Capitolo 26

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Sono giorni che sono chiusa in questa stanza di questo maledetto ospedale. Lo odio cazzo, i camici bianchi dei dottori, questi macchinari che urtano il mio sistema nervoso per colpa del rumore che continuo a sentire, il letto troppo scomodo, il cuscino troppo duro, questo odore di disinfettante orribile che continua a darmi voltastomaco, e il mangiare. Oh quello fa veramente schifo e per quanto io ultimamente non sono stata una buona forchetta in questo momento vorrei proprio una bella pizza, come ai vecchi tempi.

Sono stanca di stare qui seduta senza poter fare niente e per una come me che impegnavo le giornate a risolvere i miei problemi tragici ora mi sento una buona a nulla. Sono costretta, sotto la raccomandazione del medico di restare a letto con tutto che i parametri sono buoni. Sono stati giorni difficili per me, superare la convalescenza è dura, soprattutto nel mio caso dato che praticamente mi hanno aperto il cranio. Sapevo già che la mia situazione fosse critica soprattutto se avessi subito l'intervento, ecco perché si ostinano così tanto per tenermi monitorizzata. Per ora sto bene però la mia situazione potrebbe peggiorare.

Ho dovuto sorbirmi la presenza dei miei amici, tutti i giorni, a qualsiasi ora, per non dimenticare del fatto che non mi hanno lasciata da sola neanche per fare la pipì, proprio snervante. Siamo arrivati ad un compromesso però, un ora al giorno posso restare da sola, o così oppure scappo come l'altra volta e dato che hanno paura di me, hanno accettato e finalmente mi posso rilassare da sola, per i fatti miei.

Chiunque attorno a me ha cercato di fare finta di niente, non perché non importasse a nessuno, so che lo hanno fatto per me per proteggermi cosa che apprezzo veramente ma io ho bisogno di sapere cosa è successo, devo sapere se loro hanno pagato per quello che mi hanno fatto.

<Voglio la pizza> sbotto incazzata. Premo il pulsante che di solito viene usato in caso di emergenza, mettendomi bella comoda, aspettando l'arrivo di qualcuno. Sento un forte trambusto che proviene dall'altra parte della porta, qualcuno che urla codice rosso, posso sentire i passi pesanti delle persone che corrono e poi, poi sobbalzo spaventata quando la porta della stanza viene aperta in malmodo, sbattendo forte.

Mi trovo davanti agli occhi Axel mentre cerca di regolarizzare il respiro affannoso. I suoi capelli sono in disordine, leggermente bagnati, molto probabilmente si è fatto la doccia. I suoi occhi sono puntati su di me, osservandomi per bene come per assicurarsi che io stessi bene e quando finalmente riesce a capire che in realtà non c'è niente che non va sospira sollevato.

<Come si sente signora Diamond?> solo dopo aver sentito qualcuno parlare spezzo questo stato di trance in cui ero caduta intenta ad osservare Axel con la tuta grigia. Merda, qui pantaloni addosso a lui sono decisamente promettenti soprattutto quando mette in bella mostra il suo membro.

<Ariel?> la voce di Axel mi riporta nuovamente alla realtà, facendomi distogliere lo sguardo dal suo membro, che riesco a vedere nonostante fosse vestito. Oh avanti il suo membro è così...contengo ragazza!

<Mh?> mugolo irritata. Alzo lo sguardo vedendo alle spalle di Axel due dottori intento a fissarmi forse increduli.

<Che c'è?> sbotto nuovamente. Insomma che cosa vogliono da me?

<È stata lei a premere il pulsante di emergenza?> chiede Müller, lo stronzo. Ho dovuto sopportare i suoi consigli da 3 anni a questa parte è non sempre siamo andati d'accordo, ma infondo è grazie a lui se sono viva quindi cerco di essere meno stronza.

<Oh già, dato che mi sono ritrovata da sola e non avevo un'altro modo per rintracciare qualcuno ho premuto questo piccolo e insignificante pulsante> risponde in modo pacato facendo spallucce.

<Tu, cioè, ti sembra una cosa normale da fare?> Axel sbotta incazzato mentre Müller si avvicina ridacchiando. Ormai anche lui si è dovuto abituare a questo lato del mio carattere.

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