09. Smettila di toccarlo

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I giorni passarono e il rapporto tra Jimin e Jungkook sembrava essere ritornato ad essere quello di prima. I loro hyung erano felici di questo, ma se qualcuno non capiva come il minore fosse stato perdonato così velocemente, Taehyung e Yoongi ne compresero il perché.

Jimin stesso inizialmente non voleva perdonarlo specialmente perché ancora non era a conoscenza del motivo per cui venne fatto quel gesto. Dopo averci pensato e dopo aver chiesto più volte scusa a Mark [tramite chiamata] nonostante la sua testa gli dicesse di non perdonarlo, egli non gli diede ascolto. Lo aveva perdonato, aveva lasciato scorrere quello che aveva fatto, ma a che prezzo?

Quando Taehyung si presentò nella sua stanza non poté che dirgli la verità, quella che gli fece perdonare completamente il minore: il proprio cuore non voleva stargli lontano. Fu proprio quello il momento in cui il suo migliore amico comprese quanto il sentimento che provava nei confronti di Jungkook lo stesse danneggiando: sorrideva e rideva con tutti, ma infondo sapeva benissimo quanto dolore provasse.

Aveva compreso la sua sofferenza nel momento in cui, guardandolo, vide i suoi occhi soffermarsi più e più volte sul minore; quel sentimento era ormai diventato un tutt'uno con sé stesso e non lo avrebbe lasciato spegnere così tanto facilmente. Ecco perché quando iniziò a vedere i suoi occhi lucidi non ci pensò due volte e lo racchiuse in un abbraccio.

Dopo quella serata passarono altri due giorni in cui anche all'università i due ragazzi sembrarono di nuovo uniti ⎯ e felici. Quando la giornata universitaria si concluse fuori da quell'edificio Jimin vide una persona molto conosciuta e non gli sembrò quasi vero. Gli sorrideva, ma più vicino gli arrivava più il sorriso svaniva: aveva ancora lo zigomo arrossato.

Il primo a parlare fu proprio Mark che gli chiese di non scusarsi più e di smettere di prendersi responsabilità per il trascorso; i due allora si diressero insieme verso un bar e una volta entrati, fecero il loro ordine. Mentre aspettavano il bruno raccontò a Jimin perché fosse ancora lì, tutto per colpa del maltempo.

«E quindi è per questo che non sei partito?» chiese Jimin, dopo aver raggiunto il loro tavolo e aver bevuto un sorso del frullato.

«Esattamente. Ero arrivato in aeroporto con la gioia di ritornare a casa, ma poi mi è stato detto che la compagnia ha cancellato dei voli per maltempo. E ovviamente il mio era uno di quelli.» rispose Mark, pensando ancora al suo ritorno in America. «Mi hanno detto che non potevano rimborsarmi il biglietto, ma almeno mi hanno assicurato il posto su un altro aereo.»

«E quando lo hai il volo questa volta?» domandò il biondo guardandolo, sorseggiando poi il frullato.

«In teoria domattina, sempre che non venga cancellato ancora una volta.» ammise ridendo, sapendo che la mattina seguente sarebbe potuto partire e ritornare a casa sua.

«Sono certo che partirai.» Rispose sorridendo, continuando poi a bere, imitato poco dopo anche da Mark.

Rimasero nel bar ancora vari minuti finché, una volta terminati i frullati, uscirono da quel piccolo locale; si diressero verso il centro della città dove rimasero qualche ora a passeggiare e a parlare del più e del meno. In quell'arco di tempo Jimin si sentì molto più leggero rispetto ai giorni precedenti e non sentì la necessità di liberare le sue lacrime: stava bene, era libero e non si sentiva preoccupato.

Dopo la litigata che ebbe con Jungkook, i dubbi sul loro rapporto iniziarono a farsi strada dentro sé e la paura che presto avrebbero avuto altri problemi divenne più concreta. Non credeva che avrebbe mai messo in discussione il loro rapporto dopo una discussione, non quando in ballo c'era il suo sentimento.

Non gli dava le giuste attenzioni, non ricambiava gli stessi sentimenti e ultimamente lo rendeva molto dubbioso; quello non era un rapporto qualsiasi, non era normale, ma nonostante tutto a Jimin non importava. Sarebbe resistito a tutto, persino a quella tempesta di nome Jungkook.

in front of you | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora