Con il passare dei giorni Jimin iniziò ad abituarsi a quel nuovo ritmo, a quella grande città, a quell'università e specialmente all'euforia di Jackson. Da quando lo incontrò nel corridoio per chiedere delle informazioni notò subito quanto estroverso fosse, chi mai avrebbe preso per il braccio uno sconosciuto? Ormai era passata già una settimana dal suo arrivo a New York e ancora non era riuscito a visitare la città.
In quei giorni era andato anche dal suo hyung per scusarsi; al bar non l'aveva trattato benissimo e nonostante non lo conoscesse bene non doveva rispondere così. Il maggiore accettò felicemente le sue scuse, cercando poi di avere un dialogo con Jimin, ma quest'ultimo cercò sempre di svincolarsi dal discorso «Jungkook».
Venne portato alla realtà dal suono della campanella, che indicò la fine della prima ora. Era finalmente terminata la lezione di inglese quando Jimin pensò che non sarebbe mai più uscito da quell'aula. Alzando lo sguardo vide Mark ancora seduto, atto a sistemare le ultime cose prima di alzarsi.
Qualche giorno prima a mensa aveva trattato male anche lui, quando egli fu così gentile da prendere il pranzo anche per sé. Non si era mai comportato così nei confronti delle persone e in una settimana l'aveva già fatto due volte. Scosse la testa, prese il suo zaino e si diresse dal diretto interessato, con il presupposto di scusarsi. Glielo doveva. Gli si avvicinò e una volta ottenuta la sua attenzione, parlò.
«Mark.. mi dispiace, non dovevo parlarti in quel modo l'altro giorno. Ti chiedo scusa.» e veramente gli dispiacque, ma quel giorno proprio non poté far a meno che rispondere così. Non stava passando un bel momento e udire quel nome non lo fece tranquillizzare.
«Non preoccuparti Jimin, va tutto bene.» rispose alzandosi dal proprio posto, proponendo un'idea. «Senti.. ti andrebbe di visitare un pò la città quando termina la giornata?»
«Certamente.» rispose, uscendo poi dall'aula e andando insieme in quella dopo.
La mattinata non fu così lunga specialmente grazie alle due ore che Jimin passò a ballare. Amava davvero tanto farlo, era in grado di sentirsi libero come una farfalla che vola nel cielo sereno.
Ballare gli ricordava Hoseok e le giornate passate insieme a fare coreografie. Passava dei bellissimi momenti con lui a ballare, entrambi esprimevano i loro sentimenti con la danza e non potevano essere più felici nel farlo. Ecco perché in quelle due ore sul volto di Jimin si fecero strada più e più sorrisi: tutto grazie al ballo.
Pensando a Hoseok un pensiero andò verso gli altri hyung: li aveva guardati negli occhi sorridendo e sempre guardandoli negli occhi gli aveva mentito. Non aveva avuto il coraggio di parlarne, di avvisarli della sua partenza per una nuova meta; ha preferito che fosse Taehyung a parlare con loro, peggiorando così anche la situazione.
Forse fu quel pensiero triste a farlo rimanere nell'aula di ballo quando tutti i suoi compagni uscirono. Si cambiò, prese il cellulare e videochiamò i suoi hyung, con la speranza che qualcuno potesse rispondere a quel telefono.
«Jimin-ssi..»
«Hyung.. hyung scusatemi, scusatemi davvero tanto. Non ho avuto il.. il coraggio per dirvelo e vi chiedo scusa, ma non ce la facevo più. Io non.. non volevo mentirvi, non volevo farvi star male. Capisco se siete arrabbiati..»
«Jimin-ssi. Stai tranquillo, va tutto bene.
In fondo.. sapevamo che prima o poi sarebbe
successo, solo non così presto. L'importante
è che tu, lì, stia meglio.» parlò Seokjin.«Come stai? Ti trattano bene? Mangi
vero Jiminie?» prese parola Hoseok.«Sto bene, non preoccuparti Jin-hyung.
Mi trattano benissimo Hobi-hyung e visto
che ho una stanza in cui vi è la cucina,
i pranzi e le cene li preparo io.»
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in front of you | kookmin
Fanfiction"Io mi lascerei bruciare per te, ma non basta più. E se non mi fermo ora, non sarò più in grado di farlo." ‧₊˚ ☁️⋅♡🪐༘⋆ Il saper perdonare è sempre stato uno dei migliori aspetti di Jimin; ha sempre perdonato tutti, Jungkook in particolare. Non impo...