Il giorno più bello era arrivato. Il giorno atteso da tutti. Genitori, familiari, amici, tutti riuniti per vivere insieme quel momento. Ora la quiete, domani tutto sarebbe cambiato, la festa sarebbe iniziata. L'aria fremeva di gioia, la mamma che correva per sistemare le ultime cose prima di mandare tutti a letto. "L'ultima notte con tutti i figli sotto lo stesso tetto": questo riecheggiava nella mente della madre, una centrifuga di felicità, fierezza e tristezza. Tutto era perfetto. Allegria ovattata da una prematura nostalgia. Il sonno dell'attesa arrivò.
Il silenzio dilagò nella grande casa, il buio avvolse tutto e tutti. L'unica ancora agitata dai boati nella sua mente e abbagliata dai lampi del suo spirito era Amarata.
Il vestito la fissava dalla sua posizione da impiccato. Ancora poche ore e l'avrebbe fatta sua. Cercò conforto nelle fotografie che coloravano la parete alla sua sinistra. Tanti volti, tanta energia, tanti ricordi. Viaggi, cene, goliardie e perfino scatti di momenti con lui. Quei ricordi, quei sorrisi sempre velati, dati in pasto alla bestia che la logorava dall'interno. Si perché Amaranta aveva la gioventù, risplendeva di ingenua bellezza e possedeva un'acuta intelligenza, ma una bestia si era fatta largo tra le sue carni ed era penetrata nel suo cuore. Aveva divorato la sua gioia, si era nutrita dell'in-comprensione che la circondava ed era divenuta possente grazie alla cecità dei suoi cari. Ora, alla vigilia di un nuovo percorso, di quel percorso da principessa delle favole, la creatura si contorceva, si dimenava e irradiava vampate di calore. Un fuoco pervase il suo corpo, le gambe si divincolarono come nel vano tentativo di scacciare migliaia di formiche affamate. Allungò il braccio e cercò riparo nella zampa di stoffa di Moddi. Un piccolo scimmiotto pupazzo, con indosso un gilet rosso e un pantalone jeans, vinto dal papà alla fiera cittadina. Posò il grazioso amico sul suo viso. Lui e Amaranta si sarebbero dovuti separare, la madre le aveva categoricamente vietato di portare via "tali sciocchezze da ragazzina". Lei era una donna adesso. Una moglie. Sua moglie! Amaranta urlò nella sua mente. Aprì la bocca e morse Moddi, come migliaia di volte aveva fatto negli anni. Era lo sfogo della bestia. Moddi, come i veri amici fanno, era lì in silenzio a consolarla.
Amore. Essere amati. L'amore ti trasporta verso l'alto, ti stordisce la mente, è euforia. Non è dolore, non ti inchioda al suolo, non è violenza. Queste parole come un mantra si susseguivano rimbombando nel suo animo. Odio, ecco cosa provava. Un odio che li colpiva tutti: il papà tanto amato, che le lanciava sguardi come per dire ti prego non dirmi nulla; la sorella, che la credeva una sciocca viziata e lei, la madre. Lei ha sempre capito tutto, lei sapeva tutto. Una madre è protezione, una madre è conforto, la comprensione è madre. Amaranta tutto questo non l'aveva mai avuto, aveva solo ricevuto allontanamento, biasimo e rifiuto.
Ecco cos'era sua madre. Aveva imbavagliato, picchiato e ucciso la verità, imponendo alla figlia una silente accettazione.
La sorella le bloccava le mani. Il padre, ad occhi chiusi e pieni di lacrime, le fermava le gambe. La madre le premeva la mano sulla bocca per farla tacere. Così si sentiva Amaranta. Così l'indomani sarebbe stata ceduta dai propri cari a lui. Il bene che accetta il male e se ne fa strumento. Quest'immagine, le poche ore dalla cerimonia, liberarono la bestia e resuscitarono la verità. Si alzò dal letto e si diresse scalza verso l'abito bianco. Come duellanti, l'uno di fronte l'altra. Il silenzio fu turbato dal fruscio del pigiama che liberava il corpo nudo di Amaranta. Vestita solo dei suoi propositi, prese l'impiccato bianco appeso sull'anta dell'armadio e lo indossò. Come se fluttuasse a pochi centimetri da terra, abbandonò la camera da ragazzina. Spiò i suoi genitori che dormivano il sonno degli incoscienti e la sorella che sognava di essere al suo posto. Lasciò quella casa, portando con se il mezzo per diventare donna. Freddo, affilato e lucente trovò riparo tra i suoi seni. Scalza, con indosso un abito da sposa nella notte.
Palazzi, case, lampioni tutto era uguale ai suoi occhi, la stanchezza e le ferite ai piedi rimanevano in superficie. L'aria fresca della notte dava lucidità ai suoi pensieri e temprava i suoi propositi. Sarebbe stata libera, dalla sua famiglia e soprattutto da lui.
Quell'uomo che sapeva amare con i pugni, che proteggeva con i calci e accarezzava con gli insulti. Amaranta portava i segni di quell'amore sul corpo e nell'animo. Mancava poco e tutti gli anni di sofferenza sarebbero finiti, lui non l'avrebbe mai lasciata andare e allora sarebbe stata lei a staccarsi definitivamente. Da tutti.
Correva, con il fiato spezzato e stretto nel corsetto finemente ricamato. Che ironia, neanche l'abito aveva potuto scegliere.
Troppe lacrime e nessuno ad asciugarle. Un vuoto, il buio nella sua mente. Quando riemerse dai suoi pensieri era ancora per strada ma faccia a faccia con il futuro marito. Per la prima volta da quando lo conosceva vedeva nel suo sguardo la confusione e lampi di paura. Avrebbe voluto sputargli in faccia insulti solo che la voce si rifiutava di rivolgersi a quell'essere. La bocca e i denti rimasero serrati.
Non l'aveva mai vista così. Quello sguardo duro, a tratti cattivo. Era immobile di fronte a lui, con indosso l'abito da sposa, i capelli ribelli, scalza e con il volto dell'odio. Il tempo rallentò, si distorse. Vide la mano della donna che sarebbe dovuta diventare sua moglie, muoversi verso il seno e sfilare dall'interno del corpetto una lama. Poche parole urlate nel silenzio Non sarò mai tua... un gesto rapido. Vide gli occhi di lei farsi vitrei e il volto irrigidirsi. Avvertì una sensazione di gelo. La sua Amaranta aveva fatto questo. Poi avvertì un calore alla gola, una sensazione di umido sul petto. Sangue. Il suo sangue. Guardò Amaranta. L'ultima cosa che vide prima di cadere al suolo fu il suo sorriso.
Era libera. Si era liberata. Guardò il corpo dell'uomo che l'aveva picchiata, umiliata e violentata per anni. Pensò a sua madre e scoppiò in una risata. Libera. Si girò e corse via. Non verso casa, ma via. Corse con tutte le forze, rideva e le lacrime, questa volta di gioia, le rigavano il volto.
La bestia non c'era più.
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L'apprendista Cantastorie
RomanceDodici racconti tenuti insieme in un romanzo... tra sogno e realtà per analizzare e capire le varie sfaccettature dell'animo umano. Anno di pubblicazione 130 pagine ISBN-10 : 8869510344