Terzo passo indietro

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«Il piano procede secondo i piani?» chiese la figura in ombra al suo sottoposto che si grattava il collo con insistenza.

«Sì maestro, come da lei preventivato.» rispose il giovane fermando per un istante la mano, per poi tornare a grattarsi con meno forza.

«Molto bene, puoi antare Shigaraki Tomura.» disse l'uomo congedando il ragazzo alle cui spalle comparve un warp gate che lo avrebbe ricondotto al covo in cui stava.

Dall'altra parte ad attenderlo vi era un altro ragazzo presso poco della sua stessa età che stava fumando una sigaretta con lo sguardo perso nel vuoto.

«Cosa ti ha detto All For One?» chiese dando fuoco con le sue stesse fiamme il mozzicone della sigaretta ormai esausta che aveva in mano.

«Che va tutto bene, ma sono in pensiero per il piccoletto. Se scopre come il maestro lo ha ingannato, credo che si rivolterebbe contro di noi ora che sta tra le schiere degli eroi.» rispose Tomura tornando a grattarsi.

«Ci parlerò io, lo sai che sono in grado di tranquillizzarlo all'occorrenza.»

«Non lo so Dabi. Credo che per la prima volta il maestro abbia esagerato.» continuò l'albino strappando con le unghie una crosta dal collo e facendo uscire il sangue.

«Può darsi, però Izuku era preparato all'eventualità di perdere il senno. Lo ha capito il giorno in cui i suoi occhi hanno iniziato a cambiare colore.» disse il corvino prendendo un fazzoletto dalla tasca e tamponando il sangue sul collo del collega.

«Io non credo che sappia cosa vuol dire essere pazzi, il voler vendetta anche a costo di sacrificare la sua stessa vita.»

Dabi non seppe cosa rispondere, un sospiro gli sfuggì dalle labbra all'idea di quello che il verdino stava passando.

«Sensei...forse io...» uno strano pensiero mi passò per la mente, mentre il professore mi scortava verso l'infermeria.

"E se fosse stato il mio quirk a rivoltarsi contro di me? Dopotutto non ho sempre avuto questo quirk e non è neanche detto che io sia in grado di domarlo come si deve. Forse il signore lo sapeva e me lo ha ceduto di proposito affinché impazzissi e compissi la mia vendetta, portando gli eroi a pensare che abbia agito da solo e non sotto i suoi ordini, ma se parlo ora forse ho ancora una possibilità di redenzione..." mi dissi fermandomi di colpo in mezzo al corridoio.

Sentivo la mia mente e la mia fermezza lacerarsi alla sola idea di quello che stava capitando.

«Sensei io vorrei parlare con Bakugo in privato per mettere a posto le cose, se non le dispiace.» dissi sentendo un gran peso formarsi al centro del mio petto.

Aizawa-sensei si voltò per guardarmi, i suoi occhi mi scrutarono alla ricerca di qualcosa che gli potesse rivelare le mie intenzioni, ma evidentemente non trovando traccia di nulla di sospetto, annuì aprendo la porta dell'infermeria.

«Sensei?» i due ragazzi nella stanza si stupirono nel vedere il professore entrare con faccia seria.

«Mi dispiace Kirishima, verresti con me un istante.» disse richiamando il rosso che dopo un cenno d'assenso lo seguì.

Eijiro mi fissò per un istante di troppo quando varcò la porta per allontanarsi.

Immaginai che volesse dirmi qualcosa con il pensiero, ma non lo ascoltai, voltai il capo dall'altra parte per fargli intuire le mie intenzioni e solo quando non li vidi più entrai dentro per affrontare Katsuki.»

«Deku?» disse stupito il biondo vedendomi entrare a capo chino.

«Bakugo dobbiamo parlare.» proferii con un sospiro avvicinandomi al letto su cui era seduto.

Sul volto aveva ancora la fasciatura che Recovery Girl gli aveva fatto la sera prima per coprire il segno lasciatogli dalla sua stessa esplosione.

«Io...io...cazzo, non so neanche come iniziare questa merda di discorso.» sbraitai con rabbia non riuscendo ad esprimermi come volevo.

«Dovrei essere io a cominciare.» s'intromise Katsuki prendendomi la mano che avevo posato sul letto.

Il mio sguardo cadde sul contatto tra le nostre mani e per un istante passò sul mio volto uno sguardo furente.

«Perché mi stai toccando? Eri tu che dicevi che sono solo una merda che non merita di vivere, perché mi stai toccando? Mi hai sempre odiato e adesso mi prendi la mano? Mi stai prendendo in giro?» domandai strappandola via dalla sua presa, «Io ero venuto qui per avere la mia vendetta su di te. Io ti odio con tutto me stesso, un odio così forte che sto diventando pazzo, ti rendi conto di cosa mi hai fatto diventare?»

Sentivo la rabbia scorrermi addosso come l'acqua sotto la doccia, l'odio che avevo cercato di nascondere per tutto quel tempo, straripò senza controllo.

«Ho venduto la mia anima al male per poter avere il potere di farti lo stesso male che tu hai fatto a me. Io ti odio molto più di quanto tu possa odiare me e voglio farti talmente tanto male da non lasciare più nulla di te. Come ti sei permesso di toccarmi? Ti odio...ti odio...»

Le lacrime presero a scivolarmi lungo le guance, le unghie graffiavano il mio petto fino a farlo sanguinare e Katsuki mi guardava con altrettante lacrime sul viso.

«Io me lo merito. Merito il tuo odio e la tua rabbia, merito anche la tua vendetta e sono disposto ad accettarla quando la vorrai portare a termine.» la sua voce era bassa e resa rauca dal pianto.

Le mie mani corsero subito al suo collo facendolo cadere di schiena sul materasso. La presa salda smorzò il respiro facendolo boccheggiare, ma non oppose nessuna resistenza alla violenza che gli stavo rivolgendo.

"Non chiedo il tuo perdono perché non me lo merito."

Il suo pensiero mi arrivò come una freccia proprio al centro della mente.

"Dai fallo. Uccidilo così tornerai ad essere felice." la voce nella mia testa tornò prepotente ad incitare il mio gesto.

«No...» sussurrai cercando di togliere la mani dal collo del biondo, ma trovando le sue a bloccare il mio tentativo di fuga.

«Se...ti...farà...sta...stare meglio...» gemette soffocando e diventando sempre più rosso ad ogni secondo che passava.

«NO.» urlai staccandomi una volta che la sua presa divenne più debole.

"Fallo. Fallo. Fallo. Fallo. Fallo. Fallo." continuava ad urlare nel mio cervello mentre io cercavo di spostarmi da sopra Katsuki in modo da non lasciare a quella presenza l'opportunità di impadronirsi di me.

«Non voglio. Non voglio.» urlai portandomi le mani alla testa e afferrandomi i capelli, tirandoli con forza per cercare tramite il dolore di riprendere il controllo di me stesso.

«De...Izuku?» mi chiamò Katsuki cercando di avvicinarsi a me.

«Stammi lontano.» urlai provando ad usare il quirk su di lui per allontanarlo, ma un attimo prima di attivarlo mi fermai spaventato di non essere neanche più padrone di quei quirk presi in prestito.

«Izuku che succede?» domandò alzandosi e barcollando verso di me.

«No...non ti avvicinare.» dissi quasi stremato da quella lotta interiore che stavo affrontando.

"Uccidili, ti prego." la voce era diventata cantilenante e la sua supplica mi ferì l'animo perché mi ricordava fin troppo bene la mia.

Sentii una nuova vena scoppiare e le lacrime si tinsero di nuovo di rosso mentre anche il naso cominciò a colare sangue.

«Non voglio impazzire...non voglio.» sussurrai cadendo con le ginocchia a terra.

Uno strano scricchiolio arrivò dalle mie gambe appena impattarono con il suolo.

Le mani si spostarono ai lati del viso che presero a scavare nella carne scie rosse da cui ben presto il sangue prese a scorrere.

Katsuki preso dal pani alla vista della scena che gli si stava parando davanti, con le poche forze che aveva in corpo, corse alla ricerca del professore in cerca di aiuto.

KanashīDove le storie prendono vita. Scoprilo ora