Capitolo 2.

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Gettai lo zaino che mi era stato dato poco prima, per terra; mi lanciai sulla sedia e misi i piedi sul banco, per poi mettere le braccia dietro la testa e appoggiarmi sul muro.

"Bene... le porto un aperitivo?" — disse una donna entrando in classe al suono della campanella, che deducevo essere la mia professoressa di biologia.

"A dire il vero lo gradirei. Avete il gin tonic qua?" - dissi.

La classe scoppiò a ridere, ma io, invece che unirmi all'ilarità del momento, continuai ad osservare quella donna, allucinata dalla mia risposta.

"Lei dev'essere la nuova arrivata... vedo che c'è molto lavoro da fare. Perché non comincia col presentarsi, magari?" — disse con aria già snervata, sedendosi nella cattedra su cui ripose una specie di segnaposto con soscritto "sig.ra Evans".

Mi alzai e raggiunsi l'altezza della cattedra.
Stavo per cominciare a parlare, quando, qualcuno aprì la porta.

Era una ragazza piuttosto bassa dai capelli blu, piena di collane, bracciali e tatuaggi finti, probabilmente disegnati con l'henné.
Aveva due occhi oceanici che andavano dal verde acqua all'azzurro.

E notai che subito si poggiarono su di me.

"Vedo che non impara mai, Eilish" — disse Evans — "vada a sedersi vicino alla nuova. E quante volte le ho detto di non scriversi addosso?".

Lei, "Eilish", continuava a fissarmi quando, senza rispondere alla professoressa, si girò e andò a sedersi nel posto di fianco al mio.

"Bene. Adesso può iniziare." - aggiunse l'insegnante, infastidita ma, in un certo senso, abituata alla reazione della ragazza.

"Vabbè non so cosa dire... diciamo che mi chiamo Kimberly e vengo dalla California." - dissi, aspettando che la Evans mi dicesse cosa fare o se, magari, dovessi aggiungere altro.

"Sarà dura." fu l'unica cosa che esclamò, aggiungendo un profondo sospiro al tutto.

"Eh già." dissi io sottovoce per non farmi sentire, anche se, a giudicare dalle risate che riuscii a sentire in lontananza, qualcuno mi aveva sentito.

A quel punto decisi di ritornare a posto e mi sedetti nella stessa posizione che avevo assunto prima di essere chiamata alla cattedra.

Passarono circa 5 ore di lezioni ininterrotte e alquanto noiose, anche se, tra un'ora e l'altra, c'erano 15 minuti di pausa nei quali fui rivolta la parola da tutti e cominciai a sentirmi l'anima della classe.

L'unica persona che non mi aveva degnato di uno sguardo oltre quello di prima era lei, la mia nuova compagna di banco.

"Allora miss chiacchierona, tu sei?" - le dissi per rompere il ghiaccio mentre stavamo per lasciare la classe e andare in mensa.

"Che, non hai sentito prima?" - disse lei con aria arrogante.

"Da quando Eilish è un nome?"

Lei lanciò gli occhi al cielo e continuò a sistemare lo zaino per lasciare l'aula.

"Va bene tesoro, quando sarai in vena di parlare fammi un fischio che dovremmo stare sedute vicine per un bel po'. Ora vado. Ciao Eilish." - conclusi andandomene, rimarcando il suo cognome e sentendo così il suo sguardo bruciarmi la nuca.

E alla fine non più.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora