Capitolo 20

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Aaron non c'è al tavolo. Che sia andato in bagno anche lui?
Chiedo ad una cameriera
«Oh, il signore pensava che voi ve ne foste andata, ha pagato pochi minuti fa ed è uscito» ringrazio la cameriera uscendo di corsa dal locale.
Jason porca di quella troia mi ha fatto sprecare troppo tempo.
Vedo la macchina di Aaron ancora nel posto in cui l'aveva posteggiata, dunque lo raggiungo.
Cazzo, cazzo, cazzo.
«Scusami» dico mentre Aaron abbassa il finestrino per parlarmi
«20 minuti in bagno?» chiede quasi stizzito
«Scusami, mi ha chiamata una persona e non mi sono resa conto del tempo» spero davvero che mi perdoni. Non l'ho fatto apposta, o meglio, Jason l'ha fatto apposta per farmi perdere tempo.
«Fammi indovinare, Jason?» chiede. Non rispondo, ma Aaron capisce, mi apre la portiera dall'interno e salgo silenziosamente.
Il tragitto di ritorno lo passiamo in totale silenzio, non c'è nemmeno la musica a spezzare la tensione.
Cazzo.
Ho rovinato tutto con una persona decente per Jason. Ma che cazzo fai Ariana?
Aaron si ferma davanti al portone di casa mia, ma non sblocca le portiere
«Voglio essere chiaro con te Ariana» inizia «Non mi aspetto che tra noi ci sia una relazione o una storia. Mi basterebbe essere tuo amico, ma non voglio essere preso in giro. Soprattuto non da te e Jason. Ho capito che avete un rapporto strano, ma in una relazione non voglio essere messo al secondo posto. Mi è piaciuta molto questa serata, ma non penso ci possa essere qualcosa in più tra noi, concordi?» si gira verso di me
«Non ho mia conosciuto qualcuno così diretto con i propri sentimenti, questo è un pregio che pochi hanno» commento «Anch'io penso che un'amicizia sarebbe la cosa giusta» faccio un piccolo sorriso
«Allora buonanotte» Aaron fa comunque un sorriso. Non mi sembra ferito, anzi forse è più tranquillo e sereno.

Mi sveglio a causa del citofono. Non pensavo di dormire così tanto dopo tutte le ore che ho dormito il giorno prima, ma comunque sono andata a dormire alle due dopo aver continuato la serie che ho iniziato su Netflix.
Sono le undici e Jason è qui. Come faccia a sapere il citofono non lo so, a passi pesanti mi alzo e vado ad aprire.
Mio padre è andato al lavoro un'ora fa, dunque siamo da soli. Jason ci impiega poco a salire le scale e poi mi osserva dall'alto in basso facendo un sorrisetto
«Ti ho svegliata?» chiede passando davanti a me, sfiorandomi con il corpo per poi appoggiare le chiavi del pick-up sul tavolino davanti al divano.
Non rispondo, gli prendo la mano e lo conduco nella mia stanza, gli faccio sbattere la schiena contro la porta chiusa facendo fondere le nostre labbra.
Lo spingo poi verso il letto e lo faccio sdraiare mettendomi a cavalcioni su di lui.
«Ti sei svegliata con il piede giusto stamattina?» chiede sulle mie labbra, annuisco mentre gli tolgo la felpa che era già aperta e noto con piacere che indossa una canottiera nera che gli fa risaltare i muscoli.
La mano di Jason si fa largo sotto i pantaloncini del mio pigiama e mi infila un dito dentro, facendomi gemere sulle sue labbra.
«Nana, dove sono le chiavi di quell'auto che ti ho detto ieri? Non riesco a trovarle in officina» la voce di mio padre si fa largo nella casa dopo il rumore della porta che si apre, balzo giù dal letto e indico a Jason il retro del letto, lui per fortuna velocemente si nasconde mentre mi sistemo e apro la porta della mia stanza.
«Sono sul ripiano della cucina» dico tenendo la porta semi socchiusa
«Ah, si» le trova. Poi mi lancia un'occhiata.
Ti prego non guardare sul tavolino della sala dove ci sono le chiavi del pick-up di Jason, ti prego, ti prego, ti prego «Ci vediamo poi stasera» mi fa un sorriso mio padre, io ricambio continuando a pregare, finché non arriva alla porta e se la chiude dietro di se.
Sospiro di sollievo, chiudo la porta di camera mia appoggiandomi su di essa. Jason è stato quasi scoperto da mio padre.
Sento il coglione di Jason ridere dietro il letto «Coglione» dico mentre lui si tira su da terra e si sdraia sul mio letto, un braccio dietro la testa, facendo risaltare i muscoli.
Cazzo.
Questa vista è una favola
«Allora, vieni qui o aspetti che tuo padre torni di nuovo?» fa un piccolo sorrisetto di sfida.
Riprendiamo da dove avevamo lasciato.
Jason inizia a lasciarmi una lunga serie di baci sul collo, mentre io continuo a sfregarmi sulla sua intimità contro i vestiti che ci dividono ancora.
Jason fa sparire il mio pigiama e inverte le posizioni. Si toglie a sua volta i vestiti non troppo velocemente, si da il suo tempo. Una volta vorrei davvero che Jason facesse uno spogliarello per me, ma non glielo dico, sarà per un'altra volta.
Togliendo i boxer, Jason rivela l'erezione dura, mentre si posiziona tra le mie gambe non aspetta oltre e entra in me unendo le nostre labbra.
Non so che cacchio sia capitato a Jason con suo fratello, ma ho capito che ha bisogno di sfogarsi. E si sfoga nel sesso.
Più che altro Jason si sfoga su di me, continua a lasciarmi una lunga serie di baci e mi afferma ripetutamente il sedere, cosa che non aveva mai fatto, ma che di certo non mi lamento.
Ora non è il momento per capire cosa gli sta succedendo, gli chiederò dopo.
Ora le spinte di Jason mi mandano il cervello a fanculo. È spietato, instancabile e soprattuto adesso mi da l'impressione che non voglia pensare a nulla, vuole dimenticare qualsiasi cosa lo faccia stare male o lo faccia pensare.
«Jason» sussurro come avvertimento, siamo vicini al limite, ma non penso che Jason si staccherà da me tanto facilmente.
Mi guarda negli occhi e mi mette un dito sulle labbra mentre diminuisce il ritmo delle spinte, entrando dentro di me più lentamente, torturando entrambi.
«Fammi pensare ad altro» mi sussurra all'orecchio. Vorrei davvero sapere cosa vuole esattamente che io gli faccia dimenticare. Ma è troppo sia per lui che per me. Avevamo detto niente amore e l'amore implica volersi bene e avere dei sentimenti. Essere amici è ancora ancora accettabile ma sul filo del rasoio. Essere la confidente di Jason supera la linea che avevamo tracciato e avevamo promesso di non oltrepassare mai.
La richiesta di Jason è rischiosa e al limite, mi chiede di fargli pensare ad altro, posso farlo.
Così avvicino le mie labbra alle sue e inverto gentilmente la posizione, trovandomi sopra di lui.
Inizio a muovermi al ritmo delle nostre lingue e cerco, provo a fargli pensare ad altro.

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