Capitolo I - La promessa tradita

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L'aveva sempre amata. Quella che vedeva dalla finestra era la città in cui era nato, cresciuto e in cui viveva. Bella, viva, distesa sotto quel tramonto di fine aprile. Di solito i ragazzi crescono con il desiderio di fuggire dalla città in cui sono nati, ma lui no. Nessuna città lo attirava tanto come quella che si estendeva sotto i suoi occhi. Poteva percorrere mentalmente tutte le strade, quelle strade percorse mille volte, non solo per andare da un luogo all'altro, ma soprattutto alla ricerca di una catarsi che solo il passeggiare tra l'umanità che popolava quelle strade gli donava. Un antidoto per tutti i dolori dello spirito.

Che tramonto... il finale ideale per quella giornata. Non una giornata come tante, ma "quella giornata". I pensieri erano ovattati, i sensi sopiti, questo l'effetto che fa alzarsi dal letto alle sette di sera. Il tè che sorseggiava riscaldava il suo corpo intorpidito e avvolto in un lenzuolo. Non riusciva a pensare, delle ore precedenti aveva un ricordo molto sfumato, come un sogno. Voltò la testa ed il sogno, lei, era ancora li, bella, sinuosa, profondamente addormentata. Le lenzuola disegnavano perfettamente le linee del suo corpo. Quello non era un sogno, ma il suo presente, il suo scomodo presente alternativo. Un'opportunità (o forse una deviazione) che la vita gli aveva messo sul cammino.

Sul tavolo vicino alla finestra, dentro il suo portafoglio, c'erano il suo passato e il presente affettivo. Lo prese, esitò qualche istante prima di sfilare due fotografie, in una c'era lei, l'altra lei, forse la vera lei. Nell'altra stringeva il suo futuro, piccolo, innocente, vulnerabile... il suo bambino. Il vederlo, fu come un colpo alla bocca dello stomaco, quegli occhi di un'innocenza disarmante lo facevano sentire un uomo... no, forse semplicemente non lo facevano sentire uomo.

Rimise le foto nel portafoglio e lo posò sul davanzale della finestra. Quella fotografia aveva provocato un brusco ritorno alla realtà, fino a quel momento gli sembrava di essersi scrollato dalle spalle una decina d'anni, ma quegli occhi, glieli avevano scagliati addosso con una violenza devastante. L'illusione di spensieratezza che le ore precedenti gli avevano donato, era svanita, e cosa ancor peggiore, gli aveva lasciato un lucido senso di desolazione sconcertante. A cosa era servito? Non aveva motivi sufficienti per odiarsi? Un'altra cosa da segnare nella lunga lista delle cose non fatte o che avrebbe potuto non fare.

Trentotto anni, e niente era cambiato da quando ne aveva ventiquattro, nulla di tutto ciò che nella vita si era costruito, o forse sarebbe meglio dire che la vita gli aveva costruito intorno, lo aveva entusiasmato: lavoro, sesso, rapporti umani. Tutte le volte era convinto che si sarebbe finalmente riscattato... da cosa poi non lo sapeva neanche lui, ma di una cosa era certo, non si sentiva capace di fare nulla. Quale era la sua funzione?

Una sola cosa era stata differente, il suo matrimonio. Finalmente era giunto qualcosa in cui era "bravo", marito e padre perfetto, lui vedeva negli occhi di lei la sua forza. L'essersi scoperto "bravo" ad amare, lo faceva sentire definito.

Ma poi, quelle passeggiate. Cosa cercava per quelle strade? Una risposta? E qual era la domanda? Era sempre la stessa! Non aveva risolto nulla, si era convinto di essersi plasmato, di aver trovato un'identità. Forse il più lungo, meglio congegnato e più doloroso inganno della sua vita. Era lui il grande ingannatore, solo che la vittima di quelle menzogne era esclusivamente lui.

E ora si trovava lì. Seduto, nudo, coperto solo da un lenzuolo, in una situazione che come al solito non aveva cercato, ma in cui si era trovato. Era uscito da casa, la mattina del giorno prima, e non vi era più tornato. Camminando per andare a lavoro, percorse, inconsciamente, una strada che lo condusse in quella stanza. Non provava nulla, credeva di essere preoccupato per la lei, che lo aspettava a casa. Ma era una preoccupazione forzata. Tutto ciò che provava, o che credeva di provare, era forzato, voluto, finto. Nulla in lui era vero, e questo gli raggelò il sangue. Tutto stava assumendo i contorni di una irrealtà onirica.

Si alzò, si diresse verso il letto. Si stese, non volle pensare più a nulla. Guardò il volto di lei. Sembrava così serena. La sua mente era finalmente sgombra, un torpore gli attenuò i sensi. Il regolare respiro di lei lo rasserenò. Scivolò lentamente in un sonno senza sogni.

Che peccato, non era mai stato così vicino alla "sua" verità!                   

L'apprendista CantastorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora