Capitolo VIII - Sorridi

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Il mio papà mi vuole davvero tanto bene. Quando ero piccolo diceva che ero il suo supereroe. A scuola gli amici mi volevano anche loro tanto bene. Quando la professoressa non c'era, mi facevano mettere in piedi sulla sedia e mi lanciavano delle palline di carta bagnate. Ridevano perché ero divertente. Anche se mi facevo un po' male, mi piaceva ridere con loro. I miei amici mi volevano bene. Il mio papà ha un potere bellissimo, si sì. Di sera prendeva sempre un libro e mi leggeva una storia, però ogni sera era diversa. Lui faceva le magie perché ogni sera il libro cambiava, con figure diverse e storie diverse.

Il mio papà mi vuole bene. Quando ero piccolo stava sempre con me, mi abbracciava, diceva che eravamo due compagni di avventure. Giocavamo agli esploratori, si si, trasformava la cucina in una jungla e camminavamo come cagnolini sotto il tavolo, tra le sedie, alla ricerca di tesori. Si sì.

Un giorno, il mio papà decise che non dovevo andare più a scuola, perché i miei compagni erano cattivi. Cattivi? No, forse non gli ero più simpatico.

Peccato.

Allora rimanevo sempre a casa con il mio papà e la mia mamma. Si sì. Era bello perché loro mi vogliono bene.

Un giorno mamma si svegliò stanca. Era davvero tanto stanca perché rimase a letto tanto tempo. Però la stanchezza non le passava mai. Papà mi faceva andare in camera di mamma solo la mattina e prima di andare a dormire. Ricordo che la mamma mi faceva le carezzine sulla testa e cantava sempre una canzoncina. E la sera mi addormentavo sempre mentre cantava, si sì e poi per magia...la mattina mi svegliavo nel mio letto. Poi una mattina mi alzai presto perché volevo stare più tempo con lei, ma papà aveva detto che mamma era andata in campagna per stare in mezzo all'aria buona, perché l'aria di città le faceva male. Ancora oggi vive in campagna, peccato però che non posso più vederla, però a Natale e al mio compleanno mi manda sempre i regali. Si sì.

La mia mamma mi vuole bene.

Mi manca la mia mamma.

Dopo che la mamma è andata a vivere in campagna, il mio papà non ha giocato più alla jungla con me. La sera però continuava a leggermi il libro magico e la mattina, quando mi svegliavo, lo trovavo a dormire sempre accanto a me nel mio letto. La camera di mamma era sempre chiusa, disse che non era più nostra. Chissà chi ci viveva adesso nella camera di mamma, forse un'al-tra mamma. Boh. Passarono tanti Natali e compleanni, i capelli di papà diventavano sempre più grigi e il mio papà mi faceva la barba tutti i giorni. Non uscivamo quasi più. Non avevo bisogno di nessuno perché avevo sempre il mio papà e la mamma in campagna.

Un giorno decisi di fare una sorpresa al mio papà. Decisi di andare a fare la spesa. Lui dormiva ancora allora mi alzai, mi vestii da solo, presi dei soldi dal pantalone di papà, li strinsi forte in mano e uscii di casa. Che strano, tutto era molto diverso da come lo ricordavo. Allora iniziai a camminare perché volevo comprare i dolci per la colazione. Camminai tanto e alla fine non riuscii più a capire dove fossi finito. C'erano dei signori che parlavano tra loro e che si passavano pacchetti. Dovevano essere pasticcini, allora con i miei soldi stretti in pugno mi avvicinai per chiedere dove li avessero comprati. Papà mi diceva sempre che non si interrompono i grandi mentre parlano, infatti loro si arrabbiarono molto. L'avevo fatta proprio grossa perché mi diedero tante botte. Papà e mamma non mi avevano mai dato le botte, ma forse non li avevo mai fatti arrabbiare tanto come con quei signori. Provai a chiedere scusa, ma non riuscivo più a vedere perché forse a uno dei signori doveva essere uscita la marmellata di fragole dal pacchetto e questa doveva essermi finita in faccia. Mi fecero tanto male e alla fine probabilmente mi addormentai, perché quando mi svegliai loro non c'erano più, però forse mi avevano perdonato, perché si erano presi i soldi forse erano andati a prendere i dolcetti per me.

Siccome mi faceva male tanto una gamba, rimasi lì disteso per strada e siccome forse ero ancora stanco, mi addormentai. Ho già detto che il mio papà fa le magie? Perché quando mi svegliai, ero in una stanza grande e celeste e lui era lì. Pensai che forse mi aveva portato in campagna da mamma, ma no, ero in ospedale. Chiesi scusa al mio papà perché non ero stato educato con quei signori. Lui mi abbracciò e pianse. L'avevo fatta proprio grossa.

Tanto tempo dopo una sera, mentre guardavamo la tv, papà cadde dalla sedia. Mi spaventai, ma lui mi disse che si era addormentato. Il giorno dopo si svegliò, anche lui stanco. Qualche giorno dopo mi disse che doveva fare delle visite e che per qualche giorno sarebbe venuto a casa zio Paolo, il fratello di papà. Chissà a quanta gente avrà fatto visita il mio papà, perché tornò dopo tanti giorni. E questi a cui aveva fatto visita dovevano cucinare anche tanto male perché il mio papà era dimagrito tantissimo.

Il mio papà mi vuole bene. Si sì. Un giorno papà e zio Paolo mi portarono a fare una vacanza. Mi portarono in un albergo. Era molto bello, si sì. Però c'era una regola molto brutta. Non potevano rimanere i papà. Mi diedero una cameretta piccola piccola, c'era il letto, una scrivania e la televisione. Doveva essere una vacanza lunga, perché papà mi portò tutti i vestiti, il libro magico e alcune fotografie sue e della mamma. La prima notte da solo avevo un po' di paura, mi mancava papà. Avevo freddo al lato destro dove dormiva sempre lui. Non c'era il suo profumo. Il giorno dopo, quando venne, chiesi a papà, piangendo, che volevo finire la vacanza. Fui cattivo, perché anche lui pianse e mi pregò di rimanere lì. Facemmo un patto: io promettevo che avrei sempre sorriso e che non avrei pianto mai più e lui che sarebbe venuto tutti i giorni. Allora volli essere il suo supereroe e decisi che non avrei più pianto.

Papà veniva tutti i giorni e prima di andare via mi leggeva il libro magico. Era sempre più stanco, iniziò a venire un giorno sì e uno no. Poi un giorno mi strinse forte forte.

Che cosa strana, sentii il profumo della mamma. Il giorno seguente non venne e neanche quello dopo. Il giorno dopo ancora venne zio Paolo. Mi disse che papà era con mamma adesso. Che bello papà e mamma insieme in campagna, pensai. La notte mi preparai: appesi per bene tutti i vestiti nell'armadio, ordinai tutte le mie cose, presi la valigia, misi dentro il libro magico e la sistemai a portata di mano. Mi stesi ed ero felice perché sicuramente presto mamma e papà mi sarebbero venuti a prendere ed io volevo essere pronto. Ancora oggi sorrido e aspetto.

Papà e mamma mi vogliono bene.

L'apprendista CantastorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora