Capitolo II: Ancora una volta

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"Che ora sarà?" fu la prima frase che riuscì ad articolare. Ma nessuno rispose alla sua domanda, stese il braccio verso l'altra metà del letto, ma non trovò il suo corpo. Quel corpo che l'aveva cercata nelle ore precedenti, che l'aveva stretta, l'aveva fatta impazzire dal piacere, che l'aveva amata.

La camera era buia, non riusciva a vedere nulla, con la mano cercò il pulsante del lume che era sul comodino, alla sua sinistra. Lo accese. Quella poca luce le ferì gli occhi. La stanza era vuota, non c'era più alcuna traccia di lui, l'unica cosa che aveva lasciato era il suo odore. Era nella stanza, sul letto e su di lei. Prese il cuscino su cui lui aveva dormito, se lo strinse al petto e poi vi affondo il viso cercando ogni minima traccia del suo odore. Era felice, lui era tornato.

Si accorse che sul comodino alla sua destra c'era qualcosa. Un bigliettino. Lo prese subito e iniziò a leggere. "Non ti cercherò più, promesso! ti voglio bene... F." Il suo corpo si irrigidì, non si aspettava una cosa del genere. Dopo tutto quello che era accaduto nelle ore precedenti, dopo che lui l'aveva toccata, baciata, guardata, amata come mai nessun uomo aveva fatto prima, dopo tutte quelle frasi che lui le aveva sussurrato mentre i loro corpi erano avvinghiati. Non poteva farle questo. Perché l'aveva cercata? Lei non aveva chiesto nulla, o meglio non poteva chiedergli nulla anche volendo.

Lei restava giorni, settimane, mesi senza vederlo nè sentirlo, perché non sapeva come contattarlo, l'unica cosa che sapeva era dove abitava e il modello, colore e targa della sua auto, che cercava nel traffico, tremando ogni volta che le sembrava di vederla. Spesso passeggiando si trovava a passare per quella via, cercava di immaginare come potesse essere la moglie, ma soprattutto il suo bambino. Molte volte aveva l'istinto di citofonare e di chiedere di lui, altre voleva parlare con lei. Ma non poteva fargli questo. Lei lo amava. Ed è proprio questo il problema... lei lo amava, lui no. Finalmente se n'era resa conto, certo non bastava una frase su un pezzettino di carta per capirlo, ma fu sufficiente per realizzare il tutto. Tante volte le amiche l'avevano rimproverata, non andare... lui ti cerca solo quando gli fa comodo... non lascerà mai la moglie... è un debole... non ti ama... "Non ti ama". E invece lei no, voi non capite... io lo conosco veramente... con me è se stesso... siamo due spiriti affini... lui mi ama... Ma lei dentro, nel più profondo del suo animo, in un piccolo cantuccio buio, lo sapeva. Ogni volta si riprometteva che era l'ultima, ogni volta gli diceva di dimenticarla, di cancellare il suo numero, di non cercarla più. Ma ogni volta ci ricadeva.

Ora si sentiva una stupida, era li seduta su un letto di un albergo, nuda, con un biglietto in mano. Lui era semplicemente passato casualmente sotto casa sua... lei stava andando a lavoro... lui le chiese se poteva accompagnarla... lei accettò... Peccato però che a lavoro non ci era mai arrivata. Erano quasi due giorni che era in quella camera di albergo. Non sapeva neanche che ora fosse. La città che dalla finestra filtrava era buia, silenziosa, quasi ostile. Lui se n'era andato, "Speriamo per sempre" pensò strappando il biglietto. Si alzò cercò i suoi vestiti. Si rivestì. Stavolta era sicura, basta, non lo voleva più. Quel bigliettino l'aveva resa improvvisamente più forte.

Tutto si annebbio, gli occhi incominciarono a riempirsi di lacrime, prese il telefono, compose un numero... con la voce rotta dal pianto... "Ti prego vienimi a prendere". Una voce assonnata dall'altro capo "Di nuovo lui?... Dove sei?"... "Al solito posto"... "Arrivo!".     

L'apprendista CantastorieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora