Capitolo 19

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C'è una cosa che la vita mi ha insegnato, dopo le bastonate, dopo le ricadute, dopo il dolore, dopo tutto quello che ho subito, da sempre praticamente, ho capito una cosa, nella vita se non vuoi restare fregata, devi fregare ma soprattutto te ne devi fregare. Ho capito che le persone, soprattutto quelle che mi stanno più vicine, vivono per vedermi spezzata, loro godono per la mia sofferenza. Il primo esempio che mi viene in mente è proprio colei che per troppo tempo ho chiamato madre, lei decisamente trionfa quando mi vede stare male, sin da piccola, anche se non ho mai capito perché mi odia, e potrei anche continuare, nominando praticamente la maggior parte delle persone che conosco e che preferiscono vedermi stare male, però c'è ne una in particolare, una persona che cerca di distruggermi. Ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini, ed io, questo l'ho capito troppo tardi.

<Posso sapere dove sei stata? Ho provato a chiamarti innumerevoli volte senza mai ricevere una risposta da parte tua.> sbotta arrabbiata Becca dopo avermi fatto entrare in casa sua.

<Diciamo che ho dovuto sistemare un paio di cose> resto sul vago mentre mi dirigo in cucina a passi felpati.

<È sarebbe? Si può sapere cosa stai cercando di fare?> sbotta nuovamente contro di me mentre osserva ogni mio movimento.

<I calici Becca, ci servono per festeggiare> strillo come una pazza mentre mi alzo sulle punte dei piedi cercando di afferrare i calici che sono rimessi sulla mensola, troppo in alto per me.

<Festeggiare cosa?>

<Oh, questo lo saprai più tardi.>

<C'è qualcosa che devo sapere? Non è che sto per diventare zia e non..merda> il bicchiere mi cade dalle mani provocando un forte chiasso mentre il vetro si rompere in mille pezzi.

<No> è l'unica parola che esce dalla mia bocca mentre mi abbasso per cercare di pulire il casino che ho appena combinato.

<Ariel>

<Non è niente Becca, mi prenderesti il cestino, devo buttare il vetro prima che qualcuno si faccia del male>

<Tesoro>

<Dico sul serio Beks, lo sai che non sopporto vedere il sangue e prima che ci facciamo del male è meglio disfarci di questo vetro> ridacchio nervosa mentre cerco di fare attenzione, veramente non voglio tagliarmi.

<Guardami tesoro> sento la mano di Becca sfiorare la mia spalla mentre mi incita nuovamente a guardarla.

<Sto bene Becca> sussurro piano mentre alzo la testa rivolgendole un piccolo sorriso per tranquillizzarla. I suoi occhi sono fissi su di me, cercando di esaminarmi, cercando di capire se quello che ho appena detto fosse la verità.

<Questi devono essere i ragazzi> penso ad alta voce dopo aver sentito il campanello di casa suonare.

<Apro io> grida Becca entusiasta, se sapevo che dava di matto per aver invitato anche il suo ragazzo di sicuro non lo avrei fatto. Dato che è il suo ragazzo, lo avrebbe invitato lei di sicuro, la mia coscienza come sempre si beffa di me, dandomi del ignorante.

<Cosa è successo qui dentro?> chiede con tono preoccupato Rocky una volta entrato in cucina.

<Mi è caduto un bicchiere> rispondo in modo pacato facendo spallucce. Dopo aver finito di pulire per bene tutto il vetro mi lavo le mani per poi afferrare la bottiglia di champagne che ho portato con me.

<Posso sapere cosa stai cercando di fare?> ringhia contro di me il mio amico. I suoi passi si muovano nella mia direzione e quando finalmente si trova davanti a me mi guarda preoccupato.

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