35. Regali

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"Sarai la mia rovina, piccola" sussurrò lui.

" “Che l'amore fosse una cosa delicata? Direi piuttosto che sia troppo rude e troppo aspra, e infine troppo violenta: e punge come uno spino.” "  recitò la riccia mentre si sistemava di fianco a lui, dopo essersi sfilata dal mago.

"Citi Shakespeare strega? Mi hai già in fondo al tuo abisso, non credo di poter essere più innamorato di così.
'Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci.' "
La voce sommessa, più bassa del solito rese quasi impercettibile quella confessione, come se fosse più per se stesso che per lei.
Inattesa, come la pioggia primaverile che in un fruscio lasciava spazio alle sinfonie di un cuore acerbo ai sentimenti.

Lei si tirò su e lo guardò. Nuda, davanti a lui con uno sguardo dolce, pieno di stupore infantile. La gioia invase la carne della giovane come una bimba la prima volta al luna park.

"P..puoi ripetere?" Tremava. Lei si sentiva come le foglie d'autunno.

L'uomo incarcerò il suo sguardo con un po' di difficoltà. Era troppo tardi per tirarsi indietro, ma ciò non gli avrebbe impedito di dar sfogo al suo sarcasmo.
"Ti eccita se recitò Shakespeare?"

" L'altra cosa!" La voce acuta e piena di emozione la rendeva incredibilmente fanciullesca, si scoprì innamorato di ogni sfumatura. La guardava, osservava il suo viso, i suoi capelli, il suo corpo. Adorava la sua testa, la malizia che le stava così bene indosso, l'acume e saper sempre come smuovere un tipo difficile e di brutto carattere come lui senza perdersi d'animo.

I sensi di colpa lo divoravano, si sentiva causa e carnefice di aver intaccato la sua purezza. Avendole preso la verginità e le sue prime volte, avendola condotta in un perverso e disfunzionale rapporto a tre.
Ma ora vedeva che lei era tutto e voleva tutto. Racchiudeva in se luce e ombre. Purezza e Lussuria. Aveva quella scintilla di sadismo che non pensava esistesse in lei.

"Si, Herm, è inutile negarlo. Non c'è altra spiegazione logica a quel che sento, non posso fare a meno di te." Si sfregò la faccia con la mano.
Posò lo sguardo su un punto non definito della camera, perso in se stesso.

"Non avrei mai permesso a nessuno di farmi fare quelle cose di poco fa."
Una dolce carezza sul viso fece chiudere gli occhi alla ragazza dall'emozione, per assaporare a pieno quel dolce contatto.

"Nemmeno a Lucius?”

"Nemmeno a Lucius." Dopo una piccola pausa continuò:
"Comunque, non ero qua in veste di Professore, non c'entra nulla Silente e Hogwarts. Sono venuto per te, ero apposto da diverse ore. Mi sono sentito un maniaco ossessionato, ma non potevo non vederti."
L'uomo di sentiva schiavo di quel sentimento, così assurdo e divampante da paralizzarlo. Non era mai stato bravo a parole, non era mai stato bravo a trattare con le persone in generale.

"Sei il mio amore" Affermò muovendo le dita tra i radi peli sul petto dell'uomo, che creavano un netto contrasto tra il candore della pelle e il nero della peluria.

"Non dovrei esserlo, tu sei così bella, giovane e piena di vita. Cosa ci fai con uno come me?
Soffrirai, soffriremo inevitabilmente."

"Non provare a respingermi dinuovo, io voglio stare con te. Se mi devi lasciare dev'essere una scusa decente."

"C'è in ballo la vita Hermione."

"Severus." Si mise a cavalcioni su di lui guardandolo trucemente.
Il mago restò affascinanto di come quella strega riuscisse a porsi con quel tono autoritio. Avrebbe fatto di tutto per lei, l'avrebbe seguita ovunque, tanto da gettarsi tra le fiamme se necessario.

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