Capitolo 57 - Insieme

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Un secondo.
Un leggero battito d'ali. Il tempo di chiudere gli occhi, riaprirli pregando non sia un sogno.
Non la trovo più davanti a me. Ma tutto attorno.
Un abbraccio in cui quel secondo perde significato, in cui un minuto o un'ora non hanno alcuna difformità.
Come era già stato, le mie braccia a mezz'aria si posano dove il sangue ricorda tutto ciò che è già avvenuto.
In maniera strana, sicuramente, ma non meno vera.
E le domande sul perché o il come vengono fagocitate dal suono di quei singhiozzi che chiedono perdono.
Ma perdono di cosa?
Perdono perché ci siamo ritrovati?
Perdono perché in fondo l'ho sempre saputo?
Sempre saputo di non aver mai smesso di amarla?
Mi chiedo se chiunque altro al posto mio si comporterebbe diversamente. Non mi importa.
Questi siamo noi, nonostante gli anni, nonostante noi. È servito solo uno sguardo per lasciarsi tutto alle spalle, per ritrovare quello che eravamo e chi pensavamo di aver perduto.
Senza distanza alcuna.
Me lo sono sempre sognato proprio così. Solo adesso capisco che il tempo può essere una distanza assolutamente colmabile forse più della distanza stessa, soprattutto se il passato non è mai diventato tale.
Cassy è sempre rimasta com'era.
Mi stringe ancora più forte.
Io sono rimasto con lei.
Chiudo gli occhi immergendomi in lei. Dove ci siamo lasciati o dove non ci siamo mai perduti. In quelle stelle che da noi sembravano tanto lontane e che adesso ritrovo nei suoi occhi.
Penso all'impossibilità di tutto ciò, quanto tutto questo sembri parossistico e irreale.
Ma non importa.
Preferirei morire adesso piuttosto che rivivere il passato senza lei.
Tra le lacrime mi dice che le sono mancato. Le rispondo che non sono mai andato via.
Sì scusa una volta in più. Le rispondo che sarei dovuto essere io.
Ancora singhiozzi.
Le dico di sperare che queste sue lacrime siano di gioia. Non risponde.
Non è cambiata di una virgola. Anche da ragazzina odiava dire di no e che quindi piuttosto preferiva il silenzio. Glielo dico.
La sento ridere e chiedermi se abbia mai pensato a lei. Le confesso di averla sognata.
La prego di promettermi che tutto questo non sia uno stupendo sogno.
Ammette che anche lei mi ha sognato.
Il profumo dei suoi capelli è lo stesso.
Per un istante penso che sia abbastanza e allento l'abbraccio. Mi fa capire che non vuole.
Le sussurro che in passato questo abbraccio mi ha salvato. Che allora, come adesso, è arrivata in un momento della mia vita in cui più avevo bisogno di una guida. Quando la solitudine morde di più e il futuro è più sfuocato.
Si scosta leggermente dal mio petto guardandomi negli occhi.
Ora sì che credo di morire.
Odio quello che mi ha fatto. Ma in quell'oceano di lacrime in cui gli occhi sono persi, annegati. Li guardo come dentro una lente di ingrandimento. Enormi, chiedono perdono per ogni cosa.
Chiedono le mie labbra.
Le spiegazioni arriveranno. Non ho mai avuto timore fosse qualcosa non dipeso da lei. Nessuna domanda, nessuna risposta.
Ancora noi, una volta ancora.
Sempre più vicini.
In punta di piedi, mi sfiora appena. Labbra contro le mie. Tutto attorno, come siamo adesso come siamo stati sempre.
Come in quell'oceano e quelle stelle. Come la notte che li unisce senza confini, senza distinzioni.
E l'uno si tuffa nell'altro.
Il sale del mare. Il sale delle lacrime.
Ancora ed ancora.
Infiniti istanti spingono avanti il tempo. Per tutto il mondo, tranne che per noi.
Il suono del mio cuore tra le sue labbra. La mia mano sulla sua nuca. La preghiera di non scappare di nuovo.
Le sue mani sulle mie guance. La risposta che lei è qui per rimanere.
Di nuovo veloce e ritmato. Il sangue spinge veloce se stesso ed il respiro con lui.
Qualche millimetro. Si scosta. Mi dice che è sbagliato. Che non possiamo farlo. Che deve parlarmi.
Mi tuffo di nuovo in quel mare che è lei.
Ci sbilanciamo. Cadiamo sulla coperta.
Senza dolore sappiamo cosa sta per accadere.
Lo vogliamo e, sbagliato oppure no, l'osservatorio una volta in più rimane a guardare.

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

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