20.«Andatevene al diavolo»

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Le voci arrivavano fievoli alle orecchie di Jimin. Era tutto così confuso. Il mondo sembrava possedere contorni sfocati...O forse era solo quello strano e confusionario risveglio a donarglieli. Vi era un odore strano però, si respirava il profumo del bucato, lenzuola fresche di lavaggio e tessuti morbidi e delicati sui quali riposarsi. La guancia di Jimin strofinò appena contro di esse, ed il suo corpo rotolò su un fianco, facendo scivolare appena la fine coperta di lato.

Emise un piccolo verso di dolore. La testa pulsava, come se gli avessero impiantato una cassa da discoteca nel mezzo della fronte. Portò così una mano ad accarezzarsela, per poi massaggiare le tempie in cerca di sollievo. Fece leva col braccio e si tirò appena su, provando nuovamente ad aprire gli occhi. E quella volta funzionò, vide tutto con maggiore chiarezza rispetto a prima.

E capì subito di non trovarsi a casa sua.

«Pensi che sia stata una scelta giusta?»

I suoi sensi andarono in allerta nel sentire quella voce e così si voltò di scatto verso la porta aperta della stanza. Vi era solo il corridoio vuoto.

«Certo che abbiamo fatto bene, Yoon. Sono solo un po' preoccupato, dorme da quasi venti ore» il cuore di Jimin perse un battito ed obbligatoriamente la mano che prima lo sorreggeva, corse ad appoggiarsi sul suo petto, sentendo quel muscolo scalpitare.

«Hobi, te lo ripeto, stai tranquillo. È solo che non c'è andato molto leggero con tutto quell'alcool insieme alla...droga. Fa niente, gli ho controllato due minuti fa il battito ed è tornato regolare, si sveglierà vedrai» Jimin non poteva crederci e sinceramente pensò anche di star avendo delle allucinazioni belle e buone, ma poi quando abbassò lo sguardo vide che stesse indossando una maglietta che non era la sua. Ne prese un lembo e si accorse di star leggermente tremando. Lo alzò, portandolo vicino il naso e subito venne inondato dall'odore di Hoseok, lo avrebbe riconosciuto fra mille. Sgranò gli occhi, realizzando solo in quel momento che tutto l'accaduto della sera precedente, non era stato semplicemente frutto di un suo sogno. Yoongi ed Hoseok lo erano andati veramente a prendere a casa sua.

Sarebbe dovuto essere felice, giusto? Eppure vi era quel sentore di rabbia che aleggiava in lui. Perché si erano fatti vivi? Si chiese proprio quello e preferì non sapere cosa volessero ancora. Rovinarlo? Spezzargli il cuore di nuovo? O usarlo a loro piacimento e poi buttarlo via? Gli sembrava solo tutto uno stupido teatrino. Lo avrebbero dovuto lasciare a casa sua. Non si sarebbero dovuti immischiare con la sua vita.

Però forse non era quello il momento più propizio per poter mettere in campo ragionamenti del genere. Perché lo stomaco voleva le sue attenzioni, soprattutto dopo il trattamento della sera precedente. Ed allora si fece sentire, contorcendosi e facendo risalire a Jimin, un conato di vomito.

𝑴𝑨𝑹𝑬 𝑰𝑵 𝑩𝑼𝑹𝑹𝑨𝑺𝑪𝑨 // ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿˢᵉᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora