Notte n° 10

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Ormai era diventato il mio lavoro, le notti si susseguivano e consumavo penne su innumerevoli taccuini. Settimane, mesi e le vite di questi sconosciuti notturni riempivano la mia sempre di più e allo stesso tempo la mia storia iniziava nuovi capitoli.

Era una calda sera di maggio, il ventuno.Quella che sarebbe diventata la mia futura moglie, lo sarebbe diventata proprioil giorno seguente. Tornato a casa dopo un pacatissimo e soprattutto sobrioaddio al celibato, cercai di smaltire la solita insonnia sul mio terrazzo. Nonpensavo di ricevere visite quella notte, ma proprio mentre pensavo questo,sentii un passo familiare. Un passo a tre tocchi: piede, piede e bastone,piede, piede e bastone. Non avevo mai ricevuto visite di conoscenti, ma dato ilmomento storico non poteva mancare lui. Non mi voltai sino a quando non udii "Hola nene". Era Lui Don Pablito deMadrid. Ci abbracciammo e dopo aver inveito contro la mia decisione disposarmi, aggiunse che se proprio non avessi intenzione di cambiare idea,avremmo almeno dovuto benedire questa unione con del buon vino tinto. Stappammola prima bottiglia e tra un ricordo e una risata grassa, una pacca sulla spallae un "la puta madre del presidente",le bottiglie divennero tre. Bagnati da tanto rosso, i ricordi bellici di donPablito riemersero vivi direttamente dal fronte madrileno, tanto che le note diAy Carmela risuonarono nella nottecalda. Alle cinque don Pablito mi salutò e io ancora oggi non ricordo comeabbia fatto a raggiungere il letto. La mattina, alle nove, mi alzai con lapesantezza del vino e con un "la putamadre del presidente" che mi ronzava nelle orecchie. Don Pablito venne acelebrare il mio addio al celibato. Non aveva bisogno di raccontarmi alcunastoria, ma io sentii la necessità di raccontare la mia di storia, la storiadella nostra amicizia.

L'apprendista CantastorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora