Lacrime Nere

32. Confessioni

Giorno di Natale.

Il 24 notte era arrivato, c'era un aria di festa alla sede dell'ordine, Arthur Weasley era finalmente tornato e aveva ringraziato Harry per avergli salvato la vita. Era stato un momento toccante, tra pianti di gioia e abbracci.
Un momento di speranza arrivava proprio in quella giornata così importante per tutti. Erano tutti come una grande famiglia ormai.

Molly aveva fatto maglioni e sciarpe per tutti come da usanza, classico natale in stile Weasley, tra giochi, risate, urla, imprecazioni contro i gemelli.
Alla cena erano stati invitati anche Albus e Minerva, Alastor invece era sempre a borbottare per gli affari suoi, riteneva che non ci fosse nulla da festeggiare è che in tempi buoi come quelli, bisognasse sempre tenere un occhio ben aperto e non lasciarsi distrarre da frivolezze, forse l'unico con la quale si sarebbe trovato d'accordo in quel momento era Severus, anche se tra loro non scorreva propriamente buon sangue.

Minerva, Molly e Albus invece erano sempre intenti a spettegolare di fronte un the come facevano ogni volta che si incontravano, una combriccola di pettegole come gli avrebbe definiti Severus.
Hermione penso che se ci fosse stato avrebbe alzato gli occhi al cielo e avrebbe detto 'potrei vomitare' con il suo solito fare melodrammatico per poi uscire dalla porta come se fossi in uno personaggio di Shakespeare.

Avrebbe odiato tutto quello, tutti quei festeggiamenti, ora che lo conosceva meglio ne intuiva il motivo.
Lui da giovane non aveva mai passato un natale in famiglia o almeno non in serenità e quindi era normale che si sentisse a disagio in tutto quel trambusto.

I gemelli erano intenti a fare i loro scherzi a tutti gli abitanti della casa, l'unico che non osavano infastidire era Moody, già fin troppo nervoso, indispettito com'era non sarebbe stato difficile ritrovarsi schiantati da qualche parte.

Harry cercava di passare più tempo possibile con Sirius, gli era mancato tantissimo, era la sua figura di riferimento ormai, come se fosse il padre. Il padrino gli raccontava spesso di James, di Lily del loro incontri e le mille peripezie avute da giovani. Le antipatie, i guai, gli scontri di cui molto spesso faceva parte anche Severus di cui Sirius aveva un antipatia spiccata, come se ci fossero dei fatti personali ad alimentarla e non solo un odio a pelle.

Hermione ritrovò a pensare a lui, al suo Severus, a quanto gli sarebbe piaciuto passare quella notte insieme, aveva preso un pensiero per lui, ma avrebbe dovuto aspettare il ritorno a scuola per darglielo.
"Chissà come sta passando la serata"
Nonostante fosse felice di essere lì insieme a tutti i suoi amici si sentiva estremamente malinconica, era come se gli mancasse un pezzo per essere davvero serena, come un puzzle incompleto che sull'ultimo tassello aveva inciso il suo nome.
Era l'unica un po' in disparte estremamente pensierosa, era insolito pure per lei.

"Herm, tesoro, cosa succede?"
Remus si era seduto affianco a lei sulla cima delle scale da dove lei stava osservando la serata.

"Nulla di che, pensieri" con fare distaccato cerco di sorvolare l'argomento

"Non mi prendere in giro, potrai darla a bere a loro, ma non a me. Ti conosco fin troppo bene signorina" La ragazza aveva appoggiato i gomiti sulle ginocchia e la mani sul viso, lui vedendola così le aveva toccato il naso con un dito in un gesto da zio che non prende sul serio ciò che dici.

"Non capiresti" aveva alzato gli occhi al cielo, non era per nulla sicura. Lui era diventato il suo confidente, parlava molto più facilmente con lui che con Harry che era il suo migliore amico. Però non sapeva come avrebbe reagito, non correva buon sangue dal terzo anno e sembravano non sopportarsi molto in generale anche se il motivo non gli era dato saperlo.

"Mi ferisci, hai paura che ti giudichi? Dopo tutto quello che hai fatto per me? Herm, fatti aiutare, non potrai nascondere qualcosa di più strano di una mutazione incontrollabile"