Secondo sgambetto

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«Midorya spiegami cos'è successo?» ordina il professore adagiandomi sopra la sua scrivania in sala insegnanti.

«Io...Io non lo so di preciso» provo a dire cercando di non balbettare, «So solo che qualcosa nella mia testa mi stava dicendo di fare delle cose che io non volevo.»

«In che senso?» Domanda Aizawa-sensei confuso.

«Sembrava come il controllo della mente di Shinsou-kun, ma ero lucido quando quella voce mi parlava. Credo che sia la stessa cosa successa a Bakugo.» dissi sospirando dell'ovvietà della mia frase. Mi diedi dello stupido per non averci pensato prima.

«A proposito di lui, spiegami tutta la storia dall'inizio. A partire da quello che è successo nei corridoi del dormitorio.»

Un sospiro di frustrazione lasciò la mia bocca, mentre cercavo di nascondere il fastidio dietro un'espressione di totale disinteresse.

«È troppo lungo da spiegarlo, soprattutto perché dovrei entrare in dettagli che non voglio ricordare, le basti solo sapere che abbiamo discusso al punto che ho perso il controllo del quik, i vetri delle finestre sollecitati dalla pressione della telecinesi si sono infranti dirigendosi verso Bakugo, mi sono messo in mezzo per impedisse di farsi male. » dissi fissandolo attentamente negli occhi.

«Questo combacia con quello che ha detto anche lui.» confermò il professore annuendo, «Adesso dimmi quello che è successo in infermeria.» ordinò di nuovo.

Il suo tono di voce autoritario mi fece per un attimo storcere il naso dal fastidio di dovergli obbedire.

«Abbiamo discusso di nuovo, gli ho detto di andarsene e lui lo stava facendo, quando arrivato alla porta è tornato indietro e mi ha aggredito. Vedevo che non era sua intenzione farlo, quindi gli ho letto la mente ed è risultato che avevo ragione, ma non sono riuscito a farlo uscire da quel controllo mentale, ha fatto tutto da solo facendosi esplodere la faccia.» e nel dire le ultime parole non riuscii più a sostenere lo sguardo del professore, posai gli occhi sulle mie mani che avevano preso a strofinarsi tra di loro in cerca di conforto, «Dopo è arrivato Kirishima che ha preso il mio posto e mentre me ne andavo, quella voce ha preso a torturarmi fino a farmi crollare a terra dallo sforzo che ho fatto per combatterla.»

«Va bene.» rispose il sensei sedendosi sulla sua sedia, la fronte corrugata intento a pensare a tutte le nuove informazioni che gli avevo fornito.

«Sensei?» provai a chiamarlo, ma ricevendo da lui solo un sibilo per indicarmi di fare silenzio.

Il silenzio perdurò abbastanza a lungo da farmi credere che il professore si fosse addormentato, fino a quando un suo sospiro rassegnato non mi fece intuire il contrario.

«Credo proprio che ci sia un intruso qui nella scuola.» disse Aizawa-sensei facendomi irrigidire sul posto e spalancare gli occhi dal terrore.

"Come ho fatto a non accorgermene prima? Dovevo intuire che prima o poi sarebbe capitato di nuovo, è da un po' che l'unione dei villain se ne sta tranquilla." pensò lui, facendomi per un attimo sentire più sollevato, almeno non sta pensando a me come spia.

«Ma com'è potuto succedere? I sistemi d'allarme non sono perfetti?» domandai fingendo ingenuità.

«Certo che lo sono, ma sappiamo per certo che tra le fila nemiche hanno qualcuno in grado di assumere l'aspetto di chiunque vogliano, non possiamo escludere la possibilità che siano stati in grado di mettere in atto un piano del genere.» rispose posando il mento sulla mano con fare pensieroso.

Non evo sapere quanto gli eroi sapessero delle doti dei miei compagni, questa notizia metteva a repentaglio il piano orchestrato dal signore.

«Come dobbiamo agire secondo lei?» chiesi mettendomi a sedere e fissandolo intensamente, cercando di concentrare il mio quirk maggiormente, ma troppo debole dopo il crollo di prima.

«Non lo so ancora, dovrò parlarne al preside prima.» disse alzandosi, «Vieni ti riporto in infermeria, Recovery Girl ti darà qualcosa per farti riprendere le forze.»

Nel dirlo mi porse la mano per aiutarmi ad alzare, io l'afferrai titubante e barcollando lo seguii con la sua mano posatami sulla schiena, in modo da darmi sostegno nel caso fossi di nuovo caduto a terra.

KanashīDove le storie prendono vita. Scoprilo ora