Capitolo 18

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Questa notte non ho dormito affatto, non sono riuscita a chiudere occhio neanche per qualche minuto. Gli andamenti che sono avvenuti nei ultimi giorni mi hanno stravolta tantissimo e quando penso che tra poco dovrò incontrare mia sorella sul posto di lavoro mi assale l'ansia, forse più che ansia quello che provo in questo momento è rabbia.

Non si può sfuggire per sempre Ariel, prima o poi i problemi vanno affrontati. Cosa succede però quando i problemi vengono causati da quella che dovrebbe essere la mia famiglia? Papà ha fatto un grande sbaglio permettendo a mia sorella di lavorare in azienda, non la voglio la, così come non la voglio come segretaria di Axel. Non ha finito neanche gli studi, non sa niente di marketing oppure di economia, come potrebbe esserci d'aiuto? Un lamento di frustrazione esce dalla mia bocca mentre sposto la coperta scendendo dal letto. La devo smettere di pensare altrimenti il mio cervello potrebbe esplodere da un momento all'altro, l'unica cosa che devo fare è cercare di capire perché ha preso questa decisione.

<Tesoro> la voce di papà interrompe i miei pensieri facendomi accigliare. Sento i suoi passi farsi sempre più vicini, ma io non ho il coraggio di spostare lo sguardo su di lui, resto ferma sulla mia sedia con gli occhi incollati al monitor.

<Dobbiamo parlare Ariel, non puoi evitarmi per sempre> oh papà se fossi per me andrei in un posto lontano da tutti voi, ognuno mi ha delusa in un modo o nell'altro. Alzo finalmente la testa mentre a pochi metri da me trovo la sua figura intento ad osservarmi, più che altro sembra che mi stesse esaminando. Sospiro profondamente cercando di non dare di matto, anche volendo non ho le forze di lottare, non con lui.

<Dimmi papà> il tono della voce resta fermo ma allo stesso tempo aspro.

<Ti sei sposata> sussurra tristemente mentre fissa l'anello che ho al dito.

<Fammi il favore di arrivare dritto al punto papà. Mi sono sposata per colpa tua e questo lo sai benissimo. Sono stata costretta, di sicuro di mia spontanea volontà non avrei fatto una cosa del genere quindi evita di fare questa faccia da cane bastonato e dimmi per quale motivo sei qui> sputo in modo duro. I suoi occhi si sgranano ad ogni mia parola mentre mi fissa incredulo. Non mi sono mai permessa di mancarli di rispetto e mi rendo conto che questo mio comportamento lo possa turbare.

<Anais inizierà a lavorare in azienda da oggi> la sua voce autoritaria non omette discussioni mentre mi guarda in modo serio.

<Certo papà, la figlia prediletta ha sempre le porte aperte.> vorrei cambiare frase ma mi contengo, infondo davanti a me c'è sempre mio padre. Io ho dovuto guadagnarmi tutto nella vita, sin da piccola, anche il posto nella recita quando andavo alle elementari, invece per mia sorella tutto è stato semplice e servito perché ogni cosa che lei desidera la otteneva, sempre, senza un minimo sforzo.

<Infondo ha il diritto anche lei> farfuglia mentre a me viene da ridere.

<Ciao papino> la voce stridula di mia sorella arriva in modo fastidioso alle mie orecchie mentre il rumore dei suoi tacchi risuonano per tutto l'ufficio.

<Ariel> sputa in modo acido il mio nome mentre si siede sulla poltrona davanti a me dall'altra parte della scrivania.

<Stavo giusto informando tua sorella che da oggi inizierai a lavorare con noi> mio padre sorride in modo gentile mentre guarda Anais con amore. Dov'è finito l'amore che avevi nei miei confronti? Vorrei tanto chiederglielo ma forse ho paura di sentire la sua risposta, così resto in silenzio.

<Oh non vedo l'ora di lavorare con il mio Ax..>

<Mio! Mio marito Anais.> scandisco bene l'aggettivo in modo possessivo, infondo lui è mio. La faccia di mia sorella cambia, il sorriso che fino ad un attimo fa aveva sulle labbra svanisce all'istante mentre il suo sguardo diventa cupo, arrabbiato.

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