Capitolo 4

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«Avanti signorine! Correre!» una forte e potente voce mi arriva alle orecchie, non sono nemmeno entrata nel campo che già spalanco gli occhi sorpresa. Pensavo fosse compito del capitano della Cheerleader allenare la squadra, non pensavo avessimo un coach o robe simili. Tuttavia mi rendo subito conto del mio errore. Il coach, quello che ha gridato non se la stava prendendo con noi ragazze, ma bensì con i componenti della squadra di Football che allena.
Camila mi spiega che il coach ci supervisiona in caso di infortuni, ma formalmente lui allena solo la squadra di Football.
Il campo da Football sembra molto più piccolo dalle tribune, che costeggiano il lato destro del campo, invece è molto grande e per tutto il suo perimetro è costeggiato da una pista di atletica per la corsa. Le Cheerleader hanno a disposizione quella e un quarto del campo da Football.
Tutte le Cheerleader si raggruppano attorno a Camila, compresa me; hanno tutte corporature diverse. Sono stata attenta mentre Camila mi spiegava tutte le posizioni e i diversi ruoli delle ragazze, ma devo dire che non ci ho capito un accidenti.
So solo che le più alte e le più forti sono la base, mentre quelle più piccole e quelle più leggere sono la punta delle piramidi, non so ancora dove sarò messa io.
«Quest'anno, come avrete già notato abbiamo una nuova componente. È parte di una scommessa, ma posso assicurarvi che non la perderà tanto facilmente e si allenerà duramente con noi. Diamo il benvenuto ad Ariana» Camila esulta tirandomi verso di lei e scuotendo un pompom con i colori della scuola, ossia il blu e l'azzurro, da dove l'abbia tirato fuori questo pompom, proprio non lo so.
«Allora, come prima cosa facciamo un po' di riscaldamento, ripassiamo poi un paio di coreografie e perfezioniamo quella dell'Homecoming, va bene?» dice Camila autoritaria come non l'ho mai sentita, penso l'abbiano scelta come capitano per un motivo.
«Ariana tesoro, tu stai dietro a noi, segui quello che riesci. Ti insegneremo piano piano le basi, per ora cerca di memorizzare i passi e poi vediamo cosa sai fare» mi dice gentilmente Camila, io apro la bocca confusa, cosa vuol dire poi vediamo cosa sai fare? A parte schifo non riesco a fare nulla, forse dovrei dirglielo. In prima elementare ho provato a fare ginnastica artistica, ma non è finita bene per me e per la maestra contro cui mi sono arrabbiata perchè mi ero fatta male facendo una ruota.
«Io non so fare...» Camila mi zittisce all'istante
«Qui non esiste la frase "io non so fare" o "io non riesco" d'accordo? Imparerai» mi sorride la bionda, non mi dovrei sorprendere, ma non sono sorpresa, sono terrorizzata. Come dovrei fare tutte quelle capriole e i salti mortali? Come minimo mi spacco la testa. Se non peggio. Mi faranno secca, me lo sento già.

Jason pov's
«Avanti signorine! Correre! Scattare!» grida ancora il coach, come se non lo stessimo facendo da più di un'ora. È vero che questi sono i primi allenamenti e che dobbiamo riprendere la forma, ma già da ormai una settimana corriamo e scattiamo, oggi inizieremo anche a fare lanci e iniziare a vedere gli schemi e le tattiche per la prima partita. La prima partita del campionato, nonché ultima prima partita per coloro che come me se ne andranno al college l'anno prossimo.
Completo l'esercizio e mi rimetto in fila asciugandomi il sudore dalla fronte. Tiro indietro la fascia che ho per evitare che i capelli mi finiscano negli occhi e completo un'altra volta l'esercizio.
«Avanti Evans! Cos'era quel lancio? Il quarterback non ha fatto un tubo durante l'estate?» normalmente le battute del coach e il suo semplice modo di esprimersi non mi danno fastidio, ma ora mi ha rotto veramente i coglioni, ho mancato il cesto dei palloni di meno di dieci centimetri. So però che non mi devo incazzare, perchè è il suo modo di incitarci, così replico l'esercizio e faccio un canestro alla perfezione.
«Ottimo lavoro signorine! A bere» grida il coach per poi fischiare dal suo fischietto che trapana sempre i timpani a chiunque.
Così raggiungo tutta la squadra verso le tribune dove teniamo le nostre borracce e bevo. Ultimamente sto anche cercando di smettere di fumare, visto che l'attività fisica e il fumo non vanno d'accordo, tengo solitamente le sigarette per quando sono frustato o stressato e ultimamente lo sono di meno.
Durante le pause guardiamo tutti le Cheerleader, di solito si mettono sempre in mostra e molte volte scappano delle occhiate, oggi non sono da meno. Molte sono fidanzate e perciò prendono l'occasione per attirare lo sguardo del fidanzato, mentre molte altre cercano di fare colpo su quelli single, che sono ben pochi.
«Hai visto che culo?» Mi chiede il mio migliore amico Oliver mentre sto posando la bottiglietta.
«Chi?» chiedo noncurante. Non sono in cerca di una relazione ora e neanche nell'immediato futuro, mi devo concentrare sulla scuola, sull'università ma soprattutto sul Football, se voglio trovare degli sponsor o addirittura una borsa di studio, anche se non mi servirebbe.
«Ariana» risponde Liam al posto di Oliver, ma è ovvio che entrambi stiano guardando la mora.
Mi volto verso le Cheerleader, ora stanno provando una coreografia con la musica, che molto probabilmente eseguiranno alla prima partita. Tutte, proprio tutte sono molto coordinate e a tempo; tutte tranne Ariana. Non so esattamente cosa stia facendo, penso stia cercando di imparare i passi, ma non è nemmeno sulla strada giusta, muove le braccia senza coordinazione e senza armonia. Non ho mai visto una Cheerleader che insomma, non sapeva fare la Cheerleader.
Poi ad un certo punto si ferma e si arrende, sedendosi a gambe incrociate a terra.
«Che fai seduta?» siamo abbastanza lontani da non sentire quello che dice Camila, ma sono comunque a buona distanza per leggerle il labiale.
«Che faccio? Guardo. Come dovrei fare quelle robe?» mette il broncio Ariana, alludendo alle ruote, capriole e ribaltate.
«Imparerai» la incoraggia Camila, anche se non sono molto convinta che non finirà almeno una volta in ospedale.
«Ce la farà» dice Oliver
«Oh, ce la farà eccome. Non penso voglia girare per i corridoi in reggiseno» ridacchio. Devo ammettere, quando ho lanciato la sfida non avevo niente contro Robert, o meglio quasi niente, volevo, voglio, solo capire di che pasta è fatta Ariana. E per ora devo dire che mi sto divertendo un mondo a scoprire com'è veramente.
Scoppia una risata generale quando Ariana fa una non poco carina caduta
«Quello cosa doveva essere?» commento. Mi sto godendo la scommessa. Me la sto godendo un sacco. Non so se fa più ridere lei che ci prova o le sue cadute.
Penso di avere commentato un po' troppo ad alta voce perchè Ariana si volta verso di noi, mi individua subito, senza indugiare neanche per un secondo sui petti nudi dei miei compagni e mi fissa dritta negli occhi.
Fa un sorriso facendo un piccolo inchino e poi alza entrambe le mani e le terze dita vittoriosa. Mandandomi a quel paese.
Getto indietro la testa e rido come non facevo da un po'.

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