Passo avanti

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Ritornai alla mia vita come se nulla fosse successo dopo alcune settimane passate in ospedale.

Come c'era da aspettarsi, nessuno mi venne a trovare nel mio periodi di convalescenza e nessuno chiese mie notizie. Nemmeno gli insegnanti chiamarono per sapere se sarei tornato a scuola.

Pensavo che sapendo che in effetti non interesso a nessuno, mi si sarebbe spezzato il cuore, ma non fu così, una nuova convinzione cominciava ad albergare nel mio animo.

Sono invisibile agli occhi degli altri, come se non fossi mai esistito.

Gli farò cambiare idea, portandoli nell'oscurità che mi sta invadendo il cuore.

Ritornai a casa con il cuore in subbuglio quel giorno e la voglia irrefrenabile di comporre quel numero, volevo dire a quella strana figura che accettavo il suo aiuto.

Non m'interessavano le conseguenze di quella scelta.

A patto che mia madre rimanesse allo scuro di tutto, io gli avrei ubbidito e compiuto la mia vendetta.

Il ritorno a scuola l'ho passato nell'indifferenza, neanche Kacchan e i suoi seguaci mi si sono avvicinati per bullizzarmi come il loro solito.

È stato quasi noioso come giorno.

Il primo giorno della mia nuova vita e l'ho passato a guardare fuori dalla finestra o nella speranza che qualcuno provasse solo ad avvicinarsi a me.

Avrei tanto voluto che si avvicinassero a me, ma capisco che ci vorrà un po' di tempo, è come se Kacchan mi avesse lanciato una maledizione affinché nessuno avesse il desiderio di parlarmi, per la troppa paura delle ripercussione che avrebbero avuto degli atti di gentilezza da parte loro.

So anche che non ho ancora la forza per contrastare qualunque atto ostile nei miei confronti, però so che il signore mi aiuterà, dopotutto me lo ha promesso e io a mia volta gli ho promesso che lo avrei aiutato nel suo piano.

Uno scambio equo per risollevare il mio animo spezzato e per aiutarlo nel suo progetto di dominio.

Kacchan non mi ha neppure guardato e questo ha piantato nel mio cuore il primo seme di un odio che so che se non lo terrò sotto controllo, potrebbe farmi diventare pazzo.

La sento la pazzia che bussa alle porte della mia mente, come un viandante insistente che non ti vuole lasciare in pace.

Non gli permetterò d'impadronirsi di me.

Devo mantenere il mio raziocinio o potrei scatenare il peggio di me, o per meglio dire quello che sta crescendo in me.

Non voglio impazzire, devo rimanere lucido, ma è difficile mentre la schiena di Kacchan mi implora di essere pugnalata.

No.

Non posso permettere che i miei nuovi impulsi m'impediscano di compiere a dovere la mia vendetta.

La vita è diventata placida, quasi noiosa adesso che il dolore non scandisce più le mie ore.

Per ordine del signore ho smesso di tagliarmi e ho cominciato una serie di allenamenti che ci permetteranno di completare i nostri obbiettivi.

All'inizio è stata dura, ma con il passare delle settimane è diventato sempre più facile, inoltre i risultati si vedono già adesso.

Ho notato subito come gli sguardi dei miei compagni di classe sono cambiati insieme al mio corpo.

Vedo come le ragazze mi squadrano mentre facciamo attività fisica e insieme ai loro sguardi vedo anche quelli di Kacchan che mi fissano con una strana luce negli occhi.

La riconosco bene quella luce, è la rabbia che da sempre ha sfogato su di me, ma non fa un passo per sfogarla, come se avesse paura di compiere anche un solo gesto verso di me.

A dire il vero non mi sono mai chiesto come lui abbia passato il tempo dopo il mio tentato suicidio.

Si è sentito in colpa? No, non credo non è da lui, troppo orgoglioso.

Gli è mancato picchiarmi tutti i pomeriggi? Molto probabile, vedo ancora adesso nei suoi occhi la voglia di colpirmi.

Si è trovato qualcun altro su cui infliggere le sue torture? Non lo so, ma per adesso gli lancio un sorriso di quelli che gli riservavo quando eravamo bambini.

La mia faccia non è più abituata a fare una tale espressione e mi ci vuole un attimo per poter indossare quel sorriso che scaldava il cuore a tutti una volta.

Lo vedo sussultare per un secondo e fare un passo indietro, come se ne fosse rimasto scottato, un enorme sorriso sfocia sulle mie labbra, ma questa volta è sincero.

Solo che i miei occhi non seguono la mia bocca, rimanendo freddi e inespressivo.

A volte mi domando se riuscirò mai a essere di nuovo felice come una volta, ma ne dubito fortemente.

Voglio avvicinarmi a lui, fare il primo passo, ma ho promesso di fare il bravo fino al momento in cui non mi chiamerà.

Spero che non manchi molto tempo.

Ho sempre più paura di perdere il senno.

KanashīDove le storie prendono vita. Scoprilo ora