Notte n° 9

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Stavo dormendo. Mi ero addormentato alle dieci di sera, cosa che non capitava da decenni. Ronfavo sprofondato nel materasso. Verso le cinque del mattino, a malincuore, mi svegliai con una pietra al posto della lingua. Accecato dal sonno, trascinandomi con una sola pantofola, cercai di arrivare in cucina spinto dall'arsura notturna. Dissetato e con gli occhi più o meno aperti, tornai verso il letto. Passai davanti alla vetrata e il mio sguardo fu catturato da un alone bianco. Mi fermai. Sbattei ripetutamente le palpebre ancora collose di sonno. Sgranai gli occhi e vidi una sposa. Si, fu difficile anche per me crederlo, ma era una donna in abito da sposa. Ripresomi dallo stupore, capii che per quella notte non avrei dormito più. Presi il taccuino, indossai un maglione per nascondere la canottiera nera e raggiunsi la mia ospite sulla terrazza.

Un fascino velato, un viso di sincera libertà. Un sorriso carico di gioia. Respirò profondamente e iniziò a parlare. I lunghi e indisciplinati capelli corvini spesso le finivano davanti gli occhi e una mano leggera li riaccompagnava dietro l'orecchio. Via via che ci addentravamo nel racconto, le dita si accanivano sempre di più su un piccolo neo annidato sotto la sottile clavicola. Lo pizzicava, lo accarezzava, lo tirava. Parlava con calma, con un sereno distacco dagli eventi narrati, come se narrasse avvenimenti altrui.

Quando terminò, nel vedere il mio sguardo turbato tornò a sorridermi, mi accarezzò la mano e andò via. Rimasi ancora un po' seduto in terrazza. Non saprei dire quanto tempo passò. Intorpidito dall'aria fresca, mi tuffai nei pensieri. Volevo fumare ma rimasi immobile. Quando il cielo iniziò a schiarirsi decisi che quello sarebbe stato il giorno in cui avrei chiesto alla mia donna di diventare mia moglie.

L'apprendista CantastorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora