Capitolo 40.

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"Hey" - salutai con voce sottile le altre due ragazze non appena Diana mi aprì la porta.

"Sei arrivata," — esclamò una delle due — "che volete fare?"

"Fa lo stesso, decidete voi."

"Billie verrà?" — chiese la biondina.

"Non lo so, non l'ho sentita ancora." — affermò Chicago, pensierosa — "Volete che la chiami?"

"Non importa, se verrà ok, altrimenti ok comunque." - ironizzai, anche se nelle mie parole c'era un po' di fastidio.

Neanche ebbi il tempo di finire la frase che Diana mi si avvicinò cautamente, spostandosi col fondoschiena da una parte del letto dov'eravamo sedute all'altra, mentre Chicago riordinava del materiale scolastico che la proprietaria della stanza aveva lasciato caoticamente sulla scrivania.

"Ehi." — mi sussurrò.

"Ehi Beyoncé." - risposi, facendo ironia sul fatto che Diana si sentisse sempre e comunque una diva, in ogni occasione.

"Guarda che si vede lontano un miglio che ti dispiace che Lei non sia venuta." — mi mise una mano sulla spalla — "Puoi dirmi tutto, lo sai."

"Ma che devo dirti? Non m'interessa che non sia qui, è un pigiama party del nostro gruppo di amiche e lei non ne fa parte." - mi alterai - "Ti ripeto, tra me e Billie non c'è niente se non amicizia, smettila di insistere."

"E va bene" — continuò sospirando — "ho afferrato."

Un paio d'ore dopo, verso le undici e mezza circa, mentre Diana e Chicago erano in lacrime davanti alla soap opera che stavamo vedendo ed io ero disinteressata e distratta col mio cellulare, qualcuno bussò alla porta.

Diana si asciugò rapidamente le lacrime e mi lanciò un'occhiata come a far intendere 'è lei, ne sei consapevole?'

La fulminai.

"Hey ciao, scusate il ritardo." — disse timidamente la ragazza dai capelli argentati sull'uscio della porta che portava uno zaino in spalla.

"Figurati, non c'è problema. Entra."

Mi voltai dopo qualche secondo per non far sembrare che il suo arrivo mi avesse colpito più di tanto e mi alzai.

"Hey, non ci speravo più." — la bruna la salutò con il pugno.

"Sono stata un po' impegnata." — alluse palesemente a una scopata cercando di attirare la mia attenzione.

"Ciao stupenda." — mi si avvicinò e mi baciò su una guancia.

"Ciao anche a te." - le sorrisi.

"Quindi?" — riaccese le luci la proprietaria della stanza — "Che vogliamo fare?"

"Sicuramente basta TV per oggi, avete dei gusti pessimi e ve lo ripeterò altre mille volte." - lamentai.

"Allora giochiamo?" — propose Chicago.

"A cosa?"

"Obbligo e verità"

"Mamma mia come siete originali!"

"Oh tesoro, non lamentarti sempre." — scherzò la ragazza di fianco a me.

Gettai gli occhi al cielo e non mi ci volle molto a capire che la scelta di quel gioco non era casuale.

"Allora iniziamo." — continuò Diana — "Chicago, obbligo o verità?"

"Verità."

"Hai mai tradito Pascal?"

Chicago, che nonostante fosse dalla pelle scura, arrossì.

"Si."

"Cosa?!" - ci alzammo di scatto io e la bionda, sconvolte da quella rivelazione.

"È successo settimana scorsa," — sospirò fermandosi un attimo — "con Costa."

"Rodrigo Costa?!?" — urlò Diana, quasi contenta per la conquista di Chicago. — "Bella presa sorella!"

Le due si diedero il cinque, Billie scoppiò a ridere ed io ero sempre più confusa.

"Ma quello di ventiquattro anni?"

"Si."

"Ora state insieme?"

"No, è stata solo una scopata per ora." — si incupì nuovamente — "Ma dopo questa lascerò Pascal. Non è giusto."

Allungai la mia mano sulla sua come a supportarla è così fece Diana.
Tutto ciò sotto gli occhi interessati di Billie.

"Ok, proseguiamo." — disse la ragazza dai capelli argentati — "Diana, obbligo o verità?"

"Anch'io verità."

"Sei mai stata innamorata di qualcuna tra le presenti? Se si, fai il nome." — domandò Billie, con aria di sfida.

"Si"

Billie fece un ghigno soddisfatto.
Nella stanza calò un silenzio agghiacciante.

"Di Kimberly."

E alla fine non più.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora