Capitolo 44

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Passarono giorni in cui non vidi Marcus o Zack. Il football li tenne occupati e la scuola inghiottì il mio tempo.

La luce del mio laptop risplendeva nell'oscurità della mia stanza mentre digitavo più velocemente. C'era un concorso di programmazione tra un mese e continuavo a digitare codici 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per prepararmi.

Qualcuno bussò alla mia porta e fu una lotta per me staccare le mani dalla tastiera. Quando distolsi lo sguardo, mi bruciavano gli occhi per aver fissato lo schermo per così tanto tempo.

Aprii la porta e Zack si fermò sulla soglia con una scatola della pizza in una mano e l'altra nascosta dietro la schiena.

"Cosa ci fai qui?" chiesi, sorridendo mentre mi appoggiavo alla porta.

"Non ti ho visto per tutta la settimana," disse. "Pensavo ti mancassi."

Risi e lui mi passò la scatola della pizza. "Andiamo," disse. "Si vedono le stelle stasera."

Mi ricordò il liceo, quella volta che mi portò al campo di football prima che ci beccassero gli sbirri. Questa volta non c'era nessuno a fermarci mentre posava una coperta accanto al fuoco e aprì la scatola della pizza in modo che l'aria del balcone si riempì di aglio ed erbe aromatiche.

Guardammo la luna trasformarsi da una crema chiara in un giallo tenue in mezzo a un mare di stelle d'argento. Lui rivelò ciò che nascondeva tra le mani, una copia di Piccole Donne, e me lo lesse mentre giacevo con la testa sulle sue ginocchia. Avvolsi la coperta più stretta intorno a lui affinché rimanesse al caldo.

Nessuno ci disturbò. Nessun genitore che mi diceva di tornare a casa. 

Mentre mi teneva la mano, il suo dito scorse sull'anello. Allungò la mano per metterla accanto alla mia e osservò.

"È da un po' che osserviamo le stelle," dissi.

"Lo so," disse piano. "Quante ne conti?"

Mi sedetti accanto a lui, accigliata. "Porta sfortuna contare le stelle."

"Non sempre," rispose. "Mio padre mi ha detto che c'è una superstizione secondo cui se conti sette stelle per sette notti di fila, la prima persona la quale stringi la mano l'ottavo giorno è quella che sposerai."

Le mie labbra si schiusero mentre lo fissavo.

Mi sorrise. "Vuoi contarle?"

Strinsi le labbra e la mia mente era confusa mentre annuivo. Prendendogli la mano così i nostri anelli si toccavano, indicai le stelle e le contai ad alta voce. 

"Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei...sette."

Premette le labbra sulla mia fronte. "Ogni notte per sette giorni."

"Va bene," concordai tranquillamente.

Mi baciò e poi mi accompagnò in camera mia. Fu solo quando chiusi la porta dietro di me e ricordai il casino in cui mi trovavo che mi resi conto che fosse un'altra bugia che avrei dovuto aggiungere alla mia lista.

The Stadium's Star ▪︎✔️ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora