Capitolo 4

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Per essere nel suo dormitorio, la stanza di Zack era stranamente pulita. Questo mi faceva molto piacere poiché dubitavo che sarebbe durato a lungo. Il letto era fatto e tutti i suoi vestiti erano appesi nell'armadio. Alcuni libri di testo erano impilati sulla sua scrivania, ma per il resto era ancora vuota. Il letto del suo coinquilino era senza lenzuola ma accanto c'era un borsone da viaggio.

Chiuse la porta e mi prese tra le sue braccia, fissandomi attraverso le folte ciglia. Allungai la mano per toccargli gli zigomi e i suoi occhi si chiusero in risposta.

"Mi sei mancata," disse. Fu abbastanza per far sciogliere tutte le mie viscere.

"Mi sei mancato di più," sussurrai. Improvvisamente, trovai difficile respirare.

"Baciami e dimostramelo."

Alzandomi in punta di piedi per raggiungerlo, premetti le mie labbra sulle sue. Un bacio lento, dolce, pieno di desiderio e di piacere. Facendo scivolare le mie mani tra i suoi capelli, mi avvicinai, sentendo quello che ero stata solo in grado di immaginare per così tanto tempo. Sapeva di soda e fumo.

Cominciai a fare un passo indietro verso il letto e lui mi spinse sul materasso. Con una risata, presi il cuscino per colpirlo e lui si spostò sopra di me, agganciando la mia gamba intorno alla sua vita. Le nostre labbra si scontrarono di nuovo e io infilai le dita nelle morbide ciocche dei suoi capelli.

Le sue labbra si spostarono sul mio collo, stuzzicandomi e succhiando la mia pelle. I miei respiri si fecero pesanti, i miei occhi si chiusero mentre inclinavo ancora di più il collo. Cominciai a far scorrere le dita sul suo stomaco.

"Zack," sussurrai, ricordando a me stessa che partecipare alla giornata d'orientamento con un segno viola sul collo probabilmente non era la migliore idea. "La gente mi vedrà domani."

Non si fermò. "Bene," disse. "Voglio che tutti sappiano che sei mia."

Un brivido percorse la mia schiena e non mi preoccupai di discutere su quello. "Io sono tua." 

"Wow." Una voce sconosciuta ci fece congelare entrambi. Vicino alla porta, ora aperta, c'era un ragazzo dai capelli castani con limpidi e affilati occhi verdi accompagnati da un sorrisetto. "Colpa mia."

A quel punto, l'atmosfera cambiò diventando fredda. Alzando gli occhi al cielo, Zack si allontanò da me. Quando parlò, c'era una nota infastidita, "Pensavo fossi uscito con Tim, Marcus."

Marcus fece un sorriso. "Cambio dei piani."

"Giusto." Zack continuò a guardarlo male. "Lei è Amelia."

"Ah, la famigerata Amelia," disse Marcus mentre mi alzavo in piedi e tendevo  la mano, sapendo che la mia faccia fosse rosso vivo. La sua presa era rude mentre stringeva la mia mano. "Io sono Marcus. Suppongo tu abbia sentito parlare di me."

"Uh..."

"Marcus è mio cugino," disse Zack. "Vi avrei presentato domani a pranzo ma credo che a questo punto vada bene anche ora."

"Continua pure, Zachary," disse Marcus, cadendo mollemente sul suo letto. "Non mi dispiace."

Zack fece una specie di grugnito in risposta, non più arrabbiato, ma si scusò con me con i suoi occhi. Iniziai a ricompormi.

"Va bene," dissi. "Si sta comunque facendo tardi. Dovrei andare."

"Ti accompagno alla tua stanza," disse Zack.

"Ciao Marcus," dissi.

"Ciaooo!" salutò di rimando allegramente. Zack chiuse la porta, scuotendo la testa.

Mentre camminavamo, l'unico rumore tra noi era il vento e i grilli. La sua mano avvolse la mia, riscaldandola immediatamente.

"Non pensavo tuo cugino venisse qui;" dissi.

"Si, le nostre mamme volevano che andassimo nello stesso college cosi che io possa tenerlo lontano dai guai."

Risi. "Tu? Tenere lui lontano dai guai?"

"Sono cambiato."

Guardando verso di lui, chiesi, "Nel senso?"

Mi regalò un mezzo sogghigno. "Non mi faccio beccare."

Scossi la testa mentre ci avvicinavamo alla mia stanza. "Be', digli che è stato un piacere incontrarlo. Più o meno."

"Un piacere, col cazzo. Dovrebbe essere grato che è di famiglia," mormorò. I suoi occhi si abbassarono. "Va tutto bene, ad ogni modo? Con la tua famiglia?"

Lasciai una mano sul suo braccio. "Per quanto possa andare bene. Non preoccuparti di questo." Inspirai e gli sorrisi. "Ci vediamo domani?"

"All'orientamento? Sarai con tutti i secchioni. Probabilmente dovrò fingere di non conoscerti," scherzò.

I nostri sguardi si trovarono. "Di solo che sono la figlia del tuo vecchio coach, okay?"

Smise di ridere e prese le mie mani. "No," disse piano. "Sei la ragazza che amo."

Un sorriso si creò sulle mie labbra. "Sei così sdolcinato."

"Ti piace."

Piegai la testa per baciarlo e poi indietreggiai. "A domani," dissi. Quelle parole erano sconosciute alla mia lingua.

"Buona notte, Principessa," disse.

Ruotando gli occhi, lasciai le sue dita e aprii la porta della stanza. Aspettò che fui dentro e poi sentii i suoi passi allontanarsi piano piano. Il secondo che la testa colpì il letto, caddi in un pacifico sonno.

The Stadium's Star ▪︎✔️ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora