18. Fa male.. fa tanto male

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Sarà un pò lungo il capitolo, scusate🐥🐰

☁️⋅♡

Amava veramente la stagione autunnale principalmente perché dopo essa sarebbe arrivato l'inverno e con esso la neve. Si sarebbe potuto nascondere all'interno delle sue felpe, nonostante non fossero abbastanza larghe da poter sentirsi al sicuro. Le oversize erano bellissime come felpe, così grandi da far nascondere l'intera corporatura; un calore innato solamente grazie ad una felpa o un maglione.

E le giornate a passate ad osservare la pioggia dalle finestre con una tazza di cioccolata in mano? Amava anche questo e mai ne avrebbe fatto a meno. Vedere quelle piccole gocce d'acqua scendere sul vetro della finestra unendosi poi alle altre era una visione di serenità e tranquillità: queste erano le sensazioni che provocava la pioggia autunnale. E Jimin l'amava, ma non era nulla in confronto all'amore che provava per la neve.

Gli è sempre piaciuto uscire durante una nevicata, sia per guardarla sia per potersi divertire; era la sua stagione preferita l'inverno. La neve scendeva a fiocchi silenziosamente e in altrettanto modo rendeva le città maestose. Ancora però non era arrivato quel periodo dell'anno e si dovette così accontentare dell'autunno.

Erano passi ormai 7 giorni da quando disse a Taehyung del quasi-bacio con Mark e ne passarono altrettanti da quando evitò il bruno sia in università sia in campus. In quei giorni le lezioni sembravano non passare e con esse giungeva sempre di più la voglia di poter uscire fuori da quell'edificio.

Quella giornata nella stanza di Jimin e Taehyung vi era una particolare tranquillità, tutto dovuto alla figura del biondo ancora dormiente. Il minore dei due era già pronto quando vide Jimin uscire dalla sua stanza.

«Jimin-ssi io vado, ho una lezione che non posso perdere. Tienimi aggiornato sul progresso del tuo compito per scienze e fa qualche pausa ogni tanto. Oggi studierò in biblioteca insieme a Jackson, ci vediamo dopo!» disse in fretta aprendo la porta. Il giorno dopo avrebbe avuto un test e la lezione quotidiana era un ripasso: non poteva perderla.

«Va bene Taehyung-ssi, a dopo.» rispose, dirigendosi in cucina per prepararsi la colazione.

Aveva iniziato ad amare con tutto sé stesso i pancakes americani, erano buonissimi e con essi anche la cheesecake lo era. Non poteva credere che quelle bontà fossero a sua disposizione ogni giorno alla mensa dell'università o nella cucina della propria stanza. Terminò la colazione, si vestì ed entrò nella sua camera.

In quei giorni l'insegnante di scienze aveva assegnato un progetto a tutta la classe e in quel momento Jimin doveva iniziarlo; la scadenza sarebbe terminata la mezzanotte del giorno dopo. Prese il computer e gli occhiali da vista, ritornò nel salotto e prese posto sul divano, iniziando poco dopo quel suo lavoro.

Erano le 8 e mezza del mattino quando dovette togliere l'attenzione da quelle righe scritte sul foglio elettronico per posizionarla sul suo telefono; erano ormai minuti che suonava incessantemente.

«Ma chi è il genio che chiama a quest'ora?!» urlò sfinito a causa della suoneria. «Ma dormire no chiunque tu sia, eh?»

Sospirò innervosito, ponendo poi il PC da parte e alzandosi al sentire un'altra chiamata. Aveva già suonato 4 volte e come minimo avrebbe urlato di tutto alla persona dall'altra parte del telefono; l'avrebbe fatto, se solo avesse risposto. Raggiunse la cucina, prese il cellulare dal bancone e quando vide il mittente si paralizzò.

No, non di nuovo; non ora che il piano «devodimanticareJungkook» stava iniziando a funzionare. Doveva stare lontano da lui, altrimenti i ricordi sarebbero riaffiorati e non voleva soffrire di nuovo. È proprio a causa loro se ogni tanto percepisce ancora quel dolore pungente nel petto, è a causa loro se il ricordo di Jungkook felice non ha abbandonato la propria mente. Non era più tenuto a star male per lui.

in front of you | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora