Erin
Durante tutta la notte l'irrequietezza mi domina. Sogni, o meglio dire incubi, mi agitano come non mai.
Le immagini sono veloci, angoscianti e frenetiche: corro in un bosco oscuro, illuminato a stento dalla luna, rincorsa da qualcosa che non riesco a vedere. Mi manca il respiro, ma non riesco a far cessare il movimento delle mie gambe scattanti.
Quando finalmente riesco a scorgere una via d'uscita in mezzo a tutti quegli arbusti, mi ci tuffo. Ma finisco nel buio più completo e la paura mi assale.
Mi accascio al pavimento, cercando invano di darmi pace da sola, di consolarmi. Ma improvvisamente degli occhi verdi mi puntano nell'oscurità. Quegli occhi indimenticabili, che potrei riconoscere ovunque.
Ma ben presto mutano, tingendosi di un azzurro acceso, molto simili ai precedenti. Mi chiamano a sè ma non riesco a muovermi, il mio corpo è appesantito e spiaccicato al suolo.
Gli occhi brillano e mi scrutano con voracità, continuando a cambiare colore e forma. D'un tratto si dividono in due paia, finalmente distinguendosi.
Si avvicinano a me e non riesco a fiatare. Mi girano intorno, come fanno i predatori durante la caccia. Alla fine si fermano con uno scatto, uno difronte all'altro. Io sono nel centro e capisco di non avere più via di scampo.
Le figure prendono vita, e non sono più solo occhi invadenti, ma ora sono persone vere e proprie. Sono i gemelli Dixon.
Mi chiamano per nome, con un tono di voce dolce e pacato. Il cuore nel mio petto inizia ad agitarsi. Non riesco a muovere un muscolo. Mi sento oppressa, come se avessi un macigno sullo stomaco.
I due fratelli mi tendono le loro mani per aiutarmi a rialzarmi. Ho la possibilità di farmi sollevare solo da uno di loro. Lo guardo; so che sarà lui a darmi la forza di alzarmi in piedi. La gola mi si chiude dall'angoscia. Cerco con tutte le forze di stringere le mie dita alle sue ma è difficile.
Quando finalmente i nostri polpastrelli si sfiorano, vengo accecata da un'intensa luce. Non c'è più buio. Non c'è più niente.Spalanco gli occhi di colpo e sento il mio fiato mancare. Ci metto un attimo a realizzare dove mi trovo; la plastica della tenda sopra di me lascia filtrare la luce del sole mattutino.
Cerco di muovermi sotto le coperte, ma sono bloccata e mi sento schiacciare. Sbatto più volte le palpebre per mettere a fuoco la situazione.
Ok, è molto più imbarazzante di quello che pensassi.
Sono incastrata e immobilizzata come una sardina tra due corpi fin troppo muscolosi. Kaden da un lato mi è letteralmente addosso; mi preme il suo faccione contro la guancia in una maniera davvero innaturale. Come farà mai a essere comodo così?!
Mi cinge la vita con un braccio e mi preme le cosce con la sua gamba massiccia. Dall'altra parte invece c'è Nate, completamente senza coperta, e anche lui fin troppo avvinghiato al mio corpo.
Al contrario del fratello ha tutto il viso sommerso nei miei capelli, e una sua mano è dolcemente poggiata tra il mio collo e la spalla. Pure lui però ha deciso di farmi perdere la circolazione stritolandomi con una delle sue gambe.
<<Accidenti...>>, mi lascio sfuggire con un sussurro.
<<Erin...?>>, sento borbottare contro la mia guancia con tono assonato.
<<Kaden, spostati...>>, bisbiglio sentendolo reagire. Provo a muovere gli occhi, la mia unica parte mobile del corpo, verso il gemello dai capelli mori.
Riesco a malapena a vedere che le sue palpebre sono ancora serrate. Sta dormendo, ma parla nel sonno.
<<Erin...>>, sbiascica ancora, ma stavolta le sue labbra carnose non si limitano a fare solo quello.
Mi paralizzo all'istante non appena le sento sfiorarmi la guancia con dei baci fin troppo audaci.
<<Kaden, sveg...>>, ma non faccio in tempo a terminare la frase che il bastardo mi interrompe.
<<Non avere paura...>>, sussulto di colpo, sentendo il suo corpo premere contro il mio e iniziare a muoversi.
Percepisco Nate, dall'altro lato, che inizia a muoversi piano. Probabilmente il leggero baccano che stiamo causando ha disturbato il suo sonno.
Non so come ho fatto, ma presa dal panico sono riuscita a liberare un braccio da quel groviglio di arti. In men che non si dica, do un colpo in piena faccia a Kaden, che salta subito in aria.
Leggo sul suo viso il disorientamento più assoluto mentre si osserva intorno. I suoi occhi verdi puntano su di me con fare corrucciato.
<<Mi hai tirato una sberla?!>>, sibila tra i denti con aria minacciosa. Ma la questione cade subito lì, quando mette a fuoco la scena che gli si para davanti.
Nate è ancora avvinghiato al mio corpo, e dalla faccia che sta facendo il suo gemello, potrebbe letteralmente ucciderlo. Le sue iridi dai colori del bosco emettono fiamme letali. Afferra brutalmente il braccio del fratello e glielo scaraventa lontano da me.
Il biondino, preso di mira senza pietà, si sveglia cautamente, <<Che succede?>>.
Possibile non abbia sentito la spinta del suo gemello?
<<Se vuoi soffocare la piccola Allen, ci stai più che riusciendo>>, borbotta stizzito il moro.
<<Come...?>>, Nate si rende conto quasi subito di essermi addosso come una sanguisuga.
<<Oddio, Erin! Scusami...>>, si divincola da me e sorrido a stento per tranquillizzarlo.
<<"Scusami"...>>, lo scimmiotta il fratello, <<Ci mancava solo che la spogliassi per completare il bel quadretto da viscido pervertito.>>
Dopo l'ennesimo commento fuori luogo lo fulmino subito, non riuscendo a trattenere più le parole nella bocca, <<Sarai poi tu il viscido, Kaden! Mi hai sbavato tutta la guancia!>>.
Lo guardo rimanere a bocca aperta per qualche secondo.
<<Buongiorno, fiorellini!>>, la tenda viene scossa in malomodo, per essere poi inondata completamente di luce.
Tutti e tre ci copriamo gli occhi con le mani per proteggerci dai raggi del sole accecante.
<<Avete dormito bene?>>, la chioma arruffata di Brenda sbuca dentro la tenda.
È già vestita, fresca e pulita. Come diavolo ha fatto?
<<Eravate troppo carini! Tutti e tre così abbracciati...>>, si stringe le braccia attorno al corpo come a volersi dare una coccola da sola.
I gemelli la puntano con occhi di fuoco, <<Alla fine io ho dormito benissimo. Eravate così appiccicati che mi avete lasciato molto spazio...>>.
<<La vogliamo smettere?!>>, grugnisce il moro, scansandomi via con uno strattone e uscendo dalla tenda in tutto il suo splendore.
<<Uh, qualcuno si è svegliato di cattivo umore!>>, ridacchia la bionda, aiutandomi a venire fuori dalla gabbia di plastica, seguita dal gemello dall'animo buono.
Osservo in lontananza Kaden, che unicamente con indosso le sue mutande nere, si lava i denti con l'acqua di una borraccia. Lo contemplo senza accorgermene, passando gli occhi sui suoi muscoli scolpiti.
Ritorno alla realtà quando Brenda mi schiocca le dita davanti al naso, <<Terra chiama Erin. Ti ho chiesto se vuoi del caffè.>>
Mi focalizzo su quei tanto familiari occhi marroni, <<<Ehm, sì grazie.>>
Ci avviciniamo a Nate, che nel frattempo si è preso un piccolo succo d'arancia con la cannuccia.
<<Vado prima a lavarmi i denti>>, affermo con tranquillità.
<<Ah, giusto. Vengo anche io>>, Nate passa tra le mani della cugina il cartoncino di succo, e mi segue allegramente.
Kaden ha ormai finito di lavarsi pure il viso e ci passa da parte, squadrandoci da capo a piedi.
<<Quanto è antipatico...>>, borbotto a bassa voce.
<<Erin, vedi di farci l'abitudine. Mio fratello non è un tipo di tante parole alla mattina>>.
<<Già...>>, rispondo poco convinta ripercorrendo tutte le volte che mi sono svegliata al suo fianco.
Ci sono state delle mattine dove invece è stato dolce nei miei riguardi, in certi casi anche buffo e divertente.
Forse sono degli aspetti che Kaden ha mostrato solo a me, che nemmeno i suoi cari conoscono.
Ma perchè allora deve essere sempre così lunatico? Perchè non può rimanere quel ragazzo dal sorriso contagioso che ho conosciuto? Quello di cui mi sto innamorando ogni giorno di più?
Io e Nate ci laviamo in silenzio. Mentre uso lo spazzolino lo sorprendo qualche volta a osservarmi. Non appena i miei occhi però incrociano i suoi, le sue pupille saettano altrove, fingendo sempre di guardarsi intorno.
Anche il mio sguardo qualche volta cade sul suo fisico asciutto, ma cerco di darmi una calmata e a concentrarmi su altro. La bellezza dei gemelli però è così disarmante che è impossibile da non contemplare.
Una volta puliti e profumati, raggiungiamo gli altri due intorno al fuocherello. L'odore del caffè mi solletica le narici e il bisogno di caffeina prevale.
Brenda lo toglie dal masso posto intorno alle fiamme, e inizia a versarlo nelle tazzine termiche.
<<Kaden, mi passeresti il latte, per piacere?>>, domando indicando il mini contenitore di latte.
<<Non ci arrivi?>>, sbuffa spazientito, sorseggiando il suo caffè amaro.
<<Secondo te?!>>, sibilo già esaurita dal suo caratteraccio.
Faccio per alzarmi e prendermelo da sola, ma di colpo me lo passa come se mi stesse facendo il favore della vita.
<<Ti ringrazio.>> Borbotto stizzita.
Riprendiamo a fare colazione e ad alleggerire l'atmosfera ci sono Nate e Brenda, che tra una chiacchiera e l'altra fanno passare velocemente il tempo.
Finito di mangiare e di riprendere energia, ci andiamo a vestire tutti quanti.
Quando ritorno nel punto di campeggio, noto che la tenda è già stata mezza smontata da Kaden e Nate. Brenda è indaffarata a spegnere il fuoco. Decido quindi di occuparmi di sistemare i sacchi a pelo.
<<Che dite, ci mettiamo in viaggio?>>. Domanda Nate una volta finito di mettere tutto in ordine. Butta un'occhiata svelta all'orologio da polso, sistemandosi il capellino all'indietro.
<<Ok. Faccio una foto al panorama e arrivo>>. Estraggo il telefono dalla tasca dei pantaloncini.
<<Ti aspettiamo qui, allora. Kaden, chiama tua mamma e dille che ci siamo per cena>>. Mi allontano, lasciandomi alle spalle il moro e la bionda intenti a discutere su chi deve telefonare a Claudine.
Certo che non cambieranno mai i Dixon.
Sorpasso alcuni cespugli secchi, prestando sempre attenzione, e arrivo in un punto tattico dove scattare una foto.
La vista è bellissima: sotto di me, molto lontana, si vede tutta Santa Barbara, e il magnifico oceano blu.
Presa dall'euforia mi faccio pure un bel selfie da mandare ai miei genitori.
<<Ehi! Voglio anche io una foto>>, sento ridere poco distante da me. È Nate tutto raggiante.
Mi si avvicina sgambettando con le sue gambe lunghe tra i rovi. In un attimo mi è affianco.
<<Stai qui, che te ne faccio una dall'alto>>, dico pronta ad arrampicarmi su una dunetta.
In un attimo mi afferra il braccio, riportandomi a sè. Mi strappa il cellulare dalle dita e mi cinge il collo con un braccio.
<<Voglio una foto con te, scema!>>, mi fa l'occhiolino con fare divertito e punta il cellulare verso l'alto per inquadrare meglio il panorama.
Le mie guance si tingono piano piano di rosso e una risatina forzata mi esce dalla gola, <<Beh, ehm. Ok.>>
Sorridiamo tutti e due alla fotocamera; osservando l'inquadratura mi rendo conto che potremmo davvero sembrare una coppia. Il suo braccio intorno a me, che mi stringe con dolcezza contro il suo petto, rende la foto molto intima. Come se tra noi due ci fosse una certa complicità.
Nate mi lancia uno sguardo perplesso, <<Aspetta, hai qualcosa sul naso...>>.
<<Dove?>>, chiedo, toccandomelo subito per rimuovere qualsiasi cosa ci sia appoggiata sopra.
<<Girati, così posso vedere meglio>>.
Sempre ancorata al suo corpo mi volto ingenuamente verso il suo viso abbronzato. Alzo il mento per incrociare i suoi occhi, ma la scintilla fugace che scorgo nei suoi mi fa subito capire che sono caduta in un tranello.
In un nano secondo accorcia la distanza fra i nostri due nasi, mozzandomi il respiro. Le sue labbra carnose si posano sulle mie, dandomi un sonoro bacio a fior di labbra. Il rumore del telefono che scatta la foto mi giunge come uno schiaffo nei timpani.
Nate si allontana dalle mie labbra, con un sorriso a trentadue denti. <<Erin Allen, sei la solita tontolona>>.
<<Cosa...?>>, farfuglio con le guance ormai dello stesso colore del pomodoro. Si allontana da me, portandosi via il mio cellulare e scoppiando in una fragorosa risata.
<<Questa me la mando subito>>, a pochi metri da me mi fa vedere la foto incriminatoria che ritrae il nostro inaspettato bacio.
<<Nate! No!>>, squittisco correndogli incontro, cercando di agguantare il telefono.
Con occhi pieni di terrore lo osservo digitare sullo schermo e inorridisco.
Non appena le mie orecchie percepiscono l'inconfondibile suono che emette il cellulare quando il messaggio viene inviato, mi paralizzo.
<<Sei cattivo, Nate...>>, dico ad occhi bassi mentre mi porge il dispositivo.
<<Così siamo pari.>>
<<Pari?>>, domando con le delusione che trabocca dalle mie labbra.
Nate fa spallucce come se la risposta fosse ovvia, <<Tu hai rubato un bacio a me da Spencer. Io l'ho rubato a te qui in cima alla montagna.>>
Poco lontano il richiamo di Brenda ci distrae dalla discussione.
<<Dai andiamo, piccola Allen>>.
Con un tenue sorriso sghembo mi fa cenno di seguirlo su per la piccola scarpinata, e io nel silenzio più totale lo seguo.
Nonostante la mia calma apparente, nessuno può immaginare quanto forte il mio cuore stia battendo in questo istante.
Anche se è difficile ammetterlo a me stessa, pure il gemello dagli splendenti capelli biondi è in grado di smuovere qualcosa dentro di me.
Questa cosa non va affatto bene.
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Territorio Nemico
Romance<<𝑰𝑵 𝑹𝑬𝑽𝑰𝑺𝑰𝑶𝑵𝑬>> La giovane Erin Allen è contenta mentre soffia sulle venti candeline colorate della splendida torta di compleanno. Lo sa benissimo che dovrebbe esprimere un desiderio come sempre, ma in cuor suo sa di non aver...