Capitolo 13

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Non sono pronta. Non sono per niente pronta. Sto vedendo la coreografia delle ragazze dell'altra squadra e mi sto sentendo male solo a vederle fare tutte quelle capriole che dovrò fare anch'io.
Mi appoggio al muro, alcuni metri dietro la panchina della nostra squadra, il coach sta dando indicazioni, ma siamo in vantaggio di diversi punti, il punteggio io è 27 a 13. Il muro della tribuna è freddo, quello che ci voleva. Ora rimpiango tutto il gelato mangiato, mi sa che lo vomiterò in testa alle mie compagne e mi dispiace molto.
«Sai, ho visto diverse volte la vostra coreografia durante gli allenamenti, ti ho guardata. Sei brava Ariana, fattelo dire da qualcuno che non capisce nulla di Cheerleading, ma ti ha visto ai primi allenamenti. Sei migliorata molto, non c'è nulla di cui preoccuparsi» la voce calda di Jason mi arriva all'orecchio. Mi volto verso di lui. Indossa diverse protezioni tipiche del football, sembra estremamente più grosso e più scontroso, i riccioli so non bagnati e attaccati alla fronte e al collo, la pelle è tuttavia asciutta ora, è leggermente rosea sugli zigomi. È bello da fare spavento con i suoi occhi azzurri come due zaffiri. Perché è venuto a consolarmi? Non ho proprio bisogno di lui ora. Sento ancora le sue mani ovunque e non mi sono scordata nemmeno per un momento cosa è successo stamattina e di quello che ho provato. Mi sono spaventata per quanto mi è piaciuto l'orgasmo che Jason mi ha procurato.
«Non ho bisogno di qualcuno che mi tiri su di morale, in questo momento avrei solo bisogno di vomitare» dico brusca scivolando lungo il muro, finché non sono seduta sull'erba con le mani sulla faccia. Jason con mia sorpresa non se ne va per come l'ho trattato, ma rimane; farà saltare la nostra copertura da persone che si odiano se sta qui.
«Sai, quasi credo a tutti gli insulti che mi dici davanti a tutti» dice di punto in bianco, tolgo le mani dalla faccia e mi giro a guardarlo «Dovresti saperlo che non credo agli insulti che ti dico» gli rispondo. Da diverso tempo non ci credo, da quando per la prima volta mi ha mostrato una parte di se, che non avevo mai visto.
«Sei molto convincente» fa un piccolo sorriso «Anche tu» faccio un lieve sorriso
«Credimi, però quando ti dico che sei brava. Sei migliorata, hai provato la coreografia mille volte e se anche sbagli qualcosa a nessuno importa. Vai lì e diventa una Cheerleader a tutti gli effetti» il sorriso questa volta è più ampio.
«Perché hai lanciato la scommessa tra me e Robert?» chiedo ad un tratto spinta dalla curiosità osservandolo, Jason si fa serio, ma non toglie gli occhi dai miei «Volevo capire di che pasta sei fatta. So poco di quello che è successo tra te e Robert, volevo solo capire se eri differente dalle altre» spiega brevemente. Mi ha detto tutto e niente. Voleva sapere di che pasta sono fatta? Beh, tra poco lo scoprirà «Quindi non era per vedermi in minigonna?» scherzo «Ovviamente» ridacchia alzandosi. Le altre Cheerleader hanno concluso, Jason mi porge una mano «Ricordati solo, per il futuro che se ti chiamo dolcezza in pubblico vuol dire che ti voglio spogliare e non penso veramente quello che dico» mi sussurra all'orecchio quando mi sono alzata «Ricordati invece che quando io ti chiamo Evans o coglione in pubblico, vuol dire che ho tanta voglia di scoparti, appena siamo si nuovo da soli» gli faccio un occhiolino
«Che cosa c'è di così tanta segretezza che vi dovete parlare all'orecchio?» indaga Oliver, che è apparso davanti a noi, anche lui parecchio sudato che emana un forte odore di testosterone «Stavo solo ricordando al coglione di Evans che non deve russare come un maiale stanotte, perché ho bisogno di risposo» dico semplicemente superando i due migliore amici, senza guardarmi indietro, se lo facessi forse non riuscirei a fare la coreografia.

Jason pov's
Ha detto nella stessa frase Evans e coglione, forse per rimarcare la cosa, e infatti grazie ad Ariana ho un erezione scomoda da gestire, soprattutto dopo che ha sculettato via verso il campo senza voltarsi indietro.
Devo dire che non mi aspettavo per niente che riuscisse nella sfida al primo tentativo, ma come ha detto lei, nessuno è lei.
E grazie al cielo che nessuna è come lei, faccio fatica a gestire un'Ariana, non riesco ad immaginare doverne gestirne più di una.
Ariana è diversa, l'ho capito il primo giorno quando ha accettato la scommessa, poi ho avuto modo di chiarirlo in diverse altre situazioni.
La musica della coreografia inizia e le Cheerleader della nostra squadra iniziano la loro danza ipnotica. I miei occhi sono sono su Ariana. Passo dopo passo non sbaglia, anzi passo dopo passo diventa più sicura e alla fine, quando la coreografia termina con la piramide, lei è sorridente in cima. I suoi occhi verdi incontrano i miei e non posso fare altro che sorridere. Lo sapevo che ce l'avrebbe fatta, Ariana vince sempre e le piace vincere.
Il fischio dell'arbitro segna l'inizio del terzo tempo, così mi dirigo verso il campo indossando di nuovo il casco.

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