Capitolo VII - Il mio... delirio

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Dov'è, dov'è, chi l'ha preso? Sei stato tu? Si dico a te che leggi queste righe. A te che rubi le mie parole, che ti intaschi le mie frasi. Lo so, invidioso. Questo è mio. Anche questo, pure questo, mio mio mio.

Qui non c'è nulla per te. Queste sono tutte parole, cose di mia proprietà. Perché mi guardi così? Tu non hai delle parole tue? Della... roba di tua proprietà? Si? Allora cosa vuoi da me. Anzi adesso taccio così non mi rubi più nulla.

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Tu sei come tutti gli altri. Dici di ascoltare ma poi non ti interessa nulla di me, come hanno fatto tutti. Ormai vi conosco tutti, mi accarezzate, mi fate sorrisi, dite di volermi bene e poi mi abbandonate. Mi avete rubato il volto di mia madre, le mani di mio padre, la complicità di mio fratello. Desolazione nel mio animo, senza calore né conforto. Abbracci negati e baci sputati. Ricordi bruciati, privato di tutto. Tutto. Avete afferrato e rubato, invidiosi delle mie proprietà. Maledetti! Non avrete mai più nulla di mio, non avrete mai più nulla di me. Ho passato una vita a creare questa mia piccola fortuna, per voi sarà pure spazzatura, scarti, ma sono le mie membra, la mia nuova famiglia. Comprate con il sudore della mia schiena. Non toccherete nulla. Dovrete prima calpestare il mio cadavere... Ma forse, forse lo avete già fatto. Le mie cose, allora dove sono? E io quindi a chi appartengo? Non più a me stesso... Il mio corpo, dov'è? Tutto tace. Deliri. 

L'apprendista CantastorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora