Lo sento il tormento che mi dilania la carne, le ossa, l'anima.
Sento sempre quel bisogno incessante di compiere quell'unico passo.
Ma ho una scelta da compiere.
Destra. Sinistra.
Bene. Male.
Quale strada devo prendere per far si che possa intraprendere una via che mi conduca alla felicità?
Sento che il peso del mio passato grava su questa mia scelta e la voglia di dirigermi verso un futuro pieno di bene e buone azioni mi può solo che far sentire appagato, ma se questo alla mia anima non bastasse? Se volessi la vendetta nella mia vita?
Farla pagare a coloro che mi hanno fatto del male mi sembra una buona cosa, come anche diventare un eroe, ma la vendetta non può albergare nel cuore puro di un eroe, quindi devo compiere una scelta.
Continuo per la mia strada e cerco in tutti i modi di diventare il migliore degli eroi non possedendo un quirk?
Oppure mi concedo il lusso di poter sperare di fare agli altri quello che hanno fatto a me e ripagarli con la loro stessa moneta, se non aggiungere addirittura gli interessi?
Riesco quasi ad intravvedere le due possibilità che mi tendono la mano.
Riesco a vedere chiaramente un me stesso in versione eroe, con magari una bella tuta sgargiante e un sorriso smagliante sul volto che mi chiede di seguirlo in una strada che sarebbe ritagliata giusta per me.
Però riesco a vedere anche un me stesso avvolto nel dolore di quello che ha subito e nei suoi occhi vedo il desiderio di rivalsa.
Quale devo afferrare come mano?
«Cosa mi dici ragazzo? Vuoi seguirmi e compiere la tua vendetta su coloro che ti hanno ridotto così?» mi chiese l'uomo in nero porgendomi una mano.
La osservai attentamente scorgendo le vene in rilievo in quella mano solcata da calli e dall'aspetto così duro da sembrare scolpita nella roccia.
Volevo tanto allungare la mia per afferrarla, ma qualcosa in me, non me lo permise.
«Potrei pensarci?» chiesi a mia volta con una voce gracchiante che non sembrava neanche più la mia.
«Certo ragazzo, dopotutto questa è una scelta importante.» e nel dirlo estrasse dalla tasca della giacca elegante che portava un bigliettino bianco con un unico numero di telefono inciso sopra, «Quando avrei preso la tua decisione, chiamami.»
Piegai un poco la testa in una sorta d'inchino per poi seguirlo con lo sguardo mentre lasciava la stanza nel più completo silenzio.
Cosa devo fare? Mi chiesi non riuscendo a muovermi con il dolore che tornava lentamente ad invadermi il corpo.
Perché mi sono buttato? Non ho cambiato nulla nella mia vita con questo gesto e di sicuro non cambierebbe se tornassi in quella scuola con Kacchan che di sicuro tornerebbe a bullizzarmi come ha sempre fatto.
Mi mancano quei momenti in cui non eravamo così diversi, dove il suo quirk non si era ancora manifestato e potevamo ancora giocare insieme a fare gli eroi.
La sua risata era così bella che mi faceva dimenticare tutto il resto.
Ma è stata cancellata dai ghigni di scherno e dalle botte.
E io non voglio più sentire le sue mani su di me che mi toccano con odio, come anche non voglio più sentire la sua voce che mi urla contro le peggiori cose, i peggiori insulti che mi entrano nel cuore come frecce infuocate.
Non voglio più soffrire, però un unico pensiero mi ferma dal voler compiere quel passo che mi porterebbe sulla via della vendetta.
Mia madre ne soffrirebbe.
Non posso neanche sopportare il dolore che le provocherei se dovessi fare questo passo.
La deluderei e molto probabilmente le spezzerei il cuore, perché so che se scegliessi quel percorso, Katsuki non sarebbe l'unico su cui sfogherei la mia ira.
Quello che ho passato io lo dovrei far provare a tutti quelli che hanno guardato, ma non hanno fatto nulla per fermare questo abominio.
L'immagine di mia madre in lacrime che scopre quello che potrei compiere mi si para davanti con forza.
Il mio cuore accelera furiosamente e il suono riverbera per l'intera stanza per colpa dei macchinari a me collegati.
Vorrei urlare, ma la mascherina per l'ossigeno me lo impedisce e rimango sul letto con la rabbia che mi monta dentro sempre di più.
«Izuku?» sento la voce di mia madre che mi chiama dalla porta socchiusa.
Non dico nulla, chiudo solo gli occhi cercando di calmarmi, ma un piccolo pensiero mi si affaccia nella mente.
Potrei sempre farlo e non dirle nulla.
Posso compiere la mia vendetta e condurre comunque una vita normale, anche se solo all'apparenza.
Un sorriso dolce mi affiora sulle labbra mentre la mano di mia madre mi si posa tra i capelli accarezzandoli teneramente.
«Ti voglio bene mamma.» sussurrò mentre m'immagino di tendere la mano a quella versione di me stesso che so che farà soffrire molte persone.
Soprattutto lui.
Soprattutto Kacchan.
Sono pronto per la mia nuova vita.
STAI LEGGENDO
Kanashī
FanfictionQuesta storia è presa da uno delle mie One-shot che mi sono state cancellate. Izuku viene bullizzato tutti i giorni, mentre a casa cancella quel dolore infliggendosene altro. ma tutto questo dolore è destinato a fermarsi. Cosa succederà a Izuku? Vio...