Capitolo 5

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La vita era una vera stronza.

Se avessi potuto vederla camminare per strada, le avrei seriamente dato un pugno. Non mi interessava se mi fossi rotta il polso. Ne sarebbe valsa la pena.

Certo. Ovviamente, dopo aver passato una bella giornata con il mio ragazzo che non vedevo di persona da mesi, la vita doveva solo rovinarla.

Erano le tre del mattino in Michigan ed ero in corridoio con addosso il mio pigiama arancione acceso del Campo Mezzosangue. Mentre avvicinavo il telefono all'orecchio, non ero nemmeno un po' stanca. Era impossibile esserlo quando qualcuno ti stava urlando contro dall'altra linea. 

"Possiamo farlo dopo?" Chiesi. "Sono le tre del mattino qui e ho l'orientamento oggi. Non voglio essere triste quando cerco di incontrare nuove persone."

Mia madre sbuffò al telefono. "Triste? Perché dovresti essere triste? Hai la vita facile! Giuro che non pensi a nessuno tranne a che a te stessa!"

Chiusi gli occhi premendomi le mani sulle tempie, mentre lei andava avanti. Raramente parlavamo, ma quando lo facevamo, praticamente andava sempre così.

"Non posso farlo adesso," dissi.

"Se pensi di usare anche solo una parte dei miei soldi guadagnati con fatica e spenderli per le tue tasse universitarie, ti sbagli. Aspetta di sentire tuo padre. Io-"

Riagganciai. Le mie dita si mossero prima che la mia mente potesse farlo e il telefono diventò silenzioso. Il tipo di silenzio rumoroso. Il tipo che divorava la stanza.

Mi morsi il labbro così forte che i miei occhi sussultarono.

"Cazzo," impreco. I miei occhi si chiusero non per la fatica ma per il dolore.

Mi avrebbe chiamato di nuovo.

Spensi il telefono e lo gettai via così che non avrei potuto rispondere. Forse avrebbe pensato che fossi morta.

"Cazzo." Appoggiai la nuca contro il muro, gli occhi ancora chiusi. La mia fronte su corrugò mentre le mie sopracciglia si inarcarono.

Dio, mi facevano sentire una merda. Mentre mi fissavo le ginocchia, non riuscivo nemmeno a produrre una lacrima. Tutto quello che sentivo era una fitta vuota di qualcosa. Rabbia? Frustrazione?

Colpevolezza. Dopo tutto questo, ero io quella che si sentiva in colpa.

Sapevo che non avrei dovuto rispondere. Sapevo che non avrei dovuto darle il mio tempo e lasciar andare. Ma accidenti, era molto più facile a dirsi che a farsi.

Devi alzarti.

Feci un respiro profondo. Poi un altro. Il ronzio nella mia testa si attenuò, o almeno mi convinsi di ciò. Usando i palmi delle mani, mi sollevai e mi avvicinai al telefono per prenderlo ed entrare nella mia stanza. Pesava molto nelle mie mani mentre lo lanciavo da parte e cercavo di addormentarmi.

The Stadium's Star ▪︎✔️ (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora