Roma. Ho sempre amato questa città, era capace di riaccendere i ricordi della mia infanzia vissuta tra le sue strade. Questa volta vi ero tornato per lavoro, come suona strano: lavoro. So che l'immagine dello scrittore squattrinato che vive di sola letteratura ha un certo fascino decadentista, purtroppo però tale fascino non aveva effetto su conti e bollette. Alla fine qualcosa da fare l'avevo trovata pure io, e viaggiare era una prerogativa fondamentale della professione che avevo catturato. La camera d'albergo era grande poco più del letto matrimoniale che vi regnava sovrano. Niente tv, niente frigobar e nessuna connessione internet. In più per non farsi mancare nulla il telefono cellulare, davanti a tanta desolazione, si rifiutava di agganciarsi alla rete. L'unica nota positiva era il panorama che potevo godere dalla finestra: un intreccio di case sulle quali svettava vicinissima la cima del Vittoriano. L'isolamento mi esortò a fare una passeggiata e come chiamato da un faro nel buio dei miei pensieri, arrivai ai piedi della scalinata dell'Altare della Patria. Mi sedetti. Il gelo di fine gennaio trovava brecce nel mio cappotto stringendomi i muscoli delle spalle. Un lieve tremore faceva vibrare il mio petto e per placarlo, decisi che era giunto il momento di una sigaretta. Accesi, aspirai con forza e chiusi gli occhi. Pensai al lavoro e subito la mia mente gli pose davanti i tanti anni passati tra pareti accademiche sguazzando tra studi, convegni e ricerche. Mi sforzai di trovare dei punti in comune, per dare un senso di continuità, ma nulla. Due paesi stranieri, due mondi a parte. Due frammenti di vita di due persone differenti costretti a condividere lo stesso corpo. Il secondo tiro di sigaretta annebbiò tutto, il freddo tornò e per richiamare altri pensieri che facessero cambiare aria alla mia mente, mi rimisi a camminare. Ora non saprei, anche sforzandomi, dire che strade percorsi, fatto sta che all'improvviso mi ritrovai dinanzi al portone dell'albergo.
Solo allora mi resi conto che erano passate più di tre ore. Presi l'angusto ascensore e salii al mio piano.
Una moquette, dall'improponibile color malva, mi guidò sino alla mia camera. Inserii la tessera nella fessura per aprire la porta, ma prima di entrare espressi un desiderio. Nel buio schiarito dalle fessure delle imposte della finestra capii che il mio desiderio si era realizzato.
Una strana figura, dai tratti inquietanti, era seduta al centro del letto. Accesi il lume del comodino. Un uomo, con lo sguardo assente e l'aspetto di chi ha perduto sé stesso in qualche angolo del proprio io. Vestito con un pigiama di raso nero, avvicinava a sé con gesti famelici e patologicamente ripetitivi oggetti che aveva portato con sé. Carte di caramelle, spille, vecchie foto e volantini pubblicitari erano i suoi beni. Gli feci un cenno con la mano per attirare la sua attenzione, ma i suoi occhi mi attraversarono. Gli dissi il mio nome. Ma la mia voce risuonò solo per me. Non avendo spazio, ne sedie, mi sedetti sul letto. Allungai con molta calma la mano nel tentativo di toccargli la spalla. Appena le mie dita sfiorarono il nero del suo pigiama, l'uomo con un solo gesto raccolse i suoi beni e arretrò sino alla spalliera del letto. Tremando puntò il dito verso di me e mi blaterò contro parole sconnesse ma che celavano terrore, solitudine. Abbandono. Il suo sguardo di follia mi gridava un aiuto soffocato dalla paura. La sua voce, quasi rotta dal pianto, celava tale richiesta urlandomi contro minacce. Stringeva a sé quelle cianfrusaglie come per nascondersi. Lo rassicurai dicendogli che l'avrei ascoltato, che era il mio lavoro, che avremmo avuto tutta la notte se fosse stato necessario. La sua voce si schiarì e all'improvviso mi lanciò contro parole malate. Non c'era racconto, non c'era trama, non c'era storia. Era un messaggio. Una sorta di ultimatum alla vita. La sua voce mi sferzava come un vento di tramontana e come il vento, all'improvviso cessò, lasciandomi frastornato. Gli occhi mi si chiusero dal bruciore e quando li riaprii ero solo.
Per quanto strano e sconnesso fosse il suo racconto, quell'uomo mi aveva fatto visita e solo per questo gli dovevo qualcosa.
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L'apprendista Cantastorie
RomanceDodici racconti tenuti insieme in un romanzo... tra sogno e realtà per analizzare e capire le varie sfaccettature dell'animo umano. Anno di pubblicazione 130 pagine ISBN-10 : 8869510344