Notte n° 8

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Quella notte sentii l'arrivo del mio ospite percependone la tristezza. Ero seduto al mio scrittoio con lo sguardo perso sulla vetrata. Pensavo, riflettevo sul mio operato degli ultimi mesi. Da un lato i taccuini che traboccavano di storie e dall'altro il lavoro che aveva risollevato le mie sorti economiche. Lavoro che piegava sempre di più la mia schiena e che giorno dopo giorno infiacchiva il mio spirito. Era giusto così però. Le esigenze, le responsabilità, ti fanno crescere. La tristezza del mio ospite mi strinse pesantemente come una vecchia coperta.

Mi voltai alzandomi e rimasi sorpreso nell'essere accolto con un sorriso. Un sorriso d'innocenza, un sorriso di incoscienza. Occhi come fessure, dalle quali si intravedeva appena un celeste sbiadito. Le palpebre quasi gelose li tenevano talmente stretti da formare piccole rughe. Una bocca minuta mi regalava un sorriso sincero, mentre una lingua, che guizzava curiosa, faceva capolino tra le labbra. Un piccolo uomo con la coscienza, i timori, i sogni di un bambino. E come un bambino venne verso di me, mi abbracciò arrivando con la testa all'altezza del mio stomaco. Voleva raccontarmi del suo papà, ma prima mi chiese della cioccolata. Vinto da tanta tenerezza gli preparai una fumante cioccolata calda. La prese, tirò su con il naso e balbettando con sicurezza mi chiese dei biscotti. Strinse gli occhi e sorrise.

Preparata la merenda notturna per il mio ospite ci sedemmo agli sgabelli della cucina. Lui con le gambe ciondolanti e la sua cioccolata ed io, per dar manforte all'insonnia, con una bella tazza di caffè ristretto. Tra un biscotto e la bocca cerchiata di un dolce marrone, mi raccontò, con toni da favole e con gli occhi di felice inconsapevolezza, la sua storia. Tra balbettii e sorrisi, lessi la tragicità degli eventi che lo avevano travolto. Provai gratitudine verso la sua inconsapevolezza, poiché gli permetteva di non vedere la bassezza umana. Cercai di celare ciò che provavo. Forse ci riuscii, perché quando il piccolo uomo finì il suo racconto, saltò giù dallo sgabello, mi abbracciò e mi scaldò il cuore con "D-dai s-su so-so-sorridi."

L'apprendista CantastorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora