Capitolo 17

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"Non so più da quanto tempo sono chiusa qui dentro. L'unica cosa che riesco a ricordare e che stavo aspettando Becca davanti alla caffetteria di Ines e poi i miei ricordi sono molto confusi.

Non so chi siano e neanche cosa vogliono da me. Ho provato all'inizio a ribellarmi ma questo ha avuto delle conseguenze.

Riesco finalmente di slegare i miei polsi, l'ultima volta che quel uomo è venuto per portarmi l'acqua ha dimenticato di chiudere a chiave così mi alzo di fretta da terra dirigendomi verso la porta e la apro lentamente guardandomi intorno.

Davanti a me c'è un lungo corridoio così a passi incerti inizio a camminare piano cercando di fare più piano possibile nella speranza che nessuno mi senta. Trascino lentamente la mia gamba ma sento troppo dolore grazie alla ferita che mi ritrovo. un profondo taglio al interno coscia da dove esce un sacco di sangue.

Riesco finalmente a intravedere una porta in fondo al corridoio e quando arrivo davanti ad essa afferro la maniglia ma non faccio in tempo a scappare perché qualcuno afferra i miei capelli tirandomi all'indietro per poi spingermi a terra facendomi sbattere la testa.

Un forte urlo lascia la mia bocca. Sento la testa pulsare e di istinto mi porto una mano dietro la nuca sentendo qualcosa di umido nei capelli.

<Dove credi di andare? Non ho ancora finito con te> ringhia contro di me mentre inizia a picchiarmi tirandomi calci all'addome. Cerco di farlo smettere, urlo mentre chiedo aiuto ma nessuno mi salverà mai, sono giorni che continua a torturarmi ed io mi sento stanca, stanca di sopravvivere. Non ho più forze per lottare, non ho più forze per ribellarmi così l'unica cosa che faccio è lasciarmi andare.

Porto lo sguardo rivolto verso l'alto e l'unica cosa che riesco a dire prima di perdere i sensi e " Perdonami"

<Avanti Ariel apri gli occhi dannazione. Forza tesoro ci sono io apri gli occhi> la voce di Becca arriva ovattata alle mie orecchie mentre continua a scuotere il mio corpo.

<Non respiro> riesco a dire solo questo mentre mi porto una mano al petto nella speranza di fare sparire questo peso che sento nei polmoni.

<Forza tesoro fallo per me, fai dei lunghi respiri> continua ad incitarmi Becca ma per quanto mi sforzo non riesco a fare entrare l'aria. Sento Becca urlare, qualcun altro parlare, il mio corpo viene strattonato di continuo ma io sembro come bloccata, intrappolata in un limbo senza poterne uscire.

Non so quale peccato io abbia commesso per meritarmi tutto questo dolore, tutta la cattiveria che ho dovuto subire. Sono stata picchiata, legata e accoltellata e ad oggi non ho mai scoperto chi è stato a fare una simile brutalità. Anni di indagini non hanno portato a nulla di concreto. La polizia aveva sospettato che chi mi aveva rapita lo aveva fatto solo per chiedere dei soldi in cambio, in fin dei conti sono la figlia di un ricco imprenditore, parole della polizia. Le supposizioni sono rimasti solo dei sospetti, pensieri buttati lì a caso solo per concludere il mio caso perché ogni pista era un vicolo buio senza portare a nulla di spiegabile.

<Ti prego principessa riprenditi> la voce straziata di Axel riesce a riportarmi alla realtà mentre con la mano sfiora dolcemente la mia guancia.

<Axel> sussurro a malapena il suo nome mentre cerco di regolazione il mio respiro affannoso. Il mio corpo è scosso da un continuo tremolio mentre nel petto il cuore sembra di aver fatto una maratona per la forte velocità con cui batte.

<Ci hai fatto prendere un colpo ragazzina> ridacchia in modo nervoso Axel mentre mi guarda. I suoi occhi sono tristi e al contempo posso leggere la preoccupazione nel suo viso, la stessa che vedo anche nei occhi le Becca, Damian e che ci fa Rocky qui? Anzi cosa ci faccio nella mia camera a casa di Becca, no che per me fossi un problema ma non riesco a capire cosa faccio qui, cosa fanno tutti qui.

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