Capitolo 33 - Tradimento

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<< Volete giocare? E va bene... giochiamo! >>
Devo darle il tempo di arrivare da Fergus. E ora che ci penso si insospettiranno a vederla passare nuovamente vicno alla loro macchina.
Serve un diversivo
La festa è agli sgoccioli. Forse stanno aspettando solo che termini. Avranno intenzione di fare irruzione in casa con il rischio di coinvolgere altri ragazzi della confraternita?
Mi viene in mente solo una soluzione: non è ne la migliore ne la più sicura ma è la sola a cui riesco a pensare.
Salgo in camera per afferrare giacca e chiavi della macchina.
<< Ehi Aiden! Festa mitica che me sempre! >>
Già... epico anche il finale.
Ora basta scappare.
Non mi importa dove o come. Prima di tutto lo devo a me stesso, a ciò sento e ciò che ho fatto e che continuerà a perseguitarmi se non chiudo i conti oggi stesso. Non è una brutta serata in fondo.
Ingrano la retro.
Eliot mi urla dalla finestra dove sto andando.
La verità è che non lo so neppure io. Ora sono solo una cazzo di esca appesa all'amo. E non so se sia mai esistita un'esca che volesse essere mangiata.
Io lo spero, per non insospettirli e farli allontanare da qui.
Missione suicida? Sicuro. Ma sarà l'ultima. E se non ora quando?
Esco sgommando dal vialetto della confraternita, facendo più rumore possibile.
Sono di fronta a me.
Accendo i fari facendoli lampeggiare ed illuminando una vecchia "El Camino".
Vediamo se mi notate adesso.
Faccio fumare i copertoni sull'asfalto disegnando un semicerchio perfetto. La strada di fronte a me non esiste.
Guardo solamente nello specchietto posteriore.
<<Dai! Forza! Seguitemi! >> urlo nell'abitacolo sperando di farmi sentire. <<Siete o non siete venuti qui per me? >>
E sembrano cascarci.
Iniziano a muoversi, lentamente e a fari spenti tanto da sembrare ancora fermi.
<< Dai cosi! >>
Dieci, venti, trenta miglia orarie. Sobbalzo nei dossi del campus come se stessi facendo fuoristrada.
E abboccano all'amo. Aumentano la velocità anche loro.
Ora è tutto nelle mani di Stephanie che a dire il vero conosco a malapena. 
La guardia all'ingresso mi urla qualcosa, forse di rallentare. Anche loro gli sfrecciano davanti. Probabilmente ora sta chiamando la polizia.
Sempre meglio.
Le ruote mordono circa mezzo chilometro.
Non mi stanno inseguendo. Non vogliono raggiungermi tenendosi a distanza. Circa cinquanta metri sulla Main svoltando a sinistra.
Forse a quest'ora si stanno chiedendo dove sto andando. O per meglio dire dove li sto portando. A quest'ora Stephanie sarà sicuramente arrivata al pub e Fergus avrà sicuramente iniziare i preparativi per accoglierli.
Ne sono certo. O almeno lo spero. È troppo vecchio per non capirlo.
Passano i minuti e a quest'ora si saranno accorti che sto girando in tondo. Probabilmente staranno discutendo se venirmi a prendere adesso o quando mi fermo.
Ci siamo. Il pub sulla sinistra.
Accosto sulla destra nell'unico parcheggio disponibile.
Apro la portiera sentendo il rumore del loro motore farsi più alto, più forte, più ringhiante di rabbia.
Non faccio in tempo ad attraversare la strada che loro sono già a venti metri da me, tagliandomela ed impedendomi di entrare nel pub.
<< Merda! >>
Giro dietro la macchina velocemente aprendo la portiera posteriore. Abbasso il sedile e finalmente la trovo.
Nel bagagliaio la piccola borsa di cui Francesca era tanto curiosa.
La afferro nel momento esatto in cui sento aprire le loro portiere. Dietro di me un vicolo proprio di fronte al Pub.
Così vicino eppure così lontano.
Cristo! Spero che Stephanie abbia fatto in tempo ad avvertire Fergus.
Corro nel buio del vicolo gettando a terra la borsa vuota.
Mi hanno sempre detto che se sfoderi un'arma devi essere pronto ad usarla. Loro le avranno. L'ho comprata per essere più sicuro, cosa che però non sta avvenendo.
Il metallo del carrello della leggera pistola trema il ritmo del mio cuore. Me la ricordavo più pesante.
Mi nascondo dietro un cassonetto dell'immondizia.
E aspetto.
Passi in lontananza. Sempre più vicini. Ombre che si allungano. Sanno che sono qui.
E se mai avessi qualche dubbio uno di loro, che individuo come il capo, me ne dà la certezza.
<< Aiden! Aiden Dickerson! O forse dovrei chiamarti Aiden Cobb? Non sei stato tanto bravo a mantenere la copertura! E ora è arrivato il momento di pagare! >>
Cazzo... non mi ricordo neanche se ho tolto la sicura!
E mi trovo di fronte a un bivio: o inizio a sparare io, o mi giustiziano loro.
<< Volete venire bastardi? Vediamo come va a finire! >>
<< Pensi davvero che quella Colt ti salverà? >> domanda un altro con un'inflessione ispanica. << È stato un grave errore lasciare  armi incustodite nel bagagliaio! Credi davvero che non sapessimo della pistola? Fossi in te controllerei il caricatore prima di puntarcela contro. >>
Cazzo.
<< Leggera vero? Ora sei di fronte a un bivio puoi decidere se morire qui stasera come un ragazzino facendo finta di avere una pistola carica, oppure venire con noi molto tranquillamente e non ti sarà torto un capello finché non arriviamo a New York! >>
Già e poi? Cosa dovrei asp...
Una mano mi afferra alle spalle stringendomi forte sulla bocca e le guance.
Merda! merda! Ecco ora è davvero finita.
Come ho fatto a farmi fregare così alle spalle.
La pressione della mano aumenta.
Rumore di metallo all'interno di una canna. Lentamente attendo che anche gli altri arrivino nonostante quello che sembra il capo continui a parlare.
Ma la mano si allenta. Con cautela.
<< Ssst! >>
Mi fa segno mimando il suono con un dito sulla bocca sussurrandomi nell'orecchio.
Fergus. Cavolo se sono contento di vederlo.
Mi guarda e io ricambio. Mi strizza l'occhio prima di dirmi qualcosa di strano e inaspettato.
Prima di dire.
<< Mi dispiac... >>
Un fischio prolungato rimbalzarmi tra le orecchie. Neppure la fine di quella parola. Un dolore mi pervade la base del cranio.
E gli occhi mi si chiudono.

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

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