22. Un modo per raggiungerti

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La partenza di Taehyung fu molto veloce. Lo stesso giorno in cui parlò animatamente con Jimin finì di preparare la sua valigia, sapendo che il giorno dopo sarebbe dovuto partire abbastanza presto.

Le ore passavano, ma nella stanza continuava ad essere solo; aveva mandato un messaggio al suo migliore amico per sapere se si fosse fermato da qualcuno e per sua fortuna gli aveva detto che era insieme a Jackson e che avrebbero cenato insieme. Secondo il pensiero di Taehyung non fu molto corretto nei suoi confronti.

Sapeva che quella fosse l'ultima serata che avrebbero passato insieme quella settimana, ma Jimin decise di rimanere fuori lo stesso. Si vedevano tutti i giorni e stavano sempre insieme, era normale che volesse stare con altre persone. Ma era anche giusto salutare il proprio migliore amico. La serata di Taehyung non fu altro che vuota, senza nessuno con cui parlare e cenare.

Jimin, da canto suo, sapeva che quella fosse l'ultima serata per poter stare in compagnia del suo amico, ma forse le parole che aveva speso in mattinata lo avevano ferito al punto tale di non volerlo vedere. Sapeva però che fosse così: Taehyung non aveva peli sulla lingua e diceva sempre ciò che gli passava per la mente, anche se avesse ferito i sentimenti del suo amico.

Rimase quasi tutta la sera insieme a Jackson, finché non dovette rientrare nel campus. Jimin pensava di trovare Taehyung addormentato, ma quando entrò in stanza, lo trovò seduto sul suo letto, intento a leggere un libro. Voleva chiedergli scusa, ma l'orgoglio fu più forte; si cambiò, entrò in letto e cercò di dormire.

Erano le 5 del mattino quando intravide il suo amico finire di prepararsi; era ancora addormentato, ma non così tanto da non sentire ciò che gli venne detto.

«Ti voglio bene Jimin-ssi, ricordatelo.» disse, facendo nascere un sorriso sul volto del biondo.

Improvvisamente però la sua espressione cambiò e capì che fosse il momento di mettere da parte l'orgoglio e alzarsi per salutare il suo amico. Lo abbracciò da dietro con tutto sé stesso, augurandogli poi un buon viaggio.

«Avvisami appena arrivi.» disse. «Anche io ti voglio bene Tae, non sarà una parola di più a farmi cambiare idea.»

«Lo so bene Jimin-ssi.» disse dandogli un bacio di saluto sui capelli. «Ti avviserò subito.»

E così fu, dopo molte ore sul telefono di Jimin apparve un messaggio da parte del suo amico: una semplice foto con dietro l'aeroporto di Seoul lo aveva tranquillizzato.

Nei giorni successivi molti erano gli universitari che avevano dato una mano ad allestire il locale che avrebbe dovuto tenere la festa; era un posto molto tranquillo nel quale Namjoon, senza sapere come, divenne uno dei baristi ⎯ e forse fu anche per questo che lasciarono che la festa si tenesse lì.

Contrariamente Jimin passò molte ore sui libri e non interessandosi alla festa sapendo che la settimana dopo avrebbe avuto un esame importante. Voleva superare l'esame con un buon voto e concentrarsi solo sull'allestimento del bar non era un'opzione.

Le feste non gli sono mai andate a genio, eppure presto avrebbe partecipato ad una di esse e sapeva anche che cosa mettersi ⎯ un controsenso direte, eppure non è proprio così. Jimin amava vestirsi bene, amava sentirsi e vedersi con abiti formali ed eleganti. Non aveva voglia di mostrarsi e non gli piaceva farlo, ma quei vestiti proprio gli donavano.

Quella sera, davanti allo specchio, con indosso un pantalone nero attillato e una camicia bianca, pensò di sentirsi a proprio agio, come mai prima d'ora. Fortuna volle che qualche mese prima aveva comprato quel pantalone e quella camicia con l'aiuto di Taehyung.

«Stai benissimo così.» disse improvvisamente una voce, alla quale il diretto interessato rispose con una risata.

«Ti ringrazio.» rispose, ma girando poi il corpo verso la seconda persona in quella stanza. «Anche tu stai molto bene. Andiamo?»

in front of you | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora