30||TAPPETO DI FRAGOLE

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Il giorno dopo uscii come avevo promesso a Matteo. Andai in un bar vicino a casa mia, in modo da non dover prendere la macchina e rischiare di farmi sopraffare dai ricordi che pervadevano quell'ambiente. Entrai nel bar e mi misi in un angolino isolato in modo da non essere riconosciuta o disturbata e godermi un po' di quiete che mi mancava. Presi il telefono con la decisione di chiamare mio padre ma quel blocco tornava e non riuscii a farlo rimanendo con il telefono tra le mani incapace di muoverle. << Il telefono non lo chiamerà al posto tuo >> sentii alle mie spalle e quasi sussultai prese alla sprovvista, mi girai ed un ragazzo si trovava proprio lì davanti a me.<< Scusa, non volevo spaventarti >> mi disse con un tono particolarmente gentile, i nostri occhi si incontrarono e io ebbi una strana sensazione. << Volevo solo ridarti questo, quando sei entrata ti è caduto e non te ne sei nemmeno accorta >> lo afferrai non facendo molta attenzione a cosa davvero fosse << Grazie >> dissi sussultando non sapendo realmente che dire ma avendo la sensazione di dover prolungare quella conversazione. << Non sembra essere molto importante >> soltanto allora prestai attenzione all'oggetto che mi aveva gentilmente riportato. Era il bracciale che portavo fin da quando ero piccola, me lo aveva regalato mio padre quando avevo 6 anni e non lo avevo più tolto perché anche soltanto sfiorandolo, soprattutto durante quei giorni in cui lui non c'era, riuscivo a sentire mio padre sempre lì con me. Durante un esame sfregavo sempre la mia mano su di esso regalandomi maggiore sicurezza. << Ne ha e anche molta >> dissi rilegandolo al mio polso come se lui potesse davvero capire quale fosse davvero il significato di quell'espressione. << Posso? >> mi disse indicando la sedia accanto alla mia << Certo >> annuii prestando l'attenzione nuovamente su di lui. << Perché? Se posso chiedere >> cercò di espiare i miei pensieri, lo guardai per qualche altro secondo, poi inconsapevolmente portai la mia mano sul bracciale seguita dal mio sguardo << Mio padre, mi ricorda mio padre >> risposi quasi naturalmente come se mi aspettasi già la sua domanda << Era un calciatore tuo padre? >> continuò con le sue domande che stranamente non mi davano alcun fastidio << Come lo hai indovinato? >> domandai ridacchiando << Beh, ha un pallone da calcio come ciondolo >> disse sfiorandolo cercando di non avere un contatto con me per non mettermi a disagio << Roberto Mancini, mio padre è Roberto Mancini, sei la prima persona che non mi riconosce >> quasi lo presi in giro << Oh, io non pensavo tu fossi insomma non credevo che tu >> iniziò a balbettare << Non preoccuparti, mi fa piacere che ci sia ancora qualcuno che non mi conosca >> poggiai il mio viso sulle mie mani sporgendomi verso di lui << E tu? >> domandai vagamente << Io cosa? >> rigirò la domanda << Adesso tu sai chi sono ma io non so chi tu sia >> spiegai << Lo vuoi davvero sapere? >> mi mostrò un sorrisetto sfacciato << A che ci siamo >> non gli diedi la soddisfazione che cercava << Lorenzo >> mi disse porgendomi la mano che io strinsi << Tutto qui? >> affermai delusa << Vedo che è molto curiosa signorina >> ritirò le mani e se le passò tra i capelli, per un attimo pensai a Manuel, cercai di cancellare subito quel mio pensiero sentendomi quasi in colpa, rivedendolo in qualsiasi luogo, in qualsiasi persona, in qualsiasi piccolo gesto << Tutto bene? >> mi chiese notando il mio cambio d'umore << Pensieri >> sospirai rendendomi conto di non riuscire a mentire << Capisco >> mi disse cercando i miei occhi e rivolgendomi un dolce mezzo sorriso che ricambiai. Ad interrompere quel momento arrivò il cameriere << Cosa desiderate? >> ci chiese gentilmente, noi ci guardammo nuovamente << Un caffè, grazie >> dicemmo all'unisono, pensavo fosse un'abitudine che avessi solo io << Torno subito con i vostri caffè >> si congedò il cameriere. Mi rigirai verso di lui ed entrambi scoppiamo a ridere colpiti dalle innumerevoli cose che ci legavano.

Il telefono squillò, era Matteo << Scusa devo rispondere >> dissi posando la tazzina di caffè << Non c'è problema >> portai il telefono all'orecchio e mi allontanai dal tavolo.

Allora, come sta andando?
Pronto, ciao Bea, come stai? Ti ho per caso disturbato? Grazie Matteo per avermelo chiesto
Ok ok ma adesso rispondimi
Sono uscita come mi avevi detto tu
E?
Ho incontrato un ragazzo
E?
Si chiama Lorenzo
E?
Ti bastino queste informazioni
A me si ma a te no, è lì con te?
Si cioè no
Sei abbastanza confusa
Lo so
Solo una volta ti avevo visto così

M.L. Finalmente tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora