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La mia vita sembrava un incubo, avevo troppa voglia di andarmene da casa di mia zia, era già la seconda volta che mi faceva questo. Prima mia madre a casa mia ed ora una cena con i miei genitori. Non li avevo nemmeno salutati, così come non lo avevano fatto loro ma continuavano a fare stupide battutine, sperando in una mia risposta così da far scattare la scintilla. Ma non gli avrei dato questa soddisfazione...

La cena era finita e mia zia, nonostante io non volessi, ci stava portando a casa. O meglio, doveva portare a casa me e i miei genitori nell'hotel in cui alloggiavano, questo era il piano che non era stato rispettato.
Arrivati davanti a casa erano scesi anche i miei dicendo -vogliamo solamente vedere casa, poi ce ne andiamo- avevano chiesto a mia zia di aspettarli fuori. Ovviamente avendo fatto tutto di fretta oggi, la casa era nuovamente in disordine e sapevo già quali sarebbero stati i commenti di mia madre...
-guarda amore che bel posto di merda in cui vive- mia madre si era rivolta a mio padre ridendo. Forse dovevo chiedere a mia zia di entrare, così sarebbero stati più tranquilli.
-guarda che disordine ma d'altronde cosa puoi aspettarti da una come lei? Un vero fallimento- aveva detto mio padre
-é in disordine perché ho lavorato tutto il giorno e non ho fatto tempo a sistemare- avevo detto con lo sguardo basso ma é durato poco visto che nel giro di pochi secondi i miei capelli sono stati tirati verso il basso obbigandomi ad alzare da testa
-non mi rispondere piú con quel tono- aveva detto mio padre lasciandomi poi i capelli spingendomi quasi facendomi cadere
-lavorare? Io lavoro! Tu cosa fai? Mi sono spezzato la schiena per te, per farti studiare, per farti avere una vita agiata e tu? Tu cosa fai? Te ne vai? Per una misera vita da commessa che non combinerà mai niente nella vita.
Sai una cosa? Mi fai veramente schifo- e dopo quest'ultima frase mi aveva tirato uno schiaffo. Perché? Cosa avevo fatto di male per meritare tutto questo?
-se vi faccio così tanto schifo, perché mi continuate a cercare? Perché non mi dimenticate e basta?-
-perché ci hai fatti vergognare- mi aveva dato un altro schiaffo, più forte di quello di prima, faceva male, molto male. -sentire gli altri che parlavano della nostra famiglia... Sei un fallimento totale. Ci fai schifo- e qui mio padre aveva rivelato la sua vera natura, il suo essere violento. Quante volte mi aveva picchiata, quante volte ho dovuto coprire i lividi con strati di correttore, quante volte passavo chiusa in camera con la paura pensando che prima o poi un pugno o uno schiaffo sarebbero stati letali per me, anche se forse sarebbe stato meglio, almeno avrebbero messo fine alle mie sofferenze.

Un pugno nello stomaco mi aveva fatta finire per terra, piegata in due, ora la figura di mio padre era imponente davanti a me mentre mia madre dietro di lui, qualche passo più indietro, senza dire una parola solo con un sorriso stampato in faccia. Mi facevano paura, molta paura.
-per noi sei morta. Forse era meglio se tu non fossi nata! La nostra vita sarebbe stata migliore- questa era cattiveria allo stato puro. Le lacrime scendevano silenziose lungo il mio visto, il respiro mi mancava, avevo chiuso gli occhi prima che ripetuti calci si erano scagliati contro di me.
Pochi secondi dopo avevo sentito la porta chiudersi. Ero nuovamente sola, in un silenzio assordante, il respiro ancora più corto di prima, mentre ancora a terra mi stringevo di più in me stessa, cercando di provare meno dolore.
Con le poche forze che mi erano rimaste avevo preso la borsa a terra vicino a me e tirato fuori il telefono

A: ho bisogno di aiuto, ti prego.
     Sono a casa, la porta é aperta

Non sapevo nemmeno se sarebbe arrivato, avevo appoggiato il telefono a terra e stavo cercando di rimanere sveglia ma tra la debolezza e gli occhi pesanti dal pianto, piano piano si erano chiusi.

-Ale! Cazzo! Ale!- sentivo una voce ma era lontana, i miei occhi erano come incollati e facevano fatica ad aprirsi, mi sentivo ancora debole e indolenzita
-Ale sono qui, mi senti?- ero stata sollevata un po', la mia testa non toccava piú il pavimento e una mano mi stava spostando i capelli dal viso.
Finalmente ero riuscita ad aprire gli occhi e ne avevo ritrovati due azzurri come il ghiaccio puntanti dentro i miei.

Stavo piangendo di nuovo ma questa volta di gioia nel vedere Niall, era venuto per me, per aiutarmi.
Non sapevo a chi scrivere e cosí avevo scritto a lui essendo l'ultima persona con cui avevo messaggiato.
-ma che é successo? Come stai?- la mia testa era poggiata sulle sue gambe e mente con una mano mi spostava i capelli e mi accarezzava il viso, l'altro braccio mi teneva stretta a se
-m-mio padre- avevo detto con un filo di voce -mi ha picchiata-
-come ti ha picchiata? Dov'é adesso?-
-i miei sono tornati, erano da mia zia. Ci ha riaccompagnati a me a casa e loro in hotel ma hanno voluto scendere per vedere la casa, invece non hanno fatto altro che insultarmi e appena ho risposto lui mi ha picchiata-
-Ale questo non va bene, dove alloggiano, lo sai?-
-no, non lo so e nemmeno voglio saperlo-
-riesci ad alzarti? Cosí ti metti sul letto, starai sicuramente comoda- mi ero messa seduta anche se non mi dispiaceva rimanere tra le braccia di Niall ancora per un po' e lui si era subito alzato mettendosi davanti a me tendendomi le mani per aiutarmi ad alzarmi da terra.
Lo stomaco ancora mi faceva male, infatti appena alzata in piedi mi ero subito piegata su me stessa.
Niall mi aveva accompagnata in camera, aiutandomi a sedermi sul letto.
-hai bisogno di cambiarti? Ti passo i vestiti ed esco?- avevo semplicemente annuito e sorriso, ricevendo in cambio anche un suo sorriso. Gli avevo chiesto di passarmi il pigiama che era sulla sedia e lui dopo averlo fatto era uscito dalla camera socchiudendo la porta ed aspettando che mi fossi cambiata.
Infilato il pigiama avevo raccolto i capelli in uno chignon disordinato, fatto con molta fatica, in quanto nel tirarmi mi faceva male praticamente tutto il corpo.

-grazie per essere venuto qui- avevo detto a Niall quando era rientrato in camera. Mi aveva chiesto il permesso di potersi sedere sul letto, che ovviamente gli avevo concesso anche se non era poi passato molto tempo da quando si era tolto le scarpe e sdraiato completamente difianco a me.
-figurati, appena mi hai scritto il messaggio sono volato fuori casa. Quando ti ho vista per terra sul pavimento ho temuto il peggio. Vieni qui- aveva aperto le sue braccia in modo che potessi entrarci e stringermi a se
-perché i tuoi ti odiano così tanto?- vorrei saperlo anche io Niall ma purtroppo non ho la risposta esatta da darti.
Avevo iniziato a raccontare meglio la mia storia, che in parte conosceva già, ma dopo questa sera forse voleva capire meglio alcune cose che non avevo detto.

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Hello!!

Nuovo capitolo, alla prossima :)

Just Us | Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora