27. Rispondigli pure Jimin-ssi

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Erano passate poco più di due ore da quando fece rientro in hotel e la prima cosa che fece fu quella di inviare un messaggio al suo hyung chiedendogli se fosse arrivato. Era felice come mai prima d'ora: finalmente era riuscito a ottenere una possibilità e non l'avrebbe sprecata.

Avrebbe fatto di tutto pur di vederlo felice e di non vedere sul suo volto altre lacrime. Poco prima di andare a letto prese il cellulare, andò su internet e cercò un bar in cui andare insieme a Jimin a fare colazione. In quell'istante però aveva appena aperto gli occhi a causa della sua suoneria; qualcuno lo stava chiamando.

«Yoongi-hyung.. cosa succede ora?» disse
Jungkook portando il cuscino sul volto.

«Sono arrivato in hotel da solo due ore..
cosa c'è d'importante da svegliarmi?»

«L'aereo, ecco cosa c'è di importante.
Se lo perdi, non farti neanche- aspetta.
Cos'è che hai detto? Stavi dormendo?»

«Io non prendo quell'aereo hyung.»

«Immagino sia successo qualcosa
dall'ultima volte che ci siamo sentiti.»

«Immagini bene. Mi è mancato hyung e più
del previsto; averlo di nuovo tra le mie braccia
mi ha fatto capire quanto tempo abbia sprecato
a non andarlo a riprendere subito. Dice che è
cambiato, ma sempre il mio Jiminie sarà.»

«Diglielo Jungkook-ah, digli la verità. Solo così
sistemarai le cose. Smettete di definire questo
un gioco, perché questa è la vostra vita.»

Il suo hyung aveva ragione, non era un gioco la loro vita, non lo era in nessun caso. Né lui né Jimin avevano intuito quante ferite si stessero autoinfliggendo a causa di un rifiuto da parte dell'opposto. Era stato meglio arrendersi solo per non vedersi soffrire, ma tutta quella distanza aveva solo ampliato quel sentimento.

Jimin era felice con Jungkook e quest'ultimo lo era con il maggiore; eppure fecero di tutto per non esserlo. Che due stupidi nel non capire quanto quel silenzio assordante parlasse più di loro stessi, quanto esso esprimesse meglio i loro sentimenti. Jungkook decise che fosse meglio mettete da parte quel pensiero, ritornando a dormire ancora per un'ora.

Ma se per Jungkook fosse arrivato il momento di riposare, per Jimin fu l'esatto contrario. Proprio come il castano si era svegliato a causa di una chiamata; erano le 6 passate quando sentì cosa Jackson gli disse. Non era possibile, doveva essere un sogno quello, perché come realtà faceva veramente pena.

«Che cosa?!» disse mettendosi subito
seduto sul letto. «Spero tu stia scherzando!»

«Sai, se stessi scherzando riderei e poi ti
prenderei in giro perché mi hai creduto,
ma non questa volta. Hanno mandato una
comunicazione, con candidati e date. Quindi
no, non sto scherzando.» rispose Jackson.

«Perché? Perché hanno anticipato la data dell'esame?» urlò più a sé stesso che a Jackson.

Non poteva succedere veramente, non a lui. Si era preparato durante tutta la settimana di festa, ma gli sarebbe piaciuto avere ancora del tempo per ripassare. Non gli è mai piaciuto essere messo allo stretto. Si doveva prendere il suo tempo e in quel momento esso era tutto ciò che necessitava, ma che gli mancava.

L'esame che doveva svolgersi a fine settimana era stato anticipato a causa di un problema: tutti dovevano essere pronti per il giorno successivo, senza se e senza ma. Doveva ripassare come mai aveva fatto, senza perdere la concentrazione.

in front of you | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora