Secondo passo indietro

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Dei singhiozzi mi arrivano alle orecchio come una musica inquietante, spalanco gli occhi alla ricerca della fonte del rumore e vedo accanto a me Katsuki che mi guarda con occhi pieni di lacrime e le guance arrossate dal pianto.

«Deku?» mi chiama notando il mio sguardo.

«Cosa ci fai tu qui?» domando guardandomi intorno e tonando subito di essere in infermeria, ma di Recovery Girl nessuna traccia.

«Ti ho portato qui dopo l'esplosione, i vetri ti avevano fatto perdere molto sangue.» rispose avvicinando lo sgabello al lettino.

«Va bene, grazie per l'aiuto. Adesso puoi anche andartene.» dissi cercando in tutti i modi di non tornare a fissarlo.

Quel piccolo gesto...quel maledettissimo gesto...ringraziarlo per quel gesto mi aveva fatto male, perché dopo tutto quello che mi aveva fatto subire, dirgli grazie mi era sembrato come ringraziarlo per tutte le angherie subite nel corso degli anni.

Se lo avessi guardato e magari avessi visto il suo volto con il senso di colpa inciso nei suoi occhi, di sicuro mi sarei spinto fino a leggergli la mente.

Non volevo.

Voglio continuare sul mio percorso, voglio compiere la mia vendetta a partire da lui.

Voglio assaporare la sua espressione sconvolta mentre lo dilanio e lo torturo come lui ha fatto con me, poi passerò agli altri e mi godrò i loro occhi inondati di paura.

«Deku io...» provò a parlare di nuovo.

«Ho detto che puoi anche andartene Bakugo.»

Ogni passo che faceva per allontanarsi da me, faceva tornare un po' di aria nei miei polmoni, come se la sua presenza mi stesse portando a sprofondare in una nuova forma di dolore che solo lui era capace di infliggermi.

Appena sentii la porta scivolare sulla sua corsia per aprirsi, mi voltai senza rendermene veramente conto vedendo la sua schiena, così forte e piena di muscoli, essere rigida e tesa.

"Chissà che lotta interiore sta affrontando? Vuole tornare indietro a picchiarmi? Cosa vuole fare?" mi chiesi con una lacrima che aveva preso a scendere dai miei occhi.

Un movimento fulmineo e lui si voltò, ritornando da me con passo svelto. Le sue mani corsero immediatamente al mio volto.

Avrei tanto voluto avere le forze per alzare un braccio per difendermi, ma a quanto pare l'infermiera mi aveva somministrato un tranquillante, quindi i miei arti mi sembrarono pesanti come se fossero stati ricoperti di piombo.

«Kac...»cercai di chiamarlo, magari per chiedergli cosa stesse facendo, ma le mie parole vennero interrotte dalle sue labbra che andarono a premersi con violenza contro le mie.

Era brutale e ogni suo movimento non mi faceva provare altro se non dolore o disgusto.

La sua lingua entrò con prepotenza nella mia bocca alla ricerca della mia che invece non lo voleva neppure sfiorare.

Cercai in tutti i modi di sollevare le braccia in modo di spingerlo via da me, ma qualsiasi sforzo fu vano e la mia mente cominciò a dare i primi segni di cedimento.

Cercai allora di attivare il quirk, ma ogni volta che ne avevo bisogno, sembrava non funzionare, lasciandomi inerme e con il terrore che cresceva dentro di me in modo esponenziale.

Le lacrime cominciarono a rigare il mio volto, mentre un nuovo timore s'impossesava di me.

Potrebbe compiere quel passo che alla fine mi distruggerebbe definitivamente.

«Ti...pre...prego...fermati...» riuscii a dirgli quando si separò da me quel tanto che gli permise di riprendere fiato.

Sentii una nuova crepa aprirsi nel mio cuore.

Lo avevo pregato di fermarsi.

Lo avevo supplicato e lui non si era fermato.

La sua bocca più vorace di prima aveva preso ad esplorare la mia mascella, mordicchiandola, leccandola, facendomi venire i brividi per il disgusto.

I singhiozzi presero a inframmezzare le mie suppliche, ma nulla sembrava arrivare alle orecchie di Katsuki che invece continuava il suo assalto come se nulla fosse.

Un'altra crepa e un'altra ancora si formarono quando le sue mani cominciarono ad esplorare il mio corpo, da prima sfiorarono i capelli che l'infermiera doveva aver slegato dopo l'operazione, per poi scivolare sul petto, dove lo sentii pizzicarmi un capezzolo con forza.

Ma il percorso non era finito, scendendo sempre più in basso fino a sfiorare l'orlo dei pantaloni.

«Ti prego fermati.» provai di nuovo a dirgli.

La sua mano sollevò l'elastico dei boxer per poi posarsi sul mio membro.

Il mio cuore si spezzò.

Quel piccolo barlume di coscienza che era riuscito a sfuggire da quella oscurità piena di sangue e dolore, venne trascinata di nuovo nel baratro per essere sommersa la un'onda di liquido cremisi, facendola sprofondare in quel mare di sangue e sofferenza.

La parte sana della mente di Izuku si spezzò.

La pazzia che per tutto quel tempo aveva cercato di tenere a freno, lo travolse, imprigionandolo tra le sue spire come un serpente con la sua preda.

KanashīDove le storie prendono vita. Scoprilo ora