Mi guardo attorno senza ben sapere cosa cercare, cosa sperare o anche minimamente se sperare. In questo momento non mi sento in grado di fare nulla se non aspettare.
Ho capito da tempo che attendersi qualcosa è remare controcorrente, con un remo corto e con un solo braccio. Ho capito che forse la cosa migliore sarebbe smetterla di farsi tante pippe mentali sognando la vita dei film stereotipati in cui tutto alla fine si aggiusta magicamente da solo.
Perché la vita assomiglia più ad la trama di un triller. Ho capito che forse è meglio farsi trasportare, rimanere spettatori attenti di una vita non nostra, e smetterla di urlare: "No! Non aprire quella porta!" perché tanto il protagonista non ti sente e aprirà sempre quella stramaledetta porta, sperando di non essere accoltellato sulla soglia. Ma purtroppo, o per fortuna, lui verrà accoltellato e tu capirai che forse, ma solo forse, rimanere soli in una baita isolata dove si dice abbiano sterminato una famiglia e dove hai trovato strani resti umani, ripeto forse, capirai che non è l'idea migliore del mondo.
Ed è così che metti in tasca un'altra moneta, un piccolo pezzo di vita.
Ora io probabilmente farò la fine di quel ragazzo poco intelligente che si è fatto accoltellare da un serial killer. Eppure...
Eppure qualcosa stasera mi dice di andare, che lì, ovunque "lì" sia, è il posto giusto dove essere.
Perché in qualche modo devo cambiare questa vita che sceglie per me. E allora perché non farlo seguendo la trama su cui la vita mi spinge ad incamminarmi?
Spettatore attento.
Si, mi piace.
Arrivato in vista della ciclopica struttura della palestra, decido di fare un voto. Un voto che devo a me stesso in primis: essere come sono.
So che sembra una scemenza e forse lo è. Molti direbbero: "Ovvio che sei come sei, non puoi fare altrimenti!". Io ribatterei dicendo... dicendo... probabilmente li manderei a quel paese perché io sono così e non sopporto i commenti non richiesti.
Questo nuovo io sarà più risoluto, più fiero e sicuramente più libero.
Perché se finora sono stato ciò che sono stato è perché non sono stato ciò che sono.
Cristo, ma che pensieri faccio?
Però è cosi, mi convinco aprendo un varco nella rete di ferro a destra della palestra ed scivolamdo oltre essa e tra l'erba di una radura incolta.
Ecco, sarò come quest'erba che se n'è fregata di chi ha attorno, del cemento e delle reti di ferro. Lei è cresciuta e adesso balla al ritmo del vento e sotto la luce della luna. Se ne fotte di me che la attraverso e ricopre subito il passaggio alle mie spalle. Mi accompagna, nascondendo il terreno più umido, dove cresce più rigogliosa, e mostrandomi una stretta via inaridita dai passi di qualcuno passato prima di me.
Ed io seguo obbediente la via che la notte mi mostra, senza fiatare, senza lamentarmi, fino in fondo, fino alla fine, fino a due alti platani che si adagiano su una spessa cancellata in ferro divelta.
Mattoni sgretolati ed edere avviluppate, poi una grande struttura in muratura svetta oltre gli alberi. La luce della luna nascosta da una cupola semisferica non riesce ad illuminare la facciata ma solo un cartello di divieto di accesso mangiato della rugine e dalle intemperie.
Spettatore attento... stupido Aiden.
Ora si che mi sento in un film dell'orrore. Cerco qualcosa attorno capace di essere usato come arma. Trovo solamente una targa incastonata nel pilone di sinistra dell'ormai fatiscente cancello.
Sembra rame a vedersi perché sulla superficie l'acqua piovana ha creato delle fitte e marmoree striature verdastre.
"Osservatorio astronomico Dickerson. 1855"
Fa un certo effetto vedere il proprio cognome accostato ad un rudere.
Cerco nelle tasche.
<< Merda! Il messaggio! >>
Colpa di Fergus. Mi ha distratto con le sue manie di persecuzione e ho lasciato il foglio al pub.
Era terzo o quarto marrone. Destra o sinistra.
Merda. Meno vuoi rimanere in un posto e più il mondo fa di tutto per fartici rimanere. Aiden qui fai la fine del protagonista del thriller.
Inizio a toccare ogni possibile mattone la poca luce della luna mi mostra.
Un rumore.
Un mattone a destra della targa saltella nella sua sede. Con le unghie lo estraggo.
Rimane la sede vuota ma lo spazio è stretto. Il mattone è ruvido sulle mie dita.
Poi qualcosa. Liscio, fragile.
Stesso rumore di stamattina.
Un foglio di carta piegato nello stesso modo.
"È bello ritrovarti."© Giulio Cerruti (The_last_romantic)
Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
STAI LEGGENDO
Confessioni Di Un Badboy | Completa | Prima stesura
JugendliteraturL'aria è fresca qui in California. Mi guardo attorno senza riconoscere nulla. Dio, com'è bello! Niente New York, niente famiglia, niente passato, qualche segreto. Cazzo. Mi siedo sul cofano e accendo una sigaretta. Solo lei, una macchina e i miei...