Guardo. Leggo. Osservo. Aspetto.
Come un vulcano. La superficie fumante, le profondità in ebollizione.
L'ultimo tiro della mia sigaretta.
Ho scoperto che il cielo diventa noioso se guardato per tre ore di fila. Non importa quanto ti sforzi a disegnare forme che non esistono su ignare nuvole.
Spengo la sigaretta.
Guardo. Leggo. Osservo. Aspetto.
Manichino in balia di un potere non mio. Mi domando di chi sia. Della mia follia o del mio destino? Qualcosa su cui, comunque, non ho il controllo.
Un pacchetto di sigarette fin troppo leggero per i miei gusti.
Lo rovescio. Qualche pezzettino di tabacco e nulla più.
<< Cazzo! >>
Sempre il destino che mi consiglia che per oggi ho fumato troppo.
Merda, stamattina era pieno.
Mi chiedo cosa voglia da me. Non il destino. Mi chiedo perché lì e non in qualsiasi altro posto, ora che la recita è conclusa.
Lì dove tutto è iniziato e tutto finirà.
Il solito accendino. Un altro pezzo di carta.
Il sole che si chiude lentamente come una palpebra assonnata. Il tramonto è vicino.
Il tatuaggio sul mio polso che consiglia sempre la solita cosa.
Gli do retta.
Un odore dolciastro si sprigiona dalla punta della fiamma mentre le ultime parole prendono fuoco.
Passo in rassegna i pro e i contro.
Tra i primi c'è sicuramente il fatto di essermi rasato la barba dopo una settimana ed essere uscito a prendere un po' di aria.
I secondi impossibili da contare tutti.
Allora perché sono uscito? Forse perché mi sono convinto del fatto che debba essere lei a parlare in questo caso. Perché per una volta non dovrò spiccicare parola, starò zitto e dovrà essere Francesca a dare spiegazioni per giustificare le proprie azioni.
Non mi interessa chi, come o dove... e neanche perché. Mi sono rassegnato al fatto che non riuscirò mai a sfuggire al mio passato.
Quello che voglio sapere è solamente come cazzo le è venuto in mente di architettare una cosa tanto complicata per una cosa così semplice: farmi soffrire.
Nella mia mente ho già visualizzato la scena, tutto per filo e per segno, come in uno di quei film drammatici in cui silenzi sono tre quarti del film stesso.
La osserveró in silenzio ed imparerò una volta di più che fidarsi della gente è sempre sbagliato. E allora sì che a quel punto il vulcano esploderà.
O forse no, forse riuscirò ad assorbire il colpo ed accettare una dura lezione.
Il messaggio bruciato resta ancora nell'aria e nella mia testa.
Il sole si tuffa chissà dove ed il momento è arrivato.
Cammino lentamente. Una voce dentro di me mi dice che sono ancora in tempo a tornare indietro e non darle soddisfazione di presentarmi convocato.
L'altra parte consiglia che questo sia l'ultimo sforzo, l'ultima umiliazione per tornare a ciò che ero, a ciò che conosco.
Supero la rete in ferro. Le sterpaglie si aprono al mio passaggio a consigliarmi che la seconda opzione è la migliore.
Se mi guardo indietro mi sembra tutto surreale. E più ci provo e meno riesco a ricordare. Come un film davanti ai miei occhi, scorre senza soluzione di continuità. E mi rassegno a non avere un telecomando per tornare indietro.
Gli alberi che nascondono l'osservatorio mi accolgono con un leggero fruscio tra le fronde provocato dallo stesso vento che socchiude il cancello con un cigolio.
Le edere quasi si ritraggono ad ogni mio passo. Un addio più che un arrivederci.
Anche i detriti che bloccavano l'entrata sembrano essersi sposati forse più per pietà che per gentilezza.
Salgo la scala spinto da una strana forza o voglia di chiudere questo paragrafo della mia vita.
Il corridoio sembra più corto.
Guardo l'orologio. Sono in perfetto orario.
Scosto la porta. Il vento l'ha chiusa.
Il vento ha portato anche qualcosa di inaspettato.
<< Mi ha fatto male vedere la cenere dei nostri messaggi. >>
Gambe incrociate, schiena dritta, felpa grigia e cappuccio in testa.
<< E mi ha fatto pensare. No, ricordare in realtà. >>
Piccole macchie di sangue sulla schiena di quella figura seduta sulla coperta.
<< Ricordare tutto quello che c'è stato, le mie paure, i miei sbagli, ai "perché" di tutto questo, alle cause di "noi". >>
Una voce che non riconosco. Mi chiedo dove sia davvero finito.
<< E sono arrivata alla conclusione che non esistono risposte lunghe per domande corte. Cosi come non esistono scuse lunghe per colpe ancora più grandi. >>
Lentamente, in piedi di fronte a me. Il cappuccio scivola sulle spalle.
<< Perché l'idea di non parlarti più fa molto più male del continuare a nascondermi. >>
Occhi verdi bordati di oro.
Il viso trova la sua luce.
Ed io con lei.
<< Cassy. >>© Giulio Cerruti (The_last_romantic)
Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
STAI LEGGENDO
Confessioni Di Un Badboy | Completa | Prima stesura
Novela JuvenilL'aria è fresca qui in California. Mi guardo attorno senza riconoscere nulla. Dio, com'è bello! Niente New York, niente famiglia, niente passato, qualche segreto. Cazzo. Mi siedo sul cofano e accendo una sigaretta. Solo lei, una macchina e i miei...