26. Resta

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"Bene, Signorina. A noi due."

Hermione era perplessa non sapeva bene come comportarsi con lui anche perché l'ultima volta non era finita molto bene. In più c'è stato un silenzio di due settimane tra di loro dove lui non l'aveva né guardata ne considerata in nessun modo. Ma era ovvio che prima o poi avrebbero dovuto parlare ma non pensava che sarebbe successo in una situazione del genere. E soprattutto non si aspettava che lui si accorge del suo incontro con Lucius. Era palese che avesse capito male, oddio in fondo non così male, lo aveva baciato, però non era successo nulla di più tra di loro sicuramente non quello che il professore si immaginava.
Farglielo credere almeno per un po' forse poteva giocare a suo favore almeno per farlo ingelosire... si meritava una punizione per come l'aveva tratta.

"Vorrei sapere prima di iniziare la convenzione come devo rivolgermi. Se a lei come professore o a lei come uomo. Perché questo potrebbe cambiare completamente l'andamento del nostro discorso"

"In che modo cambierebbe"

"Se mi devo rivolgere a lei in quanto professore per me può anche terminare direttamente qui. Non avremmo altro da dirci."

"In caso contrario?"

"In caso contrario, ascolterò ciò che ha da dirmi o chiedermi ma lei dovrà fare altrettanto con me."

"E sia."

Il pozionista stava andando verso la cattedra si mise a sedere sul bordo continuava a non guardarla sembrava combattuto anche lui non era così tanto a suo agio come sembrava ostentare all'inizio.

"Inizi lei, se mi ha trascinata qui a forza avrò un motivo"

Portò una mano sui capelli si stava sistemando, durante il tragitto si erano completamente scompigliati.
"Cosa ci facevi sulla torre con Lucius?"

"È importante?"

"Tu rispondi." Si stava già spazientendo e ancora non avevano iniziato.

"Ci siamo scambiati delle lettere in queste settimane, era preoccupato per me"

"... preoccupato. Certo."

"Si. Preoccupato. Probabilmente lui ha capito il mio malessere per quanto accaduto. Diversamente da qualcun'altro."

"Sai vero, di non aver risposto alla mia domanda? Ma cosa credevo, di poter avere una conversazione matura con una ragazzina? L'idiota qua sono io. "

"Oh, sono abbastanza d'accordo sull'ultima frase. Ma non per il motivo alla quale si riferisce. Magari, anzi che girarci attorno, mi dica esattamente ciò che vuole sapere."

"Lo sai cosa voglio sapere." La voce era funerea, grave, così autoritaria da fare rabbrividire.

"Me lo chieda."

Lui la guardò, e si avvicinò a lei che era ancora in piedi molto distante da lui, vicino ai banchi della fila centrale.

"Avete scopato?"

Lei sostenne lo sguardo, poi lo superò, andando dove era prima lui sedendosi sulla cattedra. I piedi non toccano a terra, appoggiò le mani in mezzo alle gambe toccando il legno scuro di quel mobile. Lui segui i suoi movimenti con lo sguardo, ma restò a distanza di sicurezza.

"Prima che io risponda, la vera domanda è se lei crederà o meno a ciò che dirò. Continua a darmi della bugiarda e se questo avvenisse ancora non avrebbe senso rispondere. In quanto qualsiasi cosa che io possa dire non verrà presa in considerazione."

"Sei disposta a dirmi la verità?"

"Lo sono."

"Allora parla."

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