25. Un motivo per cui bruciarsi

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Preparate già i fazzoletti per il prossimo capitolo, nel frattempo, se vi va, leggete questo🐰🐥

☁️⋅♡

«In questi mesi come da quando ti conosco, nonostante tutto, sei sempre stato tu il centro dei miei pensieri e difficilmente smetterai di esserlo.»

E uscì, sbattendo la porta e lasciandosi dietro un Jimin confuso, triste e piangente allo stesso tempo. Non doveva andare a finire così, la sua mattinata non doveva iniziare in quel modo; la colpa era solo la propria e della paura di mettersi nuovamente in gioco, non sapendo chi o cosa avrebbe dovuto affrontare questa volta.

Uscendo da quella porta Jungkook aveva messo un piede fuori anche dal cuore di Jimin. E ancora una volta, non sapeva se vi sarebbe rientrato.

Rimasto immobile, Jimin guardò vari secondi la porta dalla quale uscì il castano, non riuscendo a credere a ciò che avesse detto. Perché non ha mosso un dito per mesi se egli fosse stato il centro dei suoi pensieri? Perché non ha tentato di chiamarlo per settimane? Perché ha smesso di cercarlo?

Jimin non ha mai risposto alle sue chiamate semplicemente perché sentendo la sua voce sarebbe corso a fare i bagagli e non poteva; per stare bene doveva rimanere in America. Ma non si sta ancor peggio allontanandosi da ciò che fa soffrire? Purtroppo si e Jimin lo sapeva meglio di chiunque altro. Aveva sofferto standogli vicino, ma altrettanto stando lontano.

Non sapeva più se fosse meglio consumarsi in sua presenza, ma averlo vicino oppure rovinarsi in sua assenza, senza la possibilità di stargli accanto. Per molto tempo ha desiderato che quella porta venisse aperta proprio da lui, ma mai aveva pensato che potesse essere lui ad andarsene in quel modo.

Gli aveva sbattuto la realtà dei fatti in faccia e aveva fatto alquanto male, ma non poté dargli torto. In quel momento fuori stava piovendo [tutta la notte lo fece] e altrettanto nella stanza di Jimin: sul volto del biondo stavano scendendo di nuovo lacrime e questa volta la colpa non era di Jungkook.

Dopo essersi ripreso, si diresse verso il bagno per farsi una doccia rilassante, sperando che essa potesse portare via quel fiume di acqua che scendeva sul suo volto ⎯ peccato che fu l'opposto. In doccia si sfogò come mai aveva fatto, dando il via libera alle sue lacrime di scendere senza sosta, sentendosi per qualche minuto vulnerabile.

Aveva capito quanto gli mancasse il suo essere felice accanto a Jungkook. Non aveva solamente provato dolore, aveva scoperto cosa fosse la vera felicità e una di quel tipo raramente l'avrebbe ritrovata con qualcun altro. Quello stato d'animo, così bambino così adulto, non veniva provato con tutte le persone; si sentiva così insieme a lui, per merito suo e del suo sorriso.

Gli mancava il sentimento che aveva fatto scaturire in sé la prima serata passata insieme dopo qualche mese dal suo arrivo nella casa a Seoul. Non si sarebbe mai scordato di quella serata, come poteva dimenticare il momento in cui il suo cuore si innamorò?

Sarebbe potuto fuggire ovunque, in America, in Europa, in capo al mondo persino, ma niente e nessuno gli avrebbe fatto dimenticare il suo sentimento. Ci aveva provato, era riuscito a metterlo da parte con la speranza di non doverlo affrontare nuovamente.

Poteva fingere che stesse bene, che fosse felice lì a New York e che non gli mancasse la sua vita a Seoul; poteva mettersi una maschera per non affrontare la realtà, mentendo agli altri e a sé stesso pur di non ammettere che si sarebbe consumato altre mille volte per Jungkook.

Uscì dalla doccia con gli occhi ancor più arrossati e gonfi di prima, sapendo che non ci potesse far più nulla: Jungkook era ritornato e con esso anche il sentimento nei suoi confronti ⎯ che però non era mai andato via.

in front of you | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora