Mi svegliai da quel sonno circa due orette dopo.
Erano le sette, e proprio a quell'orario mi sarei dovuta trovare nella mensa."Oh no..." - esclamai fiondandomi giù dal letto.
Senza darmi una sistemata e neppure cercare il telefono aprii la porta e cominciai a dirigermi a passo svelto verso la mensa.
"Finalmente sei qui. I tutori ti cercavano, penso abbiano fatto rapporto alla preside." — affermò Diana, spostandomi la sedia che lei, Pascal, Simon e Ana mi avevano tenuto.
"Facciano quello che gli pare. Stavo dormendo, non ho avuto tregua da quando sono arrivata." - dissi, restando tranquilla.
"Vabbè non importa, credo che capiranno.
Piuttosto, cos'è questa storia di Chicago?" — mi chiese Pascal."Diana già ha spifferato tutto?" - dissi, gettandole un'occhiata.
"Quindi? Cosa succede?" — Pascal si aggiunse al discorso.
"Nulla, mi ha chiesto di andare con lei alla festa. Ho accettato, ma sto iniziando a pensare di non andarci."
"E perché mai?" — dissero Ana, Simon e Diana all'unisono.
"Prima che mi addormentassi mi stava scrivendo Billie e mi ha detto che quel giorno avremo un progetto di bio da fare. Sinceramente non so a che ora finiremo e non ho voglia di stressarmi."
"Ma dai! Non puoi saltare questa festa. Credo sarà l'unica che faremo per tutto l'anno.
Pensaci bene, poi informami che casomai invito io Chicago." — scherzò Pascal, anche se in realtà era serissimo.Proprio in quel momento la porta della mensa si aprì ed entrò tutto il gruppetto di Billie, Chicago compresa.
"Parli del diavolo..." disse Simon.
Billie che era davanti a tutti loro, a mo' di "capobanda", mi guardò e mi fece un semi-occhiolino.
A questo punto si avvicinarono anche tutti gli altri e dopo un po', fu il turno di Chicago.
Non appena mi vide volle raggiungermi, mentre gli altri dei suoi prendevano i posti."Kim che fine avevi fatto?!" — disse la brunetta, piuttosto agitata.
"Mi sono addormentata. Sono sveglia letteralmente da dieci minuti." - dissi io, con aria rilassata e tranquilla.
"Ho provato a contattarti per ore!" — continuò.
"Ma che ci posso fare io? Mica sei mia madre." - aggiunsi.
"Kimberly, vedi di non farmi innervosire."
"Problemi tuoi cara." - dissi, del tutto disinteressata.
A quel punto, mentre i miei amici ci guardavano discutere, o meglio, guardavano lei inveire contro di me che restavo perfettamente calma, si avvicinò Billie.
"Chicago forse è meglio se ti vai a sedere." — disse.
"Billie, ti rendi conto che la mia ragazza non mi risponde? Come credi che possa restare calma?" — esclamò.
"La mia ragazza"?
È folle.
Billie ci guardò stranite.
Si girò verso di me come per cercare conferma a ciò che aveva detto poco prima la brunetta.
Infondo lei aveva intuito che Chicago si fosse costruita nella sua testa uno scenario inesistente, ma voleva comunque capirne di più."Chicago ma io non sono la tua ragazza." - continuai - "Andiamo solo alla festa insieme, fine. Chi vivrà, vedrà. Può anche darsi che dopo quel momento ci fidanzeremo, ma ora non siamo niente."
La bruna mi guardò muta.
Billie si tratteneva le risate.
I miei amici ci guardavano interessati come gli spettatori di una soap opera venezuelana.Subito notai che Chicago stava per scoppiare a piangere, quella ragazza non era proprio abituata alle "delusioni amorose".
"Andiamo fuori." - dissi, trascinandola per il braccio fuori dalla mensa.
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E alla fine non più.
Teen FictionKimberly, stronza e senza cuore per nessuno. Billie, ancora di più. O almeno, è quello che si dice. - È la storia di due ragazze in un collegio minorile: una, viene cacciata dalla vecchia scuola e allontanata dalla sua stessa famiglia; l'altra, s...