Notte n° 3

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Dopo le due visite la notte seguente attesi il proverbiale tre. Non mi misi neanche a letto. Ero seduto alla scrivania con un taccuino disposto a sacrificarsi per raccogliere appunti. L'una: niente, solo io il tic tac dell'orologio a parete e il vuoto. Le tre: ancora solo io questa volta con una tazza rinfrescante di the. Interessante, alle 3.35 scoprii che è l'ora in cui passano gli operatori della raccolta del vetro, non me n'ero mai accorto eppure sono silenziosi come una palla demolitrice. Superai le 4.48 senza tentare il suicidio, sfatando la statistica. Alle 5.15 ruppi il contegno da studio di psicoanalisi e mi tuffai nella mia adolescenza guardando serie tv d'altri tempi. Alle 6.45 quasi offeso da una sorta di mancanza di rispetto, me ne andai a dormire.

La notte seguente, metabolizzata l'offesa, ripresi la mia postazione d'attesa. Alle 2.22, riaccesasi l'offesa, me ne andai a dormire. Appena steso gli mi si chiusero come le saracinesche di un negozio in sciopero. All'improvviso una voce che chiedeva scusa mi svegliò. Era una ragazzina in camicia da notte con una corda legata ad una caviglia. "Mi scusi ma non trovavo la casa" ed io con tono seccato "L'aspettavo ieri notte!" pronunciai queste parole meravigliandomi di me stesso. Si sedette sul letto, incrociò le gambe e proseguì "Ho saputo che lei ascolta. Non ho denaro ma le ho portato questo" mi stava pagando? Appena presi il sacchettino che mi porgeva iniziò a parlare con la velocità dell'adolescenza. Presi il taccuino e a stento riuscii, tra uno sbadiglio ed un sorso di the, a prendere qualche appunto. Terminata la sua storia mi ringraziò e corse via. Non avevo ancora aperto il sacchetto, lo presi, sciolsi il fiocco di raso color malva e vidi quale fosse il mo primo compenso: un segnalibro fatto in pannolenci a forma di geco. Che strano pensai, ne ho uno tatuato nell'incavo del gomito.

L'apprendista CantastorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora