23. Lo hai baciato di nuovo?

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Se avessero detto a Jimin che dire il nome di Jungkook a voce alta dopo mesi dall'ultima volta che lo fece glielo avrebbe fatto incontrare, forse sarebbe stato in silenzio ⎯ senz'ombra di dubbio. E non perché non avesse voglia di vederlo [quella era alta, più che mai], ma perché non sarebbe riuscito a rispettare i propri propositi davanti a lui.

Ci avrebbe provato con tutto sé stesso, ma non sapeva se ci sarebbe riuscito. Trovarselo davanti alla porta della propria stanza, in un campus universitario, con la giacca bagnata a causa della pioggia, non era una cosa che gli accadeva sempre. Ma nonostante tutto era destabilizzato e tranquillizzato allo stesso tempo.

Tra le sue braccia, nonostante un litigio, si sarebbe sempre sentito protetto, sicuro e specialmente a casa. Ma ciò che lo trattenne dal ricambiare quell'abbraccio, oltre la sorpresa ovviamente, fu proprio la paura di vedersi nuovamente consumato. E non se lo poteva permettere.

La mancanza si era fatta sentire, proprio come gli aveva detto Taehyung prima di partire da Seoul; gli era mancato come l'aria. Sentiva i suoi occhi lucidi, a momenti le lacrime sarebbero scese, ma quasi sicuramente glielo avrebbe impedito: non poteva mostrarsi così vulnerabile ai suoi occhi. Aveva lasciato casa, amici e università a causa sua e si emozionava nel vederlo di nuovo? Sarebbe stato solo un controsenso.

Le proprie braccia non vedevano l'ora di stringerlo, Jimin stesso non vedeva l'ora di potersi sentire bene con lui e le sue labbra non vedevano l'ora di dirgli quanto gli fosse mancato. Ma a causa della paura non fece nulla di tutto questo ⎯ e probabilmente, se ne sarebbe presto pentito.

Con il susseguirsi dei mesi aveva perso la volontà di fare il primo passo nei suoi confronti; si sarebbe bruciato e non l'avrebbe permesso. Jungkook era lì, immobile, che lo abbracciava come mai prima d'ora; anzi, una volta lo aveva stretto così tanto, ma forse Jimin se ne era dimenticato.. proprio come tutto il resto della serata.

Ci volle tutta la sua sanità mentale per allontanarsi da quel calore, ma il maggiore dovette farlo o non avrebbe resistito. Lo guardò negli occhi e quasi non ci si perse; deglutì e parlò, sperando di non dire cavolate e con la speranza di non dover parlare troppo.

«E-Entra dai e vatti a fare una doccia, ne hai bisogno o ti ammalerai.» propose.

Non doveva dire cavolate, ma fu la prima cosa che disse. Si era mostrato interessato, ma non poté non farlo; aveva sempre fatto attenzione a come stesse, bene o male che fosse. Gli piaceva prendersi cura di lui, si sentiva bene nel farlo, ma in quel momento non doveva farlo. Si spostò e lo fece entrare, andando poi in bagno a sistemare un asciugamano per lui.

«Ho.. ho messo degli asciugamani vicino al lavandino e un cambio, spero ti stia.» disse, vedendo l'opposto annuire e dirigersi nel bagno.

Mentre il minore era in doccia, Jimin preparò del tè per farlo riscaldare e dopo una serata così piovosa, ne doveva aver bisogno. Forse aveva sbagliato ad aprirgli la porta, doveva chiedere chi ci fosse e non aprire così improvvisamente.

Jungkook è sempre stato quel qualcosa che entra nel cuore, nella mente, e difficilmente riesce ad uscirne. Jimin la settimana prima aveva detto a Taehyung che ormai il minore non esisteva più né nella sua testa né tantomeno nel suo cuore: una bugia alla quale il suo amico non credette.

Scosse la testa, cacciò via quei pensieri e portò l'attenzione al fornello acceso davanti a sé. Passarono pochi minuti da quando versò il tè nelle tazze al vedere Jungkook uscire dal bagno. Alzò lo sguardo e lo fissò: i pantaloni erano quasi simili ai suoi, ma non la maglia e per fortuna la sua non si era bagnata. Dopotutto però doveva ammetterlo, era sempre bellissimo.

«Bevi, dovrebbe riscaldarti un pò. E non ringraziare, so già che non dovevo farlo.» disse appoggiandolo sul tavolino e andando poi in cucina a bere anch'egli il suo tè.

in front of you | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora