50|| TRA ME E LORENZO, TRA NOI LORENZO

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<< Dove sei stata? >> mi chiese Lorenzo raggiungendomi non appena notò che fossi tornata << Fuori, avevo bisogno di prendere aria >> risposi senza nemmeno guardarlo, cercando nella stanza dei ricci che ben conoscevo ma che non trovai nella confusione della festa << Stai bene, Bea? È da questo pomeriggio che sei strana >> avvertii la sua mano sfiorare la mia pelle e inavvertitamente sussultai a quel contatto, lui lo notò e ritrasse immediatamente la mano << Bea, che succede? >> come potevo spiegarglielo? Come potevo raccontargli di lei, di mamma, svelargli il motivo per cui io, papà, Andrea e Filippo avevamo lasciato la città, parlargli dei miei attacchi di panico, del modo in cui vedessi me stessa? Come potevo confessargli che lo avevo baciato, che l'unica persona che mi avesse fatto sentire viva non era lui? << Vado in camera, ho bisogno di riposare >> lo avvertii poco prima di dargli le spalle e avviarmi verso la stanza che condividevo con Manuel e Matteo qui a Coverciano, forse con la speranza di poter rincontrare quegli occhi.
Nonostante la mia poca chiarezza, la mia freddezza e la mia instabilità Lorenzo mi venne dietro << Bea, per favore non allontanarmi, so che qualcosa non va, ho parlato con tuo padre mentre eri via e siamo entrambi preoccupati per te >> mi fermai d'improvviso, i miei muscoli sembrarono arrestarsi, il mio corpo non rispondere più ai miei comandi << Bea, so che non è facile parlarne ma potrebbe aiutarti >> non so per quale motivo ma percepii una rabbia incontrollata avvolgere e stringere le mie ossa << Tu non sai nulla di tutto questo, Lorenzo >> sussurrai a denti stretti provando a non perdere la calma e riprendendo a camminare << Non ne so nulla perché tu non me ne hai parlato >> controbatté afferrandomi il polso e facendomi voltare nella sua direzione << Non ho niente da dirti >> mi liberai dalla sua stretta e raggiunsi la porta della camera << Beatrice, non possiamo >> si bloccò non appena notò che non eravamo soli << Posso andare se preferite >> disse Manuel rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato, alzandosi dal letto e superandomi << No, io e Lorenzo non abbiamo più nulla da dirci >> mi affrettai a rispondere fermandolo per un braccio << Ti chiamo più tardi >> mi informò amareggiato Lorenzo prima di lasciare me e Manuel da soli.
Sulla stanza calò un silenzio assordante, avvertii una fitta alla testa, con una mano mi aggrappai al muro alla mia destra in modo da non perdere l'equilibrio << Vuoi sederti? >> mi domandò osservandomi preoccupato, annuii impercettibilmente cercando di recuperare stabilità << Aspetta, ti aiuto >> mi prese per la vita e delicatamente mi poggiò sul letto << Non avresti dovuto bere >> aggiunse con tono di disapprovazione prendendo posto accanto a me << Lo so >> sospirai sdraiandomi e rilasciando uno sbuffo << Non avresti dovuto baciarmi >> ribattei socchiudendo gli occhi << Lo so >> rispose imitando la mia risposta << Manuel >> lo richiamai dopo lunghi attimi di esitazione << Si? >> disse voltandosi e facendo scontrare i nostri sguardi << Ho avuto un attacco di panico prima che tu mi raggiungessi fuori >> pronunciai con so quale forza o quale intenzione << Mi dispiace, non dovevo, non voglio annoiarti con i miei problemi >> affermai un secondo dopo pentendomi del mio gesto << Perché vuoi parlarmene? >> mi ritrovai a pormi la stessa domanda nella confusione dei miei pensieri: perché desideravo che lui lo sapesse? << È difficile tenere tutto dentro a volte >> mi limitai a rispondere << Perché non lui? >> rese più chiaro sdraiandosi anche lui << Perché lui non potrà mai capirmi >> mi voltai sul lato osservando il suo profilo << Non potrai saperlo se non provi a parlargli >> dichiarò con gli occhi fissi sul soffitto << Io non volevo che lui lo sapesse >> replicai con un filo di voce, Manuel annuì leggermente spostando la sua attenzione altrove << Le vedi? >> mi chiese indicando in alto con un dito e guardandomi con la coda dell'occhio << Si >> risposi semplicemente con un sorriso stampato sul volto al solo ricordo di quel nostro stupido gioco, mi rimisi dritta e rivolsi lo sguardo,proprio come lui, verso il soffitto.
<< Andrà tutto bene, Bea >> mi rassicurò stringendomi delicatamente la mano, continuando però a guardare altrove. Adesso ci credevo davvero, credevo che tutto sarebbe andato bene, ci credevo perché era stata la sua voce a dirmelo, ci credevo perché la sua stretta aveva già rimesso ogni cosa al suo posto.

M.L. Finalmente tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora