Kaden
<<Voulez vous me dire ce qui ne va pas?>>.
<<Non c'è niente che non va, mamma...>>.
Le mie mani tatuate e ferite rovistano freneticamente nell'armadio di camera mia. Estraggo una pila di magliette e getto un rapido sguardo alle mie spalle. Mia mamma se ne sta appoggiata allo stipite della porta della cabina armadio in un perfetto completo beige. Picchierella l'indice e il medio sul mento e mi osserva con circospezione. Ha quel suo solito sguardo da falco, sempre pronto a scorgere il minimo cambiamento dietro la collina.
Avanza silenziosamente verso di me mentre getto in malomodo i vestiti dentro l'enorme valigia.
<<Così li stropicci...>>, sospira chinandosi a riordinare il mucchio di indumenti.
<<Me ne farò una ragione.>> Apro un cassetto con troppa forza ed esasperato chiudo gli occhi di scatto. Le mani esili della mamma mi toccano le spalle con delicatezza.
<<Lo sai che non credo a una parola di quello che è successo il weekend scorso>>.
Mi mordo nervosamente l'interno della guancia, continuando ad afferrare abiti dai cassetti.
<<Che vuoi dire?>>.
<<Una banda di teppisti vi avrebbe picchiati in mezzo al nulla, senza derubarvi o altro? Oltretutto le facce delle due ragazze mi comunicavano una storia differente...>>, per un breve istante cala il silenzio fra di noi. Sapevo che non era una storia tanto plausibile, tanto vale essere sinceri ora.
<<È per Erin, vero?>>.
Sento un battito cardiaco mancare ed è in un attimo che il sudore freddo inizia a colarmi lungo la tempia.
Perchè mi sento così...scoperto?
<<Per quella scema?! Certo che no.>>
Sento la presa delle sue dita farsi stretta contro la mia maglietta, facendo leva per farmi voltare a guardarla.
Non appena i suoi occhi allungati, dai colori del cielo, si puntano nei miei, abbasso velocemente le ciglia. Mia madre è più piccola rispetto a me, ma mi fa sentire sempre indifeso quando si tratta di aprirsi e parlare di sentimenti.
Mi poggia una mano sulla guancia ruvida, trattenendo il fiato. Esamina il mio viso tumefatto con tristezza, <<Perchè l'allontani?>>.
<<Perchè mi infastidisce. Posso finire la valigia, ora?>>, le afferro saldamente la mano ancora poggiata sulla mia guancia e gliela allontano.
<<So che la rissa non l'hai iniziata tu. Per quanto tu sia impulsivo a volte, non hai mai ceduto alla violenza fisica contro tuo fratello, neanche in situazioni peggiori. Ma quello che non riesco a capire è come mai tu non ti sia fermato. Sei più ragionevole di così, Kaddy. Perchè l'hai massacrato a tal punto?>>. La sua voce è leggermente incrinata, nonostante stia tentando in tutti i modi di non cedere al dispiacere davanti ai miei occhi. Mi sento ancora peggio di quanto già stessi prima.
Vorrei riuscire a darle una risposta, ma un groppo alla gola me lo impedisce. Forse la paura di ammettere ad alta voce quello che mi frulla nella testa, o meglio dire nel cuore, mi blocca ogni sillaba sulla punta della lingua. Le sento pesare in bocca, come se parlando e buttandole fuori l'anima si potesse alleggerire e i problemi potessero svanire.
Non saprei nemmeno spiegarlo a parole; è successo qualcosa di spaventoso dentro qualsiasi cellula del mio corpo. Quando ho visto quella foto, quel bacio, quella ipotetica possibilità di vita reale, non ho più ragionato. Un senso di vuoto e nel contempo di dolore, mi hanno portato a usare frasi e provocazioni letali. Volevo solo distruggerli, come d'altronde loro avevo distrutto me.
La volevo allontanare, è vero. Ne ero pure convinto. Ma mai avrei pensato che fosse già arrivata oltre il mio confine. Oltre al mio cuore.
È troppo tardi per cacciarla via. Si è radicata in me come un cancro maligno. E la cosa peggiore è che mi sta consumando e io non posso farci niente.
Una volta aver massacrato loro per mezzo delle mie parole, ho sentito lo scricchiolino delle dita di Nate schiantarsi sul mio zigomo. E lì è come se avessi visto nero. La rabbia repressa e la frustrazione hanno fatto capolino nelle mie fibre muscolari, spingendomi a difendermi con tutte le mie energie.
Solo che, una volta ristabilita la mia predominanza, non sono più riuscito a fermarmi.
Vedevo davanti agli occhi la faccia di mio fratello e nel contempo il suo futuro assieme a Erin Allen. Come se attreverso di lui vedessi lo splendido destino che avrebbero avuto stando insieme. Lei sarebbe stata sua se solo io non ci fossi stato.
Ma ciò non può avvenire.
Lei è mia.
Per quanto il mio desiderio sia quello di cancellarla dalla mia mente, lei è fottutamente mia.
<<Non doveva toccarmi.>> Ne il viso. Ne il cuore.
<<Vorrei solo che tu ti aprissi con me, Kaden. Da quando tuo papà se n'è andato non parliamo più. Ma io ci tengo a te, e vorrei aiutarti se stai soffrendo. Non puoi neanche immaginare quanto possa farti bene aprirti. Io sarei in grado di darti consigli.>>
<<Sentiamo allora. Che consigli vorresti darmi?>>, alzo le braccia al cielo in attesa del miracolo. I suoi occhi si fanno tristi all'istante.
<<Allora?>>, insisto con la fronte corrugata.
<<Kaden...>>, non le lascio iniziare la frase che le do nuovamente le spalle, strappando quasi dagli appendiabiti il resto del mio vestiario.
<<Non è facendo così che la conquisterai. Sappilo.>>
Non riesco a trattenere nella gola il suono di una risata amara, <<Conquistarla? Stai parlando con il gemello sbagliato, mamma>>.
<<Nate sa quello che vuole e non ha problemi ad ammetterlo.>> Piego maldestramente le ultime cose nella valigia e la chiudo con la cerniera. <<Questa è la sua arma, Kaden. Tu non stai sfruttando le tue.>>
<<Perchè insisti con me? Perchè non dai supporto al tuo amato e bravo bambino? Perchè puntare su di me se vedi che la tratto così male? Aiutare lo stronzo non è la scelta più saggia.>>
<<Vuoi sapere il perchè, Kaden?>>, la sua espressione si fa dura e severa. Incrocia le braccia al petto e alza il mento, pronta a sferrare il suo colpo.
<<Tuo fratello ne è davvero invaghito, lo vedo. Ma tu...tu Kaden ne sei perso. Non ti ho mai visto così. Lui potrebbe accettare di perderla. Tu non ce la faresti mai. Che ti piaccia o no, tu ed Erin vi siete sempre piaciuti...>>.
Sento il respiro mancarmi nei polmoni, ma fingo di essere indifferente alle sue parole. Ma sono come una lama di fuoco che pian piano incide dei tagli dentro al mio petto.
<<Tuo papà diceva sempre che quando c'era lei, tu cambiavi. Ti illuminavi nel tuo solito silenzio. Anche se la riempivi di dispetti, volevi le sue attenzioni. Quando si avvicinava a tuo fratello, ti arrabbiavi. Steve lo sapeva che vi appartenevate.>>
Al solo sentire pronunciare il nome di mio padre, è come se la mia tristezza si concretizzasse. Un pizzicore costante al cuore, qualcosa di fastidioso, che per anni ho nascosto e soppresso.
<<Eravamo bambini, mamma. Non puoi basarti sulle stronzate che facevamo.>>
Mi piego di fretta, afferrando la valigia pesante. Me la carico dietro le spalle e la sorpasso con fare tranquillo e controllato.
<<Kaden, ascoltami...>>.
<<Mamma, stai tranquilla. Ora devo davvero andare, Spencer e Drew mi staranno aspettando.>>
<<Ma aspetta...>>.
Rimango immobile con la mano poggiata alla maniglia della porta della mia stanza. Mi volto lentamente, tentando con molta difficoltà di mantenere la calma. <<Devo andare. Vuoi scendere a salutarci o no?>>.
Ormai sconfitta dalla mia prepotenza, si limita ad annuire e a seguirmi fuori dalla stanza.
Un suono mi fa girare verso l'unica direzione che vorrei evitare: la camera di Erin.
Come un'improvvisa doccia fredda, la vedo sbucare con la sua valigia gigante e con quella gattona obesa sottobraccio. Quando i suoi due pozzi grigi mi scorgono, si raffreddono all'istante. Le mie labbra si schiudono, come se una parola, o un semplice saluto, volessero uscire. Ma l'unica cosa che riesco a fare è boccheggiare, mentre si avvicina a noi.
Lascia andare un attimo il suo bagaglio, mi sorpassa, senza deniarmi di ulteriori attenzioni, e avvicina quell'ammasso di peli a mia madre.
<<Claudine, abbiatene cura per il periodo in cui saremo al college. Verrò a trovarvi spesso.>>
Mia mamma le sorride amorevolmente, come farebbe una madre con una figlia. Erin, dopo aver salutato un'ultima volta Mirtilla, la cede alle braccia esili della donna che mi ha dato la vita.
<<Sarà in buone mani, non ti preoccupare, chérie!>>.
Scambiano ancora due parole veloci e io mi sento davvero di troppo. Faccio per allontanarmi da loro, lasciandomi quel disagio alle spalle, ma come è solita fare mia madre, mi dà l'ennesimo comando.
<<Kaddy, sii gentile. Porta la valigia di Erin giù dalle scale.>>
<<Ma no, Claudine. Ce l'ha faccio da sola>>.
Faccio ancora un passo in avanti per riprendere il cammino, ma di nuovo la ormai familiare voce di rimprovero mi giunge alle orecchie. <<Kaden, la valigia...s'il vous plaît>>.
Sbuffo contrariato, come un bisonte infastidito, e ritorno da loro. Lancio uno sguardo di fuoco alla mia rovina, e le afferro la valigia con uno strattone.
<<Merci!>>. Sento pronunciare alle mie spalle, mentre scendo a passi pesanti dalle scale.
C'è silenzio in tutta la villa e l'unica cosa che riesco a udire è il ticchettio dei tacchi della mamma che mi viene dietro.
Non appena usciamo tutti sul vialetto perfetto di casa, mi sento più leggero nel vedere i miei due amici aspettarmi con ansia.
Drew, come suo solito, è intento a scattarsi mille selfie con tutto quello che gli sta attorno. Ha questa abitudine di fotografare tutto come un pazzo durante l'ultimo weekend prima del college.
<<Ecco il nostro campione!>>, Spencer mi viene incontro dandomi una pacca sulla spalla e aiutandomi con le valigie.
<<Aspetta...>>, blocco il mio amico per un braccio, prima che possa caricare sulla sua macchina il bagaglio di Erin, <<Questa va con Brenda.>>
<<Ah, scusami.>>
Mentre aspettiamo mia cugina, che come ogni volta è in ritardo, ci salutiamo tutti. Percepisco sia da parte mia che da parte della piccola Allen un grosso malessere. Fingiamo di essere i soliti di sempre, ma qualcosa ci tradisce.
<<Che hai fatto alla faccia?>>, bisbiglia Drew al mio orecchio non appena si accerta che mia madre sia distratta da Erin.
<<Amico, hai fatto qualche rissa?>>, Spencer mi cinge goffamente il collo con un braccio e mi ossarva con circospezione.
Mi accingo a rispondere, ma vengo interrotto da una delle voci che non vorrei sentire. <<Dei teppisti ci hanno fatto un agguato lo scorso weekend...>>.
Tutti e tre ci voltiamo verso il proprietario della voce. Nate.
È da quel giorno che ci evitiamo come la peste. O perlomeno, tutti evitano me. Io me ne frego altamente.
Il suo viso è decisamente migliorato: ha qualche ematoma sparso sugli zigomi, un occhio nero e un sopracciglio spaccato.
Fortunamente il naso sono riuscito a non sfondarglielo, nonostante non fosse messo molto bene. Pure i suoi denti perfetti sono intatti.
<<Ti trovo bene, fratellino.>> Non riesco a trattenere un ghigno, notando come i suoi occhi mi fulminano all'istante.
<<Grazie, Kad. Anche tu non sei male.>>
Drew si appresta ad aiutarlo con la sua borsa, ma Nate preferisce fare da sè e carica tutto nel baule della macchina di Spencer.
<<Pronti per stasera?>>, esulta il cicciotello scattandoci una foto a sorpresa. <<Festa al falò! Giochi, alcool, ragazze e sopratutto sess...>>.
Emette un gemito di dolore non appena nostra madre gli tira un leggero buffetto dietro la nuca. <<Drew, sei il solito. Devo sentire tua madre prossimamente.>>
<<Mi scusi signora Dixon, stavo solo scherzando.>>
<<Certo, Drew...>>, la mamma alza gli occhi al cielo e sorride.
A interrompere questa situazione imbarazzante arriva finalmente Brenda con la sua decappottabile bianca. Strombazza con il clacson, facendo saltare di gioia la piccola Allen.
Parcheggia vicino a noi ed esce in tutto il suo splendore dall'auto, scuotendo la folta chioma di capelli biondi al sole. Si toglie gli occhiali dalle lenti scure, sistemandoseli sopra la testa e ci lancia un'occhiata ricca di furbizia ed eccitazione, <<Pronti per vivere al meglio queste ultime ore di libertà?>>.
Erin, Spencer e Drew si entusiasmano all'istante, andando dietro a Brenda con le esultazioni.
Io e Nate rimaniamo in silenzio. Una nuvola nera è ormai abbattuta su di noi, rendendoci incerti e lontani. In tutti questi anni non ci è mai successo di arrivare a questo punto. A questa lontananza.
Con la coda dell'occhio scorgo nostra madre guardarci con dispiacere. Non si meritava questa nuova preoccupazione pure lei, dopo tutti gli anni difficili che ha passato facendoci crescere da sola. Ma qualcosa purtroppo si è crepato. È l'inevitabile.
<<Buon inizio, ragazzi. Fate i bravi e siate prudenti stasera.>>
Claudine ci saluta tutti quanti con abbracci lunghi e le lacrime agli occhi. La scopro a sussurrare qualcosa all'orecchio alla piccola Allen, ma purtroppo non riesco a udire cosa le dice. Gli occhi grigi della nostra coinquilina si spalancano dalla sorpresa e in un attimo si riempiono di imbarazzo e incertezza.
Saliamo tutti a bordo delle rispettive macchine e ci lasciamo alle spalle la villa Dixon.
Fortunatamente sono seduto davanti, vicino a Spencer, che se ne sta intento a guidare con prudenza.
Nei sedili posteriori vi sono invece Drew e Nate. Il nostro amico paffutello non smette un secondo di blaterare, e per una volta posso dire di esserne contento. Ci sta evitando quel silenzio ricco di tensione che tanto odio.
Nate, come nei precendenti giorni, non è affatto interessato o propenso ad avere un dialogo con me. Devo ammettere che anche per me è la stessa cosa, solo che mi sento stranamente solo. Sarà probabilmente dovuto dal fatto che sono stato crudele verso tutti: Lui, Erin e Brenda.
È normale quindi essere emarginato dal gruppo, dopo un momento tanto brutale come quello dello scorso weekend.
Ma l'immagine di Erin e dei suoi bellissimi occhi color della cenere ancora mi tormenta. Quello sguardo intrinseco di delusione e amarezza mi perseguita nei miei peggiori incubi. Il fatto di averla ferita sia verbarlmente sia fisicamente, anche se accidentalmente, mi devasta.
Mi duole ammetterlo, ma mi manca il suo sorriso timido e la sua risata cristallina. Mi mancano i nostri momenti di litigio, ma soprattutto quelli di complicità, di affetto.
Mi manca lei. In tutti i modi. In tutte le sue sfaccettature.
È tardi ormai, ne sono consapevole; il danno è stato fatto. E il mio orgoglio non è di certo d'aiuto: mi sconquassa lo stomaco, impedendomi di proferire la benchè minima scusa o giustificazione.
<<Tutto ok, Kad?>>. Gli occhi tranquilli di Spencer mi osservano velocemente, mentre prende la via della confraternita.
<<Sto bene. Sono solo stanco>>.
Finalmente il nostro viaggio arriva al termine; Spencer accosta l'auto nel vialetto dell'incredibile casa che condividiamo insieme ad altri nostri compagni di college.
Usciamo tutti dal veicolo, ritirando ciascuno il proprio bagaglio e ci avviciniamo alla porta d'entrata della confraternita. Fuori sul portico alcuni ragazzi stanno già bevendo delle birre. Ci salutano esaltati, dandoci delle pacche sulle spalle.
<<Voi Dixon siete i soliti...>>, esordisce Nathan, uno del nostro anno, puntando nella nostra direzione la bottiglia che stringe in una mano, <<Non riuscite mai a fare meno di fare a botte.>>
Se solo sapessero che ci siamo pestati tra di noi, oltretutto per una ingenua ragazza di campagna, rimarrebbero scioccati.
<<Ne vuoi un po' anche tu?>>, domanda mio fratello alzando il soppraciglio rotto.
Il rosso alza le braccia al cielo in segno di resa e scoppia in una leggera risata nervosa, <<Amico, sono a posto. Grazie.>>
Saliamo gli scalini del portico per accedere all'abitazione e d'un tratto i miei piedi si bloccano sul pavimento in legno. Anche Nate, dietro di me, si arresta.
Dalla porta d'entrata fa la sua apparizione quell'inconfondibile chioma color platino. Quei capelli che strapperei rapidamente uno a uno.
<<Ma tu guarda. Benjamin Morrison, il cazzone dei cazzoni, ci degna della sua presenza>>.
I suoi occhi marroni, simili a quelli della sorella, mi squadrano al solo sentirmi pronunciare il suo nome del cazzo.
<<Qual buon vento ti porta qui...?>>, mio fratello mi affianca in un attimo e stranamente ritorna per un'istante la nostra solita complicità.
<<Ciao ragazzi, non scaldatevi tanto!>> Ci guarda con estrema calma, scostandomi con fare annoiato il ciuffo biondo ossigenato dal viso, <<Sono venuto solo a bere una birra con gli altri.>>
<<Beh, ora che ci hai compiaciuti con la tua faccia da culo, puoi anche levarti di torno...>>, aggiungo tirandogli una spallata e superendolo. Faccio appena un passo sul ciglio della porta, che lo sento di nuovo parlare alle mie spalle.
<<Sapete per caso dirmi se Erin ci sarà stasera al falò?>>. Il suo tono di voce è sicuro e provocatorio.
Faccio per voltarmi, pronto a scaraventarlo giù dagli scalini, ma Nate mi si avvicina e con un sussurro di voce tenta di calmarmi, <<Ignoralo, Kaden.>>
<<Ben, non mi dire che non hai le palle di chiederglielo tu stesso.>> Nate lo sbeffeggia, lanciandogli un'occhiata da dietro le spalle, prima di sbattergli la porta di casa in faccia.
<<Quel viscido si è proprio ossessionato con Erin>>, prorompe Drew, in mezzo al casino della confraternita.
La musica risuona per tutta l'abitazione; ragazzi già brilli ed esaltati si spostano in ogni angolo facendo baccano. Alcuni di loro hanno già portato delle ragazze per il pre serata, con l'intenzione di divertirsi e sbronzarsi ancora prima di arrivare in spiaggia.
Ci mettiamo una vita a raggiungere ognuno le rispettive camere, a causa di tutta la gente che ci fa perdere tempo salutandoci e scambiando con noi qualche chiacchiera.
Quando finalmente riesco a varcare l'uscio della mia stanza, mi tremano le mani dal nervosismo. Sbatto con forza la porta e ci appoggio contro la fronte. I miei respiri sono pesanti e irregolari.
Erin Allen sembra essere diventata la preda che tutti ambiscono. Diversi della confraternita ci hanno tempestati di domande nei suoi confronti, palensando uno spiccato interesse.
Mi ci è voluta la calma di tutto il mondo per non spaccare la faccia a tutti quegli idioti arrapati. Solitamente non è un problema per i membri della nostra confraternita passarsi le ragazze, ma Erin non è come tutte le altre. Erin è off-limits.
Per poco non ho tirato una testata a Ron, un tizio della mia squadra di football, che si è stupidamente messo a commentare il suo culo. Anche lì è dovuto intervenire Nate, cambiando discorso.
Cazzo, non mi bastava il mio gemello da tenere controllato. Ora ci si mettono anche questa banda di studenti accaldati.
Una cosa è ormai certa: l'universo non è più dalla mia parte.-
Ciao splendori❤️
Eccoci qui con un nuovo capitolo.
L'inizio dell'anno scolastico è ormai alle porte, ma sarà pronta la piccola Allen a sopportare questa nuova realtà californiana?☀️Per non parlare dell'ultima festa di fine estate: il falò in spiaggia.
Eheheh, siete ancora ignari dei prossimi avvenimenti, ma vi posso solamente dire che la situazione amorosa di Erin si complicherà assai.Tenetevi pronti ai colpi di scena del prossimo capitolo.
E vi avverto: non sarà solo il caldo dell'estate a farvi bruciare.🔥🫠Un bacio a tutti voi.
La vostra Luna🌙
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Territorio Nemico
Любовные романы<<𝑰𝑵 𝑹𝑬𝑽𝑰𝑺𝑰𝑶𝑵𝑬>> La giovane Erin Allen è contenta mentre soffia sulle venti candeline colorate della splendida torta di compleanno. Lo sa benissimo che dovrebbe esprimere un desiderio come sempre, ma in cuor suo sa di non aver...