con forza che facevano creare anche a lui delle piccole rughe.

Lei si inginocchiò davanti a lui preoccupata.
"Lucius"

Tenne gli occhi chiusi
"Finalmente utilizzi il mio nome"

"Mi avevi sentito anche prima?"

"Si"

"Perché non mi hai aperto"

"Perché non mi andava."
Aveva puntato ora quei due diamanti su di lei, erano cerchiati dal rosso dello sforzo del pianto.

Lucius distolse lo sguardo, portandosi le mani si lati del viso a rimuoversi con eleganza e la classe che lo contraddistinguva i resti delle lacrime che solcavano il suo viso visibilmente stanco.
"Riesce ad essere superbo e altezzoso pure mente piange assurdo, ma come fa."

L'immagine era poetica, romantica, deccadente. Sembrava un vampiro, un poeta maledetto, sembrava che la sua fragilità lo rendesse ancora più inarrivabile creando distacco tra i poveri umani e lui, Sir Lucius Abraxas Malfoy, nobile, potente, bellissimo, letale e ora era pure poetico.

"Non guardarmi così."
lo sguardo di lei non si era staccato nemmeno per un momento dal viso dell'uomo, lo fissava, con insistenza quasi a scolpirsi in testa ogni singolo tratto, per conservarsi quel momento.
I suoi occhi colore della sabbia del deserto si erano incontrati solo per qualche secondo con l'oceano profondo e tormentato che risiedeva in quelli di Malfoy.

Era bastato poco per scorgere più di quanto potesse immaginare. C'era stata una sorta di complicità e intesa immediata tra quei due. Una cosa diversa da quella che provava per Snape, era ormai ovvio e appurato che lei fosse irrimediabilmente e totalmente innamorata del pozionista. Ma sentiva di essere legata, in qualche modo, a Malfoy.

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